venerdì 26 gennaio 2018

Reinventarsi la paternità di Annina LubbockMarco Deriu

Non è vero che i padri non si mettono in gioco, alcuni hanno tutto il desiderio di vivere appieno l'esperienza della genitorialità e di condividere la cura dei figli
Cosa sta cambiando nell’esperienza della paternità in Italia? Anche se più lentamente rispetto ad altri paesi sembra proprio che inizi ad affermarsi un modello di paternità differente dal passato, più impegnato e presente nelle responsabilità genitoriali. È quanto emerge dall’incontro La reinvenzione della paternità che si è svolto a Parma a settembre[1] e che oltre all’intervento di noti studiosi della paternità[2] ha ospitato, in uno spazio che includeva genitori e bambini, una sessione in cui associazioni e servizi hanno condiviso le loro esperienze e i loro progetti. In particolare, la seconda giornata ha visto una sessione di lavoro dedicata a concordare azioni comuni per far avanzare l’agenda della "paternità partecipe", fra queste la discussione per l’adesione alla piattaforma europea sui congedi[3]. 
Il modello di famiglia – culturalmente dominante negli anni del dopoguerra fino agli anni sessanta – basato sulla rigida divisione di ruoli fra padre breadwinner e madre caregiver, era un modello che – hanno notato alcuni relatori – dava sicurezza; abbassava l’età del matrimonio e aumentava la fecondità. Il modello si incrina per effetto del generale mutamento economico e sociale, l’emergere di nuove aspettative delle donne e delle madri e il contestuale crescere dell'occupazione femminile, ma anche per effetto del desiderio di un numero crescente di uomini di investire nella costruzione di spazi di intimità e di cura. L’abbassamento della natalità, l’innalzamento dell’età in cui si diventa padri, una diversa aspettativa di maggiore condivisione dei ruoli, iniziano a cambiare il modo di vivere la paternità. Le coppie sono ora più instabili e i modelli familiari e relazionali si fanno più complessi. Diversamente che in altri paesi, dove sono state fatte negli anni compagne nazionali sulla paternità, il cambiamento in Italia non è spinto e supportato da un’azione pubblica sul piano culturale e delle politiche - ma avviene in modo spontaneo dal basso, anche se un po’ a chiazze, qua e là, nel territorio nazionale.
A fronte dei cambiamenti in atto nel ruolo paterno, la discussione pubblica – ma anche le rappresentazioni cinematografiche – hanno dato tuttavia più attenzione alla 'crisi del padre' alludendo a un indebolimento del ruolo paterno, piuttosto che al delinearsi di nuove figure positive di padre e all’affermarsi di nuove relazioni, più paritetiche. "Massacrante ma meravigliosa" è stata definita da uno dei padri presenti l’esperienza della paternità "impegnata" (engaged).  Gli uomini – si è detto – devono fare i conti con le paure e le incertezze, essere in grado di "ospitare sensazioni caotiche" dentro di sé. Sono state messe in discussione le presunte dicotomie fra "famiglia fondata sulle regole" e "famiglia fondata sugli affetti", nonché fra "autorità senza intimità" e "intimità senza autorità"; la capacità di dare regole, ruolo che tradizionalmente era attribuito al padre, si è detto non è inconciliabile con l’affettività e l’intimità. Occorre ricercare e costruire un’altra prospettiva quella di una "pacata risolutezza" o di una "risolutezza senza violenza".
Gli studiosi intervenuti hanno riconosciuto che le soggettività delle esperienze legate alle nuove paternità devono essere messe al centro della ricerca. Occorre quindi mettere a fuoco cosa avviene nei momenti di crisi – nascita, separazioni, adolescenza – ed anche avere un’attenzione speculare ai cambiamenti nei ruoli materno e paterno e nelle relative responsabilità. In generale, insomma, si rileva la necessità di più sistematiche ricerche empiriche, condotte su campioni rappresentativi e con metodi rigorosi.
Sia nelle analisi degli studiosi che negli interventi degli attori sociali e istituzionali è emerso comunque il permanere di una certa ambivalenza nei padri di fronte alle nuove responsabilità genitoriali. Per alcuni, il lavoro è una via di fuga da un ruolo la cui gestione è molto complessa. In altri casi abbiamo padri che si impegnano un po’ di più ma rimangono in un ruolo secondario e accessorio rispetto alle madri. Viceversa, ci sono padri che sono in congedo, o fanno da genitore primario. Vi sono i padri "partecipi" che spesso si scontrano con datori di lavoro poco rispettosi delle esigenze di un genitore, specie se uomo. Il cambiamento del ruolo paterno – e specularmente di quello materno – dunque, è in corso, ma resta incompiuta la metabolizzazione o l’istituzionalizzazione di ciò che significa essere un "buon padre".
Queste incertezze sono lo specchio anche di una difficoltà più generale delle famiglie oggi. I servizi e i centri che fanno counseling alle coppie o agli uomini, hanno parlato di insicurezze e sensi di impotenza dei genitori, di difficoltà a porre le regole. Hanno sottolineato l’importanza dell’educazione dei futuri padri nelle scuole, e dell’educazione emozionale anche per i genitori.
Importanti sono le esperienze di condivisione fra padri, rappresentate dai "circoli di papà" presenti al seminario, i quali hanno però rilevato la difficoltà di ottenere e sostenere nel tempo la partecipazione dei padri. Per molti padri è infatti difficile combinare lavoro fuori casa e lavoro di cura e aggiungere pure l’impegno associativo e pubblico sulla paternità. Al seminario c’è stato un utile scambio di idee fra gruppi  su come facilitare la partecipazione dei padri. È stato notato che la disponibilità a farsi coinvolgere, ma anche la domanda di aiuto, aumenta nei momenti di crisi – la nascita, il conflitto familiare o la separazione – e quando i figli sono adolescenti e propongono un confronto e anche un conflitto per far spazio al loro futuro.
È abbastanza diffusa nella pubblicistica l’idea di una presunta difficoltà degli uomini a "mettersi in gioco" e ad esternare le loro emozioni. I racconti dei partecipanti, soprattutto di chi è in contatto diretto con i padri, vanno in senso opposto: i padri desiderano uscire dall’invisibilità e condividere le loro emozioni e le loro difficoltà, ma hanno bisogno di poterlo fare in spazi sicuri, confrontandosi con altri padri. In presenza delle madri, percepite spesso come più esperte e che tendono a volte a dominare lo spazio genitoriale, i padri parlano con minore libertà. I servizi per le famiglie hanno raccontato di padri mandati controvoglia dalle madri agli incontri, di madri che si presentano agli incontri per genitori senza i padri, ritenendoli non interessati. E di padri che invece – con lo stupore delle loro compagne – finiscono per coinvolgersi, anche in modo intenso. È il caso per esempio delle esperienze di quegli asili nido che hanno organizzato incontri per soli papà, molto apprezzati e frequentati. Si è convenuto in effetti che l’asilo nido costituisce un eccellente osservatorio dei cambiamenti nelle famiglie. Un altro luogo in cui occorre cercare di intercettare i padri sono i corsi di preparazione alla nascita.
Insomma, i padri si "mettono in gioco" e si impegnano quando lo possono fare in tempi e luoghi appropriati. È importante che questo sforzo di costruire nuove paternità sia accompagnato socialmente e politicamente poiché, come è stato notato, la paternità è a tutti gli effetti una conquista sociale e di civiltà e non un dato di fatto che può a un certo punto essere dato per scontato.

