domenica 27 luglio 2014

Non scherzate col fuoco, i diritti vanno difesi. E molto resta da fare Articolo di Nadia Urbinati

Non da oggi, la diaspora è una caratteristica dei movimenti di emancipazione soprattutto quando le loro lotte hanno registrato successi.
 «Il femminismo non serve più», è «una cultura tossica», dicono le giovanissime che hanno dato vita a Women Against Feminism . Vogliono essere «individui e basta ».
 Possono dirlo perché c’è stato il femminismo e i giudici e le corti sono molto sensibili ai temi della discriminazione di genere. Per questo nelle facoltà di legge le diplomate hanno sorpassato i diplomati. È comprensibile che le ragazze sentano insopportabile il peso della differenza; ma c’è il rischio che anche qui succeda quel che è successo per le classi lavoratrici, che hanno visto cancellati i diritti di tutela del lavoro in cambio di nulla.
 Si può capire il senso di liberazione che hanno le giovani ribelli quando dicono di potersela cavare da sole.
 Ma la recrudescenza della lotta sociale dovrebbero far pensare che i diritti non sopravvivono da soli, senza la loro sorveglianza. E poi, le cose non vanno proprio così bene: spesso gli stipendi delle donne sono a uguale produttività meno alti di quelli dei colleghi maschi, e la presenza femminile diminuisce più si sale la scala gerarchica
 Non scherziamo col fuoco care ragazze: quando si tratta di combattere per una carriera mai acquisita, di contrattare un tempo di lavoro più elastico per chi voglia godere della libertà di fare figli, la legittima volontà di essere eguali si scontra con una realtà recalcitrante all’eguale opportunità.
 Siamo proprio certe che «amo cucinare per il mio uomo e pulire la casa» non si riveli una trappola mortale per cui, oltre alle pentole e all’aspirapolvere resta molto poco e quel che resta ha anche minor valore sul mercato?

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