Quanti stereotipi – e il recente l’articolo del matematico Odifreddi lo dimostra – sulla relazione tra donne e scienza. Ma qualcosa cambia, tra progetti online che portano alla luce sapienza scientifica delle donne ed editoria. Perché raccontare le scienziate è importante per le bambine e le ragazze
Alla domanda «Cosa farai da grande?», poche bambine rispondono «La scienziata». Del resto sono ancora poche le ragazze che scelgono all’università le discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Quali sono i motivi di questa difficoltà? Questione di gusti, di predisposizione o solo di stereotipi duri a morire?
Recentemente, a riaccendere le polveri è stato il matematico Piergiorgio Odifreddi con un articolo su Repubblica del 16 ottobre intitolato ”Il talento delle donne per la scienza” Dopo avere elencato gli esigui numeri delle donne insignite dei maggiori premi mondiali per la scienza – 17 Nobel di cui 12 per la Medicina, 2 per la Fisica, 2 per la Chimica, 1 per l’Economia, 2 Premi Turing per l’informatica, 1 Medaglia Fields per la Matematica e dopo aver segnalato che nessuna ha mai vinto il campionato mondiale di scacchi – da ciò deduce che le donne non sono versate per l’astrazione, mentre lo sarebbero di più per le attività ”concrete”. L’Unione dei Matematici Italiani ha preso una netta posizione contro questa conclusione e contro la replica di Odifreddi. Il matematico ha fornito dati ben noti da tempo, che vanno letti e interpretati secondo quanto attestano sia la pluriennale esperienza di docenti e ricercatori, che i risultati di numerosissime analisi sull’argomento: la scarsa presenza femminile nella ricerca scientifica non è dovuta alla mancanza di doti innate, ma è il frutto di convenzioni sociali dure a morire.
Le ragazze non vengono sufficientemente indirizzate verso gli studi scientifici, essendo gli studi umanistici considerati più rispondenti alla ‘natura femminile’ La vita accademica e della ricerca può entrare in conflitto con importanti scelte personali: ricerca e cura familiare sono ben difficili da conciliare, in mancanza di politiche adeguate e in presenza di una cultura che delega alle donne attività domestiche e cura di bambini e anziani. Ciò porta spesso promettenti giovani ricercatrici a rinunciare a brillanti carriere. Insomma, ribaltando l’opinione di Odifreddi, è proprio l’idea (o forse è meglio dire il pregiudizio) da lui espressa ad essere una delle cause della scarsa presenza femminile in ambito scientifico. Per fortuna, e grazie ad impegno e attenzione continui per bilanciare idee preconcette, le cose stanno cambiando, sempre più donne accedono alle carriere scientifiche e dimostrano, con i fatti, che l’intelligenza, concreta o astratta che sia, è, per fortuna, trasversale al genere.
Questo dato è portato in evidenza da una iniziativa che sta vedendo la luce proprio in questi giorni. È stata costruita infatti una piattaforma online che raccoglie 100 nomi e relativi curriculum di esperte italiane a partire dall’area STEM, settori storicamente sottorappresentati dalle donne e al contempo strategici per il nostro Paese. Il sito, frutto del progetto ‘100 donne contro gli stereotipi” dell’Osservatorio di Pavia Media Research, dell’associazione Giulia, (Giornaliste Unite Libere Autonome) con la partnership del Centro Gender & Equality in Research and Science dell’Università di Milano, e di Wikimedia Italia, in collaborazione con la Fondazione Bracco e con il sostegno della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, si propone come strumento di ricerca di voci femminili prestigiose e autorevoli che possano contribuire al dibattito pubblico dentro e fuori i media, una risorsa chiave per giornaliste e giornalisti, agenzie e uffici stampa ma anche aziende e imprese, pubbliche amministrazioni, comunità locali, scuole e università. Se ne parlerà al Palazzo Ducale di Genova il 3 Novembre.
