giovedì 16 luglio 2015

Il libro con gli stivali illustrazione di Philippe Corentin - www.babalibri.it


Cosa dire del modo col quale la polemica nata intorno ai libri del progetto “Leggere senza gli stereotipi” si è avvitata su se stessa?
Sosteniamo da molto tempo ormai, in compagnia con tutti i professionisti del settore che ci è capitato di incontrare in questi anni, che la letteratura per ragazzi è semplicemente letteratura rivolta a tutti, scritta dagli autori con l’attenzione rivolta alle fasce di età dell’infanzia e dell’adolescenza. Non abbiamo mai sentito nessuno, che avesse un’opinione ponderata sulla letteratura per ragazzi, sostenere che essa non debba addentrarsi in tematiche importanti.
Oggi si contesta ad alcuni libri per l’infanzia di offrire uno spaccato della società attuale. Poco o nulla importa se siano capolavori della letteratura o testi mediocri: ciò che si contesta è la possibilità per i libri di parlare della realtà esistente, attraverso metafore o meno. Di più, si contesta la possibilità di farlo nelle prime fasce di età.
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha dichiarato di voler sottoporre al vaglio i libri del progetto, per valutare «quali siano, e soprattutto quali non siano, adatti a bambini in età prescolare».
Crediamo che la qualità di una democrazia si misuri nella sua capacità di rispettare la pluralità delle posizioni presenti in una società complessa, progredendo grazie al contributo di tutti i cittadini senza scivolare nella dittatura di una maggioranza relativa; per questo le società civili si dotano di vari organismi: tra questi certamente le università rappresentano uno dei corpi qualificati che, se ascoltati, possono offrire un punto di vista fondato sui contenuti invece che su criteri estranei alla materia.
Uno dei punti in questione è proprio questo: è lecito che un politico si occupi di qualunque argomento, senza consultare quei professionisti che all’interno della società di quegli argomenti si occupano? Non vogliamo pensare che la difficoltà ad affidarsi a un parere qualificato dipenda dal fatto che, già a inizio 2014, il mondo accademico si era espresso in modo chiaro e unanime in favore dei libri, giudicandoli quindi tutti adatti all’età prescolare.
Ci consideriamo professionisti del libro, specializzati in letteratura per l’infanzia; crediamo quindi di dover difendere il cuore della nostra professione prima che noi stessi.
Siamo quindi costretti a chiedere, a questo punto con fermezza, che la valutazione sui libri venga tenuta fuori da un dibattito politico che ne vuole fare terreno di scontro e non occasione di crescita per la società. Chiediamo a gran forza che i membri della medesima comunità tornino (o comincino?) a dialogare, abbandonando slogan e provocazioni. È una questione di civiltà: ne va di noi e del nostro futuro.


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