Il
22 ottobre è stato il primo giorno di #VagaDeTotes. Dopo numerose
assemblee nelle piazze e la stesura di un manifesto politico, le
manifestanti, femministe e donne di diverse provenienze e differenti
per età, si sono mobilitate fin dalla mattina presto realizzando
blocchi del traffico in diversi punti della città. La giornata di
mobilitazione, ricca di perfomance e azioni mirate, si e’ conclusa
con una manifestazione unitaria in Pl. Catalunya alle 19.
Il
loro prossimo obiettivo è uno sciopero generale indetto dalle donne
e che rappresenti le donne.
Non
si tratta di uno sciopero come gli altri. Date le diverse misure
politiche e l’attacco legale, sociale ed economico sempre più
gravi contro i diritti, la dignità e la libertà, si vogliono
riappropriare dello sciopero come strumento di lotta, recuperando la
tradizione che ha visto le donne avere ruoli chiave in scioperi e
sommosse storiche. “Cosa vuol dire per noi riappropriarsi dello
sciopero come strumento di lotta? Significa, in primo luogo, che la
modalità di scioperi generali degli ultimi anni non è utile, in
quanto si limita ai dipendenti impegnati nel mercato del lavoro
salariato riconosciuto, escludendo molte persone e molti posti di
lavoro. L’iniziativa si propone di colpire il mondo produttivo, sì,
ma soprattutto di superare i modelli androcentrici classici per
essere utile a tutte le persone e a tutto il mondo del lavoro:
produttivo, riproduttivo, domestico, sessuale, formale o sommerso.
Uno sciopero dei consumatori, uno sciopero della cura, uno sciopero
di disobbedienza civile, in breve, uno sciopero di tutte”, si legge
nel loro blog.
Lo
sciopero di tutte, una mobilitazione dal nome “Noi donne muoviamo
il mondo, fermiamolo!”. Culmina a Barcelona in una manifestazione
di massa per denunciare che le donne sono quelle che maggiormente
soffrono gli effetti della crisi. La giornata di protesta è stata
piena di azioni tra le quali è in evidenza l’occupazione del
Circolo Economia da parte di decine di femministe per denunciare i
suoi legami con l’Associazione di Imprenditori presieduto da Monica
Oriol Pau Rodriguez.
Se
le donne si muovono il mondo, lo possono anche fermare.
Sulla
base di questa logica centinaia di donne giovedì hanno sostenuto “lo
sciopero di tutte”, una giornata piena di azioni per rivendicare i
diritti delle donne e dei diversi fronti di lotta femminista che
hanno avuto il loro culmine in una manifestazione di massa per le
strade del centro di Barcellona. “Siamo stanche delle politiche
sociali, economiche e legali che minano in modo sempre più grave i
nostri diritti e la nostra dignità“, proclama il loro manifesto,
redatto dopo un processo di quasi un anno di incontri di gruppi
femministi una mobilitazione che è stato molto più di un semplice
sciopero generale che, loro dicono, è troppo legato al concetto di
lavoratore di sesso maschile, con problemi spesso diversi dai
problemi delle donne. “Siamo quelle che soffrono di più gli
effetti della crisi: tagli in ambito sanitario ed educativo sono
quelli che maggiormente di pregiudicano, perché siamo noi donne che
tendiamo a prenderci cura dei nostri cari,piccoli o grandi che
siano”, si lamenta Laura Lozano attivista femminista, mentre la
manifestazione avanzava da Plaza Catalunya fino alla Gran Via.
“Facendo lavori molto diversi tra loro molto mal pagati”, ha
spiegato Laura, “non si riesce a partecipare a scioperi generali,
ritenendoche un giorno come oggi sia imprescindibile per dare
visibilità a tutti i problemi delle donne. “C’è vita oltre la
riforma dell’aborto” sentenziava, quando la protesta raggiungeva
già Calle Diputaciòn. Ed è al di là della riforma guidata dal
ministro dimissionario Alberto Ruiz Gallardón, ora temporaneamente
“parcheggiata” dal governo stesso, che la rivendicazione dei
collettivi femministi vuole mettere l’accento su molte altre
politiche che incidono negativamente sulle donne. “Vogliamo uno
sciopero politico, creativo, che vada al di là dello sciopero
produttivo,” spiega il manifesto che nasce dalle denunce contro la
violenza di genere (35 donne uccise da questo flagello, o la
riduzione del patrimonio netto di bilancio 2014, fino al rifiuto
della legge sull’immigrazione – “che ci condanna al lvoro
sommerso ed al razzismo ” )recita il manifesto e alla riforma del
lavoro. Quest’ultima aumenta,di questo si lamentano, le
disuguaglianze che già colpiscono le donne. Tuttavia, la giornata è
stata un continuo di azioni principalmente concentrate a Barcellona,
con blocchi stradali dalle prime ore del mattino, alcune interruzioni
ddi lezioni universitarie e di apertura più spazi di discussione.
L’azione più eclatante è stata forse l’occupazione da parte di
decine di femministe del Circolo dell’ Economia per denunciare il
suo legame con il Circolo degli Impresari, organizzazione guidata da
Monica Oriol, autrice delle dichiarazioni controverse secondo le
quali che l’assunzione di donne tra i 25 e 45 potrebbe essere un
problema perché queste donne potrebbero rimanere incinte. Anche se
la giornata ha visto il proprio punto focale con la manifestazione
attraverso le vie del centro di Barcellona, l’obiettivo della
mobilitazione è che le rivendicazioni ottenute oggi possano
progredire in avanti, nel futuro.
I
collettivi che hanno aderito a questo Manifesto hanno già circa 600
aderenti tra entità sociali e gli individui. Tra gli obiettivi del
gruppo c’è il lavoro per poter programmare e mettere in atto uno
sciopero di tutte in maggio, che sia però questa volta uno sciopero
di lavoratrici
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