Questo progetto va ad arricchire in modo significativo i molteplici interventi messi in atto per fare conoscere alle giovani modelli diversi dai tradizionali, così che possa aumentare la loro libertà di sognare il futuro e vengano ampliate le loro possibilità di scelta. Negli ultimi tempi si sono moltiplicate anche le iniziative editoriali destinate alle giovani lettrici, sin da bambine, con l’intento di promuovere una narrazione diversa della femminilità e tra le eroine più moderne e anticonvenzionali le scienziate non mancano. Tra le novità va ricordata la raffinata Ipazia e la musica dei pianeti della regista Roberta Torre, edito da rueBallu. Dedicato ai più piccoli, ma non solo, il libro racconta l’incontro tra una bambina-astronauta e l’astronoma-filosofa Ipazia. Vissuta ad Alessandria nel 5° secolo, Ipazia era maestra di un vasto e profondo sapere scientifico cancellato per centinaia di anni insieme alla sua vita dalla violenza del cristianesimo integralista. Buio del dogma contro libertà di pensiero e di ricerca: un conflitto fin troppo attuale.
Si rivolge agli adolescenti la collana “Donne nella Scienza” della casa editrice Editoriale scienza. L’ultimo arrivato è il volume Siate gentili con le mucche, in cui Beatrice Masini racconta l’emozionante storia di Temple Grandin, oggi celebre zoologa e attivista dei diritti animali, nonostante sia affetta da autismo. È l’undicesimo volume sulle biografie di scienziate: scritte in forma di romanzo breve, narrate in prima persona, con illustrazioni efficaci, sono dedicate ai bambini e alle bambine sopra gli 11 anni.
Il libro di Simona Cerrato La forza nell’atomo ripercorre la vita di Lise Meitner, scienziata austriaca di origine ebraica, che insieme ai chimici tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann scoprì la fissione nucleare sul finire degli anni Trenta. La sua storia, che abbraccia tutto il Novecento, si svolge sullo sfondo dei due conflitti mondiali, la persecuzione degli ebrei, il dibattito sulla bomba atomica e sull’applicazione bellica delle scoperte scientifiche. Quando il collega Otto Hanh riteneva ancora azzardato esporre pubblicamente la teoria, fu Lise Meitner a scrivere sulla prestigiosa rivista Nature una delle lettere più celebri della storia della scienza, datata dicembre 1938. Negli anni successivi la scienziata, fuggita dalla Germania nazista e rifugiata in Svezia, rifiutò di andare negli Stati Uniti a lavorare al Progetto Manhattan, il programma di Oppenheimer per l’ideazione e la costruzione delle prime armi atomiche. Otto Hahn invece partecipò al progetto, fallito, di costruirne una tedesca e dopo la guerra ricevette il premio Nobel, che fu invece negato a Lise Meitner.
Un altro bel libro di Editoriale scienza è La trottola di Sofja in cui Vichi De Marchi racconta l’intensa vita di Sofja Kovalevskaja, affascinante matematica russa, prima donna in Europa a ottenere una cattedra universitaria, scrittrice piena di talento e appassionata sostenitrice dell’emancipazione femminile. Fino alla seconda metà del Novecento poche donne hanno avuto accesso al sapere matematico e spesso si è trattato di figure anomale, quasi sempre oggetto di derisione e di implacabile sottovalutazione. È passata alla storia l’agghiacciante battuta, attribuita ad Hermann Weyll, matematico tedesco allievo di Hilbert, secondo cui “ci sarebbero state solo due donne matematiche nella storia, Sofja Kovalevskaja ed Emmy Noether: la prima non era una matematica, la seconda non era una donna”. Sottintendeva che la prima – che diede importanti contributi alla teoria della rotazione di un corpo rigido, la trottola, appunto – era “troppo bella” per essere una matematica, la seconda – inventrice della teoria degli insiemi e interlocutrice di Einstein – aveva un aspetto “troppo mascolino” per essere una donna.
E infine: pensando alle ragazze delle scuole superiori, ma anche alle loro insegnanti, insieme alla storica Liliana Moro, ho scritto il libro Scienziate nel tempo, appena uscito nelle edizioni LUD – Milano nella sua quarta edizione ampliata e aggiornata che raccoglie 75 biografie di scienziate.
http://www.cultweek.com/donne-scienza/
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