All'inizio
nel 1986 erano solo 10 oggi hanno invaso in 40mila le strade di Salta
per parlare dei loro problemi, per dare voce ai loro bisogni e per
celebrare la femminilità libera e spontanea. In un paese dove ogni
35 ore si compie un femminicidio, come quello di Eva Murillo, il cui
nome le donne gridavano negli slogan, e dove si muore ancora per gli
aborti clandestini, riuscire a incontrarsi è come una rivoluzione.
Benvenuti nella città delle donne
Argentina:
il raduno femminista più grande al mondo Le ragazze californiane che
viaggiano per l'America Latina con lo zaino in spalla, i signori
delle piantagioni di tabacco che prendono un caffè in piazza con la
camicia della domenica, le donne indigene che vendono i pani di mais
stufato, i mocciosi all'inseguimento del pallone e con loro anche
tutti gli altri personaggi che solitamente circolano per la città
argentina di Salta, si sono sorpresi durante l'ultimo fine settimana
davanti a un fenomeno unico: le strade erano state invase da migliaia
di donne, venute da tutto il paese, dal continente e finanche dal
mondo per incontrarsi e parlare dei loro problemi, per dare voce ai
loro bisogni e per celebrare la femminilità libera e spontanea del
loro essere.
Se
ne attendevano 25 mila, ma sono state più di 40 mila. Alcune hanno
viaggiato in pullman per ore, provando i cori della manifestazione,
altre hanno valicato in aereo quelle Ande maestose che coronano il
luogo in cui si erano date appuntamento, intrattenendosi con una
commedia romantica e una coppa di rosè. Le une giovani e
intransigenti contro la vecchia abitudine delle battute maschiliste e
allusive. Altre più avanti negli anni, rapide nello spararne in
serie, perché dicono che con l'età si scherzi più volentieri sul
sesso. Già, il sesso, il "sesso debole", il "gentil
sesso", si continua a sentir dire, facendo andare su tutte le
furie le fanatiche che per settimane hanno coltivato il rifiuto della
depilazione e ora lo sfoggiano orgogliose marciando su un viale a
seno nudo, sputando in faccia ai fondamentalisti che proteggono le
belle chiese cittadine con una catena di preghiera, e litigando
continuamente con le compagne che si danno una crema costosa al
gruppo di dibattito sul divorzio, o quelle che vanno col rosario al
collo a dormire sul pavimento di una delle scuole che il comune ha
aperto per alloggiarle tutte.
Non
c'è aggettivo per descrivere il tipo di donne che si sono incontrate
a Salta, o almeno, non ce n'è uno che ne comprenda l'insieme. È
proprio perché sono uniche e diverse che si sono incontrate ogni
anno per 29 volte, dal 1986 a oggi. All'inizio erano solo 10, poi
sono cresciute, andando di pari passo con la storia argentina e del
resto del pianeta. Un pianeta in cui tuttavia la maggior parte degli
stati a sud dell'Equatore proibisce ancora l'aborto, assistendo alla
morte di 40 donne al minuto, che hanno cercato un'interruzione di
gravidanza clandestina; ma anche un'Argentina dove la violenza sulle
donne segna ogni mese un nuovo record, portando la stessa città di
Salta a dichiarare l'emergenza sanitaria e gli statistici locali a
riferire di un femicidio ogni 35 ore in tutto il paese, che spesso
resta impunito.
Ecco,
se c'è una parola che può comprendere la varietà delle
partecipanti all'Incontro delle Donne 2014, non è un aggettivo, ma
un nome: quello di Eva Murillo. Fino alla settimana scorsa Carmen
Evelia Murillo era solo una maestrina di campagna, mentre oggi è già
un idolo delle masse. Certo, ci ha dovuto mettere la vita, ma, come
dice sua sorella Mirta, che le ha scritto una poesia, "forse non
è stato un sacrificio vano". La sua è la storia di una ragazza
madre che, non appena la figlia è diventata maggiorenne, ha
accettato il trasferimento in una scuola remota, in un posto che fa
arrossire chi ne pronuncia il nome, perché in spagnolo suona tipo
"lo stupidaio": El Bobadal. A El Bobadal Eva avrebbe
guadagnato il doppio che a Salta e avrebbe potuto pagare l'iscrizione
ad architettura di Sofia, anche se al costo di tornare a casa solo
ogni tre mesi.
Così
ha accettato di andarci. Di cucinare col forno a legna ogni giorno
per 10 scolari di etnia wichi. Di insegnare loro tutte le materie del
programma e di spostare i banchi la sera, per fare spazio ai
materassi in cui quei 10 piccoli indiani avrebbero passato la notte,
perché le loro famiglie vivono a 20, 30 km di savana da lì, e
passano a prenderli solo nel week-end. Una routine da seconda madre
che Eva considerava temporanea, ma che è stata interrotta prima del
previsto da José Cortez, detto Macu, e dalla sua sbornia. L'arrivo
del Macu ubriaco è stato annunciato venerdì 3 ottobre da una
ragazza di diciott'anni, che ha aperto la porta della scuola di Eva
verso le dieci di sera, piangendo perché un uomo voleva violentarla.
Quando
Macu ha bussato, Eva ha detto alla ragazza: "Stai dentro",
e poi è uscita a dire: "Vai via!" allo stupratore, ma
l'altro aveva un fucile e ha sparato senza ribattere. Puntando dritto
al petto, perché per ammazzare gli eroi bisogna fermargli il cuore.
"Da quando c'è stato il funerale, viene tutti i giorni un sacco
di gente", dice la portinaia del cimitero, di quella donna di 44
anni che ha sfidato la morte per salvare una ragazzina. "La
testa è da quella parte", precisa invece il becchino, indicando
il lato sud della cucitura di terra smossa che ha lavorato sul prato
fresco del camposanto. Sulla tomba di Eva c'è solo un mazzo di
fiori, in una bottiglia di plastica tagliata. Il suo nome, quel nome
che nella Bibbia fu della prima donna sulla terra, non c'è, perché
l'hanno preso le altre e l'hanno messo su tutte le bandiere, su tutti
i cartelli e l'hanno scritto sui muri di Salta, la città delle
donne.
Accanto
alla sorella di Eva c'è spesso quella di Paola Acosta, Marina. Maru
è convinta di aver assistito a un miracolo, da quando suo cognato ha
ucciso la sorella e l'ha gettata in un tombino insieme alla loro
figlia di due anni. Ci sono volute 80 ore prima che la polizia le
trovasse: la madre ha ceduto piano piano l'ultimo calore che le
restava al mondo e ha salvato la bimba. "La faremo pagare a quel
figlio di troia", ruggisce Marina contro l'assassino, coniando
una frase che diventa subito uno slogan. Uno slogan come quello che
ha chiuso l'incontro: "Nonostante tutto, ce l'abbiamo fatta: ci
siamo incontrate anche quest'anno". Significa nonostante i
conservatori che hanno fatto di tutto per evitare l'incontro,
nonostante i divieti di certi mariti e la diffidenza di certe
signore. Nonostante tutto, ce l'hanno fatta e ognuna di loro adesso,
tornando a casa, scopre di essere cambiata.
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