Cosa dire del modo
col quale la polemica nata intorno ai libri del progetto “Leggere
senza gli stereotipi” si è avvitata su se stessa?
Sosteniamo da molto
tempo ormai, in compagnia con tutti i professionisti del settore che
ci è capitato di incontrare in questi anni, che la letteratura per
ragazzi è semplicemente letteratura rivolta a tutti, scritta dagli
autori con l’attenzione rivolta alle fasce di età dell’infanzia
e dell’adolescenza. Non abbiamo mai sentito nessuno, che avesse
un’opinione ponderata sulla letteratura per ragazzi, sostenere che
essa non debba addentrarsi in tematiche importanti.
Oggi si contesta ad
alcuni libri per l’infanzia di offrire uno spaccato della società
attuale. Poco o nulla importa se siano capolavori della letteratura o
testi mediocri: ciò che si contesta è la possibilità per i libri
di parlare della realtà esistente, attraverso metafore o meno. Di
più, si contesta la possibilità di farlo nelle prime fasce di età.
Il sindaco di
Venezia, Luigi Brugnaro, ha dichiarato di voler sottoporre al vaglio
i libri del progetto, per valutare «quali siano, e soprattutto quali
non siano, adatti a bambini in età prescolare».
Crediamo che la
qualità di una democrazia si misuri nella sua capacità di
rispettare la pluralità delle posizioni presenti in una società
complessa, progredendo grazie al contributo di tutti i cittadini
senza scivolare nella dittatura di una maggioranza relativa; per
questo le società civili si dotano di vari organismi: tra questi
certamente le università rappresentano uno dei corpi qualificati
che, se ascoltati, possono offrire un punto di vista fondato sui
contenuti invece che su criteri estranei alla materia.
Uno dei punti in
questione è proprio questo: è lecito che un politico si occupi di
qualunque argomento, senza consultare quei professionisti che
all’interno della società di quegli argomenti si occupano? Non
vogliamo pensare che la difficoltà ad affidarsi a un parere
qualificato dipenda dal fatto che, già a inizio 2014, il mondo
accademico si era espresso in modo chiaro e unanime in favore dei
libri, giudicandoli quindi tutti adatti all’età prescolare.
Ci consideriamo
professionisti del libro, specializzati in letteratura per
l’infanzia; crediamo quindi di dover difendere il cuore della
nostra professione prima che noi stessi.
Siamo quindi
costretti a chiedere, a questo punto con fermezza, che la valutazione
sui libri venga tenuta fuori da un dibattito politico che ne vuole
fare terreno di scontro e non occasione di crescita per la società.
Chiediamo a gran forza che i membri della medesima comunità tornino
(o comincino?) a dialogare, abbandonando slogan e provocazioni. È
una questione di civiltà: ne va di noi e del nostro futuro.
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