Sono tempi bui. Notizie orrende si susseguono giorno dopo giorno. E la gravità degli avvenimenti mi rende incapace di scriverne. Per questo motivo ho deciso di concentrarmi invece su una cosa piccola piccola, insignificante ai più: lo spettacolo di teatro delle mie figlie.
Le mie figlie frequentano una scuola dell’infanzia pubblica a Roma e quest’anno si è deciso di fare teatro come attività integrativa, grazie a un accordo con una compagnia esterna. Tutti molto contenti… fino allo spettacolo finale. Nella recita, in cui i bambini e le bambine impersonavano nativi americani, non so quante volte – avrei dovuto contarle! – è stato ribadito che i ‘maschi’ fanno questo e le ‘femminucce’ quest’altro. E ciò che toccava alle ‘femminucce’ consisteva nell’aspettare i maschi andati a combattere, nel pettinarsi, truccarsi e, una volta tornati i compagni, curare le loro ferite. Niente di più. Nessuna partecipazione attiva, se non un piccolo balletto ancheggiante alquanto imbarazzante.
Ma colpo di scena! Una bimba, A., si ribella a questo schema rigido e decide che è più divertente unirsi ai maschi. Peccato che non le venga permesso, alla faccia della creatività e della libertà di espressione dei bambini, che questa compagnia teatrale tiene molto a sottolineare. A. viene letteralmente presa e messa sulla panca accanto alle sue ‘pie’ compagne, ad aspettare passivamente i guerrieri. Il punto più terribile però è stato per me la scena in cui due bambini di tribù diverse decidono di sposarsi contro il volere dei padri. Di fronte alla rabbia di questi, il bambino risponde indicando la bambina: “È stata tutta colpa sua!”.
Erano quelli i giorni in cui si verificavano circa tre femminicidi al giorno e questa frase mi ha raggelato il sangue. Significa far passare il messaggio, già dalla più tenera età, secondo cui la colpa è sempre della donna, furba adescatrice, mentre l’uomo, vittima indifesa, non ha alcuna responsabilità del proprio comportamento. Agghiacciante.
Io ho due figlie femmine. Hanno solo tre e cinque anni eppure sono già stufa di ciò che vedo e sento, di ciò che viene loro detto di fare in quanto ‘femmine’, così come di tutto ciò che non possono fare in quanto ‘femmine’. Ovviamente, se avessi figli maschi, sarei altrettanto furiosa che gli venisse insegnato di andare a combattere!
Il teatro dovrebbe servire proprio a rompere gli schemi, mischiare i ruoli, sperimentare combinazioni nuove. Se viene usato per rafforzare orribili stereotipi, meglio farne a meno. La nostra scuola può davvero farne a meno, perché è una bella scuola dove le maestre, tra mille difficoltà, portano avanti iniziative educative e stimolanti, e dove, per ubicazione geografica, i bambini sperimentano la convivenza tra culture diverse e assorbono questa ricchezza quotidianamente. Spero davvero che questo spettacolo possa far riflettere tutti, genitori e maestre, su quale strada intraprendere l’anno prossimo.
Ho sentito dire che il vento sta cambiando. Non mi sembra affatto. Siamo nel 2016 è l’aria è molto più asfissiante di quando andavo a scuola io. Lunedì potremo svegliarci con un sindaco donna, come lei ama descriversi, ma ciò di cui avremmo bisogno è una sindaca con un’agenda femminista, e soprattutto di un governo con un’agenda femminista. C’è bisogno di iniziare da qui, dall’asilo, portare le nostre bambine e i nostri bambini su una strada diversa. Far capire loro che non esistono ‘cose da maschi’ e ‘cose da femminucce’; crescerli semplicemente come bambini che giocano e sperimentano insieme, a pallone, con le bambole, con le macchinine, con la cucina, e con tutto il resto, ma tutti insieme appassionatamente.
A. forse lo ha già capito, e spero che continui a ribellarsi.
http://comune-info.net/2016/06/maschi-femminucce-rompere-gli-schemi/
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