Come Sheherazade vi voglio narrare una fiaba che mi è accaduta in varie puntate ma che proverò a riassumervi tutta in quest’unico racconto con cui spero di trasmettervi anche le tante emozioni nuove e belle che ho provato…
…una fiaba dei tempi moderni in un luogo che di fiabesco non ha nulla: le carrozze di un treno, per l’esattezza quello che ogni giorno parte da Firenze alle 7.53 e arriva a Viareggio alle 9.30…
…ci sono salita più di una volta nei mesi scorsi per andare a trovare i miei genitori in vacanza là; appena seduta mi sono sempre precipitata a tirar fuori il libro del momento da leggere e i miei amati schemi in bianco di enigmistica…
…nella prima puntata di questa storia è salito nel mio scompartimento un gruppo di donne, che poi ho saputo essere tutte senegalesi, nelle due stazioni prima di quella di Pisa, dirette alla spiaggia che da Viareggio arriva fino a Forte dei Marmi a vendere le loro mercanzie e le loro abilità a fare le creazioni più straordinarie sui capelli (ma questo l’ho scoperto nelle puntate seguenti)…
…quella prima volta vengo “circondata” da queste donne, splendidamente chiassose e colorate, che mi attraggono a tal punto da aver voglia di comunicare con loro ma non sapendo da dove iniziare attacco bottone con quella seduta di fronte a me che sta controllando le cose del suo sacco: mi piacciono i sandaletti di plastica che ha in mano ma sono di misura da bambini e le chiedo se capisce l’italiano e se ne ha, per caso, uguali ma della mia misura (purtroppo no altrimenti me li sarei regalati)…
…da questo primo scambio di parole nasce una conversazione che coinvolge tutto lo scompartimento perché un’altra delle donne senegalesi, che diventerà la mia interprete (e la mia amica) perché parla perfettamente, oltre all’italiano, l’inglese e il francese, tradurrà per tutti e tutte quello che io dico e le loro risposte a me…
…ci salutiamo con calore alla fermata di Viareggio quando ci dobbiamo separare ripromettendoci di ritrovarci in una delle mattine seguenti: stesso treno, stessa ora, stesso scompartimento…
…la volta dopo che mi capita di tornare a Viareggio alla fermata in cui sapevo che sarebbe salita la mia nuova amica con le sue colleghe mi affaccio per controllare che ci sia, la vedo salire in un altro scompartimento e mi ci dirigo con la voglia di continuare la nostra conversazione precedente…
…Aisha, così si chiama, sgrana gli occhi quando mi vede arrivare e mi chiede incredula: “Sei venuta di proposito qui? Hai lasciato il tuo posto per noi?” e io: ”certo” e mi siedo in mezzo a loro; era l’unica non senegalese in tutto lo scompartimento e mi ