sabato 16 marzo 2019

Violenza sulle donne: gelosia, delusione, risentimento? Sono aggravanti non attenuanti! Mila Spicola Insegnante, pedagogista e scrittrice

Altra sentenza pericolosissima per i diritti delle donne e per il contrasto alla violenza sulle donne a Genova. Un pubblico ministero aveva chiesto una pena di 30 anni per un uomo che aveva ucciso la compagna: la colpì con diverse coltellate al petto dopo aver scoperto che non aveva mantenuto la promessa di lasciare l'amante.

Il giudice, per questo, ha concesso le attenuanti generiche e lo ha condannato a 16 anni. Nella motivazione della sentenza si legge che l'uomo ha ucciso la propria compagna perché mosso "da un misto di rabbia e di disperazione, profonda delusione e risentimento". Qua non si tratta di mettere in discussione sentenze, ma di attivare una riflessione collettiva di tipo culturale. Va fatto e subito, prima che si torni indietro senza che ce ne rendiamo conto.

In virtù di quale ragionamento la violenza sulle donne debba considerare come attenuanti motivazioni apparentemente emotive, ma che in realtà prendono le mosse profonde da presupposti discriminanti che pensavamo superati?

In virtù di quale ragionamento tali motivazioni discriminanti non sono considerate come aggravanti? In virtù di quale ragionamento ciò non accade per altri tipi di violenza?

Gelosia, delusione, risentimento, emotività sono aggravanti, non attenuanti. E proprio su quelle aggravanti, sul fatto che nascono da convinzioni e mentalità maschiliste, reazionarie, ahimè sembrerebbe diffuse anche nei luoghi della Giustizia, dovremmo concentrarci, sul riconoscerle come tali, sul prevenirle, in sede educativa, per eliminarle, per condannarle, in sede penale, non per assecondarle. Per rafforzare la consapevolezza e la forza degli individui contro la violenza.

E invece, sul piano educativo abbiamo un ministero dell'Istruzione a guida leghista che ha completamente eliminato qualunque progetto o promozione nelle scuole dell'educazione al rispetto delle differenze (ricordo che tale azione risponde a due leggi, il decreto del 2013 approvato a contrasto della violenza sulle donne e la legge 107 che ha introdotto l'educazione al rispetto delle differenze, oltre che, ovviamente all'articolo 3 della Costituzione italiana) e che per prima volta il Miur non ha celebrato l'8 marzo.

E sul piano culturale e collettivo ogni giorno arrivano segnali di passi indietro sui temi della discriminazione di genere, sentiamo di patrocini ufficiali di istituzioni della Repubblica, quali sono i ministeri, di convegni che accettano e promuovono posizioni discriminanti.

Che il clima culturale su questi temi stia cambiando è sotto gli occhi di tutti, che poi si traduca in sentenze quanto meno bizzarre a fronte di delitti gravissimi è poi preoccupante. Ma anche basta con questo Medioevo culturale che avanza sulla pelle delle donne anche nel nostro Paese.

Il rischio fondato è che così facendo si favorisca, piuttosto che contrastarla, la violenza sulle donne e che peggioriamo invece di progredire. Beh, no. Per tornare alla sentenza di Genova, la delusione di un uomo a fronte di un tradimento non può essere un'attenuante per un omicidio. Come non può esserlo la gelosia, il risentimento, il turbamento emotivo. Vale per l'uomo e vale per la donna
https://www.huffingtonpost.it/mila-spicola/violenza-sulle-donne-gelosia-delusione-risentimento-sono-aggravanti-non-attenuanti_a_23691271/?ncid=other_twitter_cooo9wqtham&utm_campaign=share_twitter&fbclid=IwAR1ztRQ16WTkShEK_1nqz3zk5

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