[1] L’incontro La reinvenzione della Paternità organizzato dal Centro Interdipartimentale di ricerca sociale (CIRS) dell’Università di Parma, dal Comune di Parma, dalla rete "Il Giardino dei Padri", e dalle Associazioni “Cerchio dei papà” e “Maschi che si immischiano”,  si è tenuto il 22 e 23 settembre 2017 a Parma. Il seminario ha riunito – con una formula inconsueta e assai produttiva – studiosi, istituzioni e soggetti della società civile.
[2] Relatori dell’incontro: Paola Corsano, Martina Giuffré, Alessandro Volta, Guido Maggioni, Sveva Magaraggia, Marco Deriu, Ivo Lizzola, Arnaldo Spallacci, Luisa Stagi, Luigi Zoja e Annina Lubbock.
[3] Agli interventi degli studiosi ha fatto seguito, in uno spazio che poteva ospitare genitori e bambini, una sessione in cui associazioni e servizi hanno condiviso le loro esperienze e i loro progetti. Tra i partecipanti: Cerchio dei Papà, Il Centro per le Famiglie del Comune di Parma, la rete il Giardino dei Padri, il Cerchio degli Uomini di Torino, Maschile Plurale, White Dove di Genova, l’Istituto di studi sulla paternità (ISP), Maschi che si immischiano, Papà al Centro, Piano C - Diamo voce ai papà, il Centro per le Famiglie dell’Unione Colline Matildiche, la coordinatrice pedagogica del Comune di Langhirano, il vice consigliere alla parità della Provincia di Modena e l’animatore del il Blog "Professione Papà".

http://www.ingenere.it/articoli/reinventarsi-la-paternita

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