venerdì 22 novembre 2013

Servizi sociali, psicologi, forze dell'ordine: l'inerzia sul femminicidio costa più di una legge di stabilità


Per la prima volta un'indagine nazionale ha valutato quanto "vale" il silenzio sulla violenza contro le donne. E il risultato è drammatico: 16,7 miliardi di euro. La metà di una finanziaria "pesante"
21 novembre 2013    di CINZIA GUBBINI
Servizi sociali, psicologi, forze dell'ordine: l'inerzia sul femminicidio costa più di una legge di stabilità
ROMA - Costi sociali, a partire da quelli dei servizi alla persona e dell'impiego delle Forze dell'Ordine. Ma soprattutto umani e psicologici. Per la prima volta un'indagine nazionale ha valutato quanto costa il silenzio sul femminicidio e sulla violenza contro le donne. E il risultato è drammatico: 16,7 miliardi di euro. Praticamente la metà di una finanziaria "pesante". Per contrastare questo fenomeno, invece, si investe poco: solo 6,3 milioni di euro all'anno.
Il lavoro scientifico ha visto impegnati un pool di ricercatori di diversi atenei italiani, ed è stato valutato da un comitato scientifico di cui hanno fatto parte, tra gli altri, rappresentanti dell'Istat, del Cnr e dell'università Bocconi. "Quanto costa il silenzio?", iniziativa promossa da Intervita Onlus e presentata oggi a Roma alla Casa del Cinema, parte dalla non facile stima di quante siano le donne in Italia che ogni anno subiscono violenza. Per violenza si intende qualsiasi tipo di sopruso: dallo schiaffo all'uccisione. I ricercatori sono partiti dai dati dell'ultima indagine dell'Istat - risalente a sette anni fa - li hanno incrociati con altri studi sul tema e hanno realizzato interviste strutturate a donne vittime di violenza. La conclusione è che nel 2012 una donna ogni 3 giorni è stata uccisa dal proprio partner, e che più di un milione di donne hanno subito almeno una molestia. Volendo stimare anche gli atti di violenza si arriva alla cifra stratosferica di 14 milioni: ovvero 26 al minuto.
Si tratta insomma di una vera e propria emergenza. Anche perché, dice la ricerca, questa enorme aggressività che attraversa la società italiana e i rapporti personali è invisibile: solo il 7,2% denuncia all'autorità giudiziaria. E quasi il 34% passa la vita senza raccontare quello che è successo a nessuno, nemmeno ai propri amici. Nonostante il parlamento abbia approvato un mese fa la cosiddetta legge contro il femminicidio e la normativa italiana punisca anche lo stalking, essere vittime di violenza è ancora uno stigma. Un fatto che ancora troppe donne considerano un problema personale, mescolando sensi di colpa e paure.
La ricerca "Quanto costa il silenzio" ha invece l'obiettivo di mostrare che la violenza contro le donne riguarda di tutti, a partire dai costi economici e finanziari sulla comunità. "Questo nostro studio - ha detto Marco Chiesara, presidente di Intervita - aumenta la consapevolezza di quanto la violenza sulle donne resti sommersa e di quanto siano spaventose le ricadute economiche e sociali. Emerge con forza che non è solo la donna direttamente coinvolta a scontare la violenza. Dopo una violenza sono tante le donne che perdono il lavoro per brevi o lunghi periodi. Per questo crediamo che sia necessario intervenire per tutelare, sostenere e promuovere l'inserimento lavorativo e il mantenimento del lavoro di donne che hanno subito violenza".
La mancata produttività delle donne vittime di violenza è stata stimata in 604,1 milioni di euro. Poi ci sono le spese sanitarie, per un totale di 460 milioni di euro, le cure psicologiche (158,7 milioni) e l'acquisto di farmaci (44,5 milioni). A questi costi si aggiungono quelli relativi all'impiego delle Forze dell'Ordine, stimati in 235,7 milioni di euro, quelli sostenuti dall'Ordinamento giudiziario (421,3) e il costo per le spese legali che sfiora i 290 milioni di euro.
Ma la spesa maggiore è senza dubbia quella relativa ai "costi umani e di sofferenza", che ammontano a 14,3 miliardi. Una stima raggiunta valutando le conseguenze della vulnerabilità in cui si trova a vivere il nucleo famigliare, l'impatto sulle relazioni fino alla trasmissione da una generazione all'altra della violenza. Un calcolo che si basa nel metodo su studi pionieristici a livello internazionale e utilizza come parametro il risarcimento danni in caso di incidenti stradali

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