Il binomio lavoro-maternità è ancora troppo duro da portare avanti. Tocca agli uomini farsi in parte carico del peso che grava sulle nostre spalle. E a noi sensibilizzarli.
Scrivere tutte le settimane per due anni del lavoro - durissimo - delle mamme e delle donne italiane mi ha cambiato la vita. Personale e professionale. Ho un figlio maschio che sto crescendo libero da comportamenti “di genere”. O almeno ci sto provando. Ho un compagno con il quale sto imparando a dividere il carico di cura di figlio e casa. Ho uno, cento, mille lavori da freelance. Ma oggi, sabato 3 dicembre, mentre questa rubrica compie due anni, solo pochi mesi in meno rispetto a mio figlio, a Roma, nella nuova sede di Luiss Enlabs - l’acceleratore di startup più grande d’Europa - si sta realizzando la prima edizione del Festival "Donne a Lavoro".
UN FOLLE PROGETTO. Ecco il futuro dell’Italia figlia di queste righe digitali. Le persone che ho intervistato e conosciuto per scrivere #mumatwork erano talmente stimolanti, interessanti, mi hanno così ispirata e dato forza che ho deciso, con grande incoscienza, di creare un Festival. Ma non l’ho fatto da sola. La prima persona che ha creduto in questo folle progetto è stata Valeria Fedeli, la vice presidente del Senato. Poi Riccarda Zezza, la presidente di Piano C e co-autrice di maam. Loro sono state le prime a dirmi, sì, vengo. Hanno dato credito a un’idea, alla buona volontà.
AIUTI CRUCIALI. Poi ci sono state le fondatrici della Onlus che abbiamo creato per realizzare il Festival: Maria Grazia Avataneo Fey e Daniela Tonelli. Abbiamo lavorato notte e giorno, sabato e domenica, ad agosto, in malattia e nelle pause dai nostri lavori e delle nostre vite, perlopiù all’alba e di notte. Inoltre, senza location non ci sarebbe stata nessuna manifestazione. I partner sono Luiss Enlabs, LVenture Group, Hitalk e Dla Piper. A tutti loro va il mio ringraziamento.
Nel 30% dei casi la neo-madre perde il lavoro e d'un tratto deve sobbarcarsi la cura di casa e figlio
Il programma della manifestazione è nato dai temi più caldi trattati nella rubrica: la genitorialità, l’esclusione finanziaria, il lavoro del futuro delle ragazze, le aziende che fanno cultura e che sostengono donne e famiglie. Sì, perché se si continua a parlare solo alle donne, se il lavoro flessibile si offre solo alle mamme, il problema non si risolverà mai. Dobbiamo fare con gli uomini: sia in casa che fuori.
IL FIGLIO CAMBIA GLI EQUILIBRI. Se da un lato dobbiamo concedere spazio casalingo ai padri, dall’altro dobbiamo conquistarlo nel lavoro. E il secondo cambiamento è possibile solo se accade qualcosa nella coppia, primo baluardo da scardinare. Perché, come ha raccontato nel suo libro la ricercatrice bolognese Naldini, le coppie italiane quando sono “solo” coppia riescono a essere paritarie. È quando arriva un figlio che gli equilibri si rompono e la donna diventa “solo” madre.
UNA MISSION IMPOSSIBLE. Nel 30% dei casi la madre perde il lavoro e all’improvviso deve sobbarcarsi la cura della casa e del figlio. E all’inizio, per noi italiane che facciamo il primo figlio in media dopo i 32 anni, è davvero una mission impossible. Abituate a pensare solo a noi stesse, all’improvviso dobbiamo pensare unicamente a un’altra persona. È per questo che la chiave della “questione” femminile sono gli uomini. Sia per il lavoro, sia per i figli, sia per la violenza sulle donne. Se deve essere #nonunadimeno dobbiamo parlare con loro, non tra noi stesse.
http://www.lettera43.it/it/articoli/societa/2016/12/02/solo-una-nuova-idea-di-coppia-puo-liberare-le-donne/206951/
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