Care amiche, cari amici,
come la pensa Andersen in fatto di libri, diritti e libertà lo sapete bene, ne parliamo dal 1982 dalle colonne della rivista e anche quando non sono tema esplicito dei nostri articoli non è difficile riconoscere la tensione civile e libertaria di chi scrive sul mensile, perfino nelle recensioni. Del resto, le firme storiche e attuali della rivista le conoscete. È la linea editoriale della nostra rivista; una scelta naturale e addirittura semplice, anche in questi tempi difficili. Semplice perché non è chissà quale idea politica a informare la nostra tensione, no, è banalmente la letteratura a imporre di schierarci. Tutta la buona letteratura è a suo modo sovversiva, perché ci conduce allo sguardo dell’altro, perché è capace di commuovere e di metterci in moto insieme, e pure di farci crescere individualmente. Così, saldi, di fronte ai fatti di Venezia ci vorremmo far scappare da ridere. Ma non si può fare solo quello, anche perché se è vero che i fatti di Venezia hanno avuto vasta eco mediatica, altre analoghe polemiche in questi ultimi anni hanno attraversato più di una volta la provincia italiana.
In queste settimane l’iniziativa del neosindaco Brugnaro però ha suscitato una reazione a catena, e il silenzio diffuso è stato rotto da una moltitudine di iniziative, più o meno organizzate, più o meno sovrapponibili, tutte però improntate a uno spirito d’indignazione fiero, giocoso, competente, libero, scanzonato, colorato, qualche volta argutamente irriverente. Così come è, per fortuna, il nostro mondo di chi fa cultura per l’infanzia. Difficile ora, ancora in corsa, dare il conto di tutte le belle iniziative, a molte delle quali abbiamo aderito come Andersen. A tutte, anche a quelle minute e senza casse di risonanza, va il grazie mio e dello staff della rivista. Altre iniziative si stanno concertando. Ve ne daremo conto.
Sulle vicende veneziane proverò a non ripetermi, lasciando spazio a quanto ho scritto nell’ultimo editoriale di Andersen [n. 324, luglio/agosto]: “… mentre qui eravamo in procinto di consegnare in tipografia il numero che state leggendo, a Venezia si insediava il nuovo sindaco della città: Luigi Brugnaro. Lo aveva promesso in campagna elettorale e lo ha fatto appena entrato in Comune (ancor prima di insedirsi): ha ritirato dalle scuole dei servizi 0/6 (asili nido e scuole dell’infanzia) i libri del progetto “Leggere senza stereotipi”, quelli che maldestramente lui definisce gender e altri favole gay. Non sapendo bene di cosa stanno parlando, in generale e nello specifico, verrebbe da dire. E nella confusione intorno ai temi in questione, il neosindaco non si è risparmiato neppure nel discorso di insediamento. Evidentemente la sua piccola crociata gli è parsa una priorità di fronte ai grandi problemi della città. Peccato, davvero. Peccato, davvero, che adulti con responsabilità amministrative non si prendano la briga di capire cos’è Piccolo blu e piccolo giallo, solo per fare un esempio banale. Peccato, davvero, perché, come gli ha opportunamente scritto l’amico bibliotecario Tito Vezio Viola in un’ironica lettera pubblica, prima o poi toccherà anche a Pinocchio venir bandito giacché creato e cresciuto da Geppetto, attempato single. Peccato, davvero, perché accadimenti come quelli veneziani sono spie di un mondo in preda a timori e rincrescimenti, a ignoranza e chiusura”. Nel frattempo l’amministrazione ha fatto una parziale e maldestra marcia indietro. Non basta.
A voi cari lettori,
alle famiglie che non si fanno intimorire dalle grida della politica ignorante,
a tutte i bambini che intanto, se ne faccia una ragione sindaco, di quelle grida poco importa,
e perfino a lei sindaco Brugnaro un augurio di buona estate e di buone letture,
di quelle capaci di aprire orizzonti prima inattesi.
Barbara Schiaffino, direttore di Andersen
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