martedì 4 novembre 2014

#vagadetotes: le donne cominciano a fermare il mondo da Barcellona

Il 22 ottobre è stato il primo giorno di #VagaDeTotes. Dopo numerose assemblee nelle piazze e la stesura di un manifesto politico, le manifestanti, femministe e donne di diverse provenienze e differenti per età, si sono mobilitate fin dalla mattina presto realizzando blocchi del traffico in diversi punti della città. La giornata di mobilitazione, ricca di perfomance e azioni mirate, si e’ conclusa con una manifestazione unitaria in Pl. Catalunya alle 19.
Il loro prossimo obiettivo è uno sciopero generale indetto dalle donne e che rappresenti le donne.
Non si tratta di uno sciopero come gli altri. Date le diverse misure politiche e l’attacco legale, sociale ed economico sempre più gravi contro i diritti, la dignità e la libertà, si vogliono riappropriare dello sciopero come strumento di lotta, recuperando la tradizione che ha visto le donne avere ruoli chiave in scioperi e sommosse storiche. “Cosa vuol dire per noi riappropriarsi dello sciopero come strumento di lotta? Significa, in primo luogo, che la modalità di scioperi generali degli ultimi anni non è utile, in quanto si limita ai dipendenti impegnati nel mercato del lavoro salariato riconosciuto, escludendo molte persone e molti posti di lavoro. L’iniziativa si propone di colpire il mondo produttivo, sì, ma soprattutto di superare i modelli androcentrici classici per essere utile a tutte le persone e a tutto il mondo del lavoro: produttivo, riproduttivo, domestico, sessuale, formale o sommerso. Uno sciopero dei consumatori, uno sciopero della cura, uno sciopero di disobbedienza civile, in breve, uno sciopero di tutte”, si legge nel loro blog.
Lo sciopero di tutte, una mobilitazione dal nome “Noi donne muoviamo il mondo, fermiamolo!”. Culmina a Barcelona in una manifestazione di massa per denunciare che le donne sono quelle che maggiormente soffrono gli effetti della crisi. La giornata di protesta è stata piena di azioni tra le quali è in evidenza l’occupazione del Circolo Economia da parte di decine di femministe per denunciare i suoi legami con l’Associazione di Imprenditori presieduto da Monica Oriol Pau Rodriguez.
Se le donne si muovono il mondo, lo possono anche fermare.
Sulla base di questa logica centinaia di donne giovedì hanno sostenuto “lo sciopero di tutte”, una giornata piena di azioni per rivendicare i diritti delle donne e dei diversi fronti di lotta femminista che hanno avuto il loro culmine in una manifestazione di massa per le strade del centro di Barcellona. “Siamo stanche delle politiche sociali, economiche e legali che minano in modo sempre più grave i nostri diritti e la nostra dignità“, proclama il loro manifesto, redatto dopo un processo di quasi un anno di incontri di gruppi femministi una mobilitazione che è stato molto più di un semplice sciopero generale che, loro dicono, è troppo legato al concetto di lavoratore di sesso maschile, con problemi spesso diversi dai problemi delle donne. “Siamo quelle che soffrono di più gli effetti della crisi: tagli in ambito sanitario ed educativo sono quelli che maggiormente di pregiudicano, perché siamo noi donne che tendiamo a prenderci cura dei nostri cari,piccoli o grandi che siano”, si lamenta Laura Lozano attivista femminista, mentre la manifestazione avanzava da Plaza Catalunya fino alla Gran Via. “Facendo lavori molto diversi tra loro molto mal pagati”, ha spiegato Laura, “non si riesce a partecipare a scioperi generali, ritenendoche un giorno come oggi sia imprescindibile per dare visibilità a tutti i problemi delle donne. “C’è vita oltre la riforma dell’aborto” sentenziava, quando la protesta raggiungeva già Calle Diputaciòn. Ed è al di là della riforma guidata dal ministro dimissionario Alberto Ruiz Gallardón, ora temporaneamente “parcheggiata” dal governo stesso, che la rivendicazione dei collettivi femministi vuole mettere l’accento su molte altre politiche che incidono negativamente sulle donne. “Vogliamo uno sciopero politico, creativo, che vada al di là dello sciopero produttivo,” spiega il manifesto che nasce dalle denunce contro la violenza di genere (35 donne uccise da questo flagello, o la riduzione del patrimonio netto di bilancio 2014, fino al rifiuto della legge sull’immigrazione – “che ci condanna al lvoro sommerso ed al razzismo ” )recita il manifesto e alla riforma del lavoro. Quest’ultima aumenta,di questo si lamentano, le disuguaglianze che già colpiscono le donne. Tuttavia, la giornata è stata un continuo di azioni principalmente concentrate a Barcellona, con blocchi stradali dalle prime ore del mattino, alcune interruzioni ddi lezioni universitarie e di apertura più spazi di discussione. L’azione più eclatante è stata forse l’occupazione da parte di decine di femministe del Circolo dell’ Economia per denunciare il suo legame con il Circolo degli Impresari, organizzazione guidata da Monica Oriol, autrice delle dichiarazioni controverse secondo le quali che l’assunzione di donne tra i 25 e 45 potrebbe essere un problema perché queste donne potrebbero rimanere incinte. Anche se la giornata ha visto il proprio punto focale con la manifestazione attraverso le vie del centro di Barcellona, l’obiettivo della mobilitazione è che le rivendicazioni ottenute oggi possano progredire in avanti, nel futuro.
I collettivi che hanno aderito a questo Manifesto hanno già circa 600 aderenti tra entità sociali e gli individui. Tra gli obiettivi del gruppo c’è il lavoro per poter programmare e mettere in atto uno sciopero di tutte in maggio, che sia però questa volta uno sciopero di lavoratrici




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