mercoledì 8 maggio 2019

La #CostituzioneDelleDonne Articolo 9: La Repubblica promuove anche la cultura e la ricerca delle donne? di Giovanna Badalassi

Artciolo 9 della Costituzione: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
L’articolo 9, come tutti gli articoli più importanti della Costituzione, è brevissimo, al punto che potrebbe stare in un tweet: 134 caratteri per dire che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

I commentatori più autorevoli della Costituzione considerano questo articolo importantissimo per l’Italia, in quanto lo si ritiene responsabile del “dialogo tra passato e futuro, fondato sulla cultura, che ci permette di vivere la complessità del presente; ed è premessa e condizione della nostra dignità”. Il primo comma riguarda infatti il futuro, in quanto impegna la Repubblica a promuovere cultura e ricerca, il secondo comma si rivolge invece passato e alla conservazione della memoria insita nel paesaggio e nel patrimonio artistico.

E’ anche l’articolo che più di tutti gli altri definisce la nostra identità nazionale, trovando nella cultura il punto di equilibrio tra la tutela della bellezza grandiosa che abbiamo ereditato e l’aspirazione a rimanerne all’altezza. E’ talmente tanto “nostro”, questo articolo, che non trova corrispondenza in nessuna altra costituzione di paese occidentale.

Che ruolo hanno le donne in questo Articolo? Viene in mente una parola che può legare tutto: “patrimonio”. Il patrimonio culturale, scientifico, paesaggistico, storico, artistico.
Una parola che rivela tutta la verità del ruolo che le donne hanno avuto nella storia della cultura dell’Italia, e cioè piuttosto marginale.  Il patrimonio ha infatti in sé la radice “pater”, e letteralmente significa il legame del padre, che è tenuto quindi alla “cura delle cose”. Un pilastro della storia dell’organizzazione sociale al quale fa da contraltare il matrimonio, il legame della madre, tenuta invece alla cura delle “persone”.

Ecco, il patrimonio al quale fa riferimento la nostra Costituzione pare riguardare la più alta forma della cura maschile che si esprime nella bellezza artistica, paesaggistica, culturale ecc.

Se parliamo quindi di patrimonio culturale e di arte nel senso più profondo del termine di “adattare, fare, produrre” parliamo soprattutto di mani maschili che hanno scritto, dipinto, suonato, costruito cattedrali, chiese, monumenti, statue, ma anche che hanno ridisegnato il nostro paesaggio, bonificato, piantato, accudito terre e coltivazioni, tramandandoci un paese davvero unico sotto ogni punto di vista.

Certo, oggi si sta facendo molto per recuperare la memoria delle artiste e scienziate del nostro passato, in antico concentrate soprattutto tra le suore dei conventi e le figlie della nobiltà, ma certo il ritardo con il quale le donne hanno avuto accesso all’istruzione ha condizionato parecchio le loro potenzialità espressive per parecchi secoli. Basti ricordare che arrivò  “soltanto nel 1874 l’accesso delle donne ai licei e alle università, anche se in realtà continuarono ad essere respinte le iscrizioni femminili. Ventisei anni dopo, nel 1900, risultavano comunque iscritte all’università in Italia 250 donne, 287 ai licei, 267 alle scuole di magistero superiore, 1178 ai ginnasi e quasi 10.000 alle scuole professionali e commerciali

Viene quindi da chiedersi: quale cultura femminile si può riscoprire rispetto alla memoria culturale e artistica del passato,oltre alle poche eccellenze individuali, se non attraverso quella cultura prodotta dagli uomini che le donne le hanno, certo, dipinte, raccontate, scolpite, ma sempre come soggetti (oggetti?) della loro visione?

A parte le pioniere dell’arte e della scienza, la cultura delle donne è stata infatti, fino all’emancipazione femminile dell’era moderna, una cultura soprattutto chiusa dentro al matrimonio, trovando magari forme d’arte “domestica” importanti (pensiamo ai ricami, ai tessuti preziosi) o modi “casalinghi” di essere scienziate (pensiamo al ruolo delle donne nell’erboristeria medievale).

Ma la cultura delle donne nella storia è stata soprattutto “umana”, centrata sulle persone, più che alle cose. Una cultura femminile che ha forgiato il modo “Italiano” con il quale ci comportiamo: come crescere figli e accudire anziani, gestire famiglie, relazioni, rapporti, emozioni, comportamenti. Anche questa è un tipo di cultura che definisce, e non poco, la nostra identità, che però è stata tramandata di madre in figlia, senza trovare spazio sui libri, giacché si esprime soprattutto attraverso il comportamento.

Venendo all’oggi, le donne, negli anni che hanno seguito la Costituzione e grazie all’emancipazione femminile e all’ingresso in massa nell’istruzione alta, stanno recuperando il ritardo storico
dal quale sono partite, al punto da essere quasi più loro degli uomini a occuparsi di tramandare il nostro patrimonio culturale alle nuove generazioni: secondo i dati Miur le donne sono infatti la maggioranza dei laureati italiani (57,2%), soprattutto nell’area umanistica (79,4%), sono il 51,8% dei dottori di ricerca all’università, 4 docenti su 5 in Italia sono donne, tra le professioni del restauro il rapporto tra donne e uomini è di 9:1.

Rispetto al futuro della cultura e ricerca tecnica e scientifica, invece, le donne devono compiere ancora molta strada.
Ancora troppo poche sono le donne scrittrici (40%), musiciste (8,7% le cantanti interpreti), scienziate (39,3% le laureate nell’area scientifica), soprattutto mano a mano che si salgono gli scalini del potere:  solo il 23% dei professori ordinari, ad esempio, sono donne.

Certamente, quindi, anche in questo ambito la Repubblica si deve attivare in modo specifico per promuovere la cultura e la ricerca delle donne, riconoscendone il nuovo ruolo sociale che si stanno conquistando in questi anni così difficili.

A cominciare dall’impegno culturale più importante di tutti: quella lotta contro il cambiamento climatico, che sta facendo emergere un protagonismo femminile sempre più attento, partecipe e determinato.

Il progetto La #Costituzionedelledonne: Che cosa rappresenta oggi per noi donne la Costituzione? Quanto ci sentiamo rappresentate, capite e considerate? Un articolo al giorno, per tutto il mese di maggio, perchè la Festa della Repubblica sia davvero per tutte e tutti.
https://www.ladynomics.it/la-costituzionedelledonne-articolo-9-cultura/?fbclid=IwAR1BdR59SZPuHjt7J4r52U1PKcUN29mXxDmD2dWARjoBp6_O7gx9pbazYNQ

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