giovedì 27 marzo 2014

La rivoluzione dei papà di Emanuela Trinci


Babbi che ce la mettono proprio tutta per chiudere definitivamente con lo stereotipo che li ha visti come uomini impacciati e goffi (che non fanno vibrare nelle loro corde dell’anima la cura dei figli) relegandoli al ruolo - finché il bambino sia piccolo - di far stare bene la mamma! La metamorfosi che oggi appare è incontrovertibile e trasversale. Altro che padri padroni di antica memoria che consideravano degradante o futile l’accudimento dei propri bebè: David Cameron ha chiesto il congedo di paternità, alcune celebrità come Phil Collins o Brad Pitt hanno scalato le marce del lavoro per crescere i figli, così, al pari di tanti giovani, magari meno belli ricchi e famosi, che si ritrovano serenamente alle prese con tappetini multisensoriali, termometri a distanza, vestitini bio, strilli alla macaco, cacche modello Pollock eccetera ...

Sono quelli che Gianni Biondillo e Severino Colombo (Manuale di sopravvivenza del padre contemporaneo, ed. Guanda, pagine 252, euro 15), in pagine a dir poco esilaranti, hanno definito i Pa3, «padri autonomi di terza generazione», ovvero padri al cubo. E diciamo pure che fra i babbi o papà odierni, scartati gli spartani, i trendy o i marpioni, i Pa3 sono quelli che esprimono fieri la convinzione che la loro vita ruoti attorno a quella del proprio rampollo. Loro provano gusto, davvero, a cantare le ninne nanne la sera, e pur litigando spesso con la lavatrice o con le geometrie imperfette del rifare un letto, e pur faticando, arrancando, fra mestieri di casa, supermercati e pediatri, sono orgogliosi del loro nuovo ruolo, duro, ma essenziale.

Dopo essersi lasciati alle spalle il modello «tradizionale» di padre, ma anche quello in trasformazione, i Pa3 vivono la fase creativa della post-trasformazione: pronti a mettere in discussione comportamenti scelte e aspettative consolidate sull'argomento paternità all'interno della funzione dell’«essere genitori». Ma sia chiaro che il loro intento non è certo quello di sostituirsi alle mamme né tanto meno essere definiti «mammi». Essere scambiati con i mammi finisce, infatti, per non garantire un’identità autonoma. Significa, piuttosto, mutuarla dalle madri, diventandone solamente una versione maschile. In qualche maniera - è l’opinione espressa anche da Chiara Saraceno - le tante declinazioni, buffe curiose dissacranti, esplose con manualetti, film eccetera, attorno alla figura del mammo hanno trasmesso un messaggio poco chiaro sui ruoli di genere, minando la credibilità dell’uomo accudente, come se questi non fosse uomo, quindi non un padre «davvero», ma solo un uomo poco uomo, e alla fine persino poco virile!

E dunque, mentre i nuovi padri si scambiano opinioni, approfondiscono le questioni nei loro daddy blogger o cinguettano su Twitter, così da creare un gruppo di scambio e di reciproco sostegno, i dati ISTAT registrano il cambiamento in atto: l’85,4% degli uomini italiani è convinto che educazione e cura dei figli siano equamente distribuiti, e l’87% delle donne è convinto che i padri siano più collaborativi e partecipi dei padri di ieri.

Ma non solo. I babbi, ormai è cosa certa, sono coinvolti nella crescita del bambino anche a livello biologico. Alcune indagini di brain imaging, permettendo di osservare i cambiamenti a livello cerebrale, hanno mostrato come, in risposta allo stimolo del pianto del proprio bambino, anche il cervello del babbo riorganizza, riplasma - proprio come il cervello di una donna - le proprie aree cognitive, per il nuovo ruolo «curativo» che è chiamato a svolgere. Senza considerare come cullare il proprio cucciolo provochi nei padri una discesa del testosterone e una produzione maggiore di ossitocina e prolattina: ormoni questi che agiscono sul centro emotivo del cervello (amigdala). Un cambiamento ormonale significativo, certo meno intenso, ma simile a quello che accade nella madre.

E se «questa è la paternità, bellezza», bisogna convenire che fra ironie e picaresche avventure, quella dei padri è una rivoluzione silenziosa che sta cambiando il volto nonché i ruoli sociali delle famiglie occidentali, del rapporto fra genitori e figli e tra uomini - molti di loro padri separati, quando non gay - e donne.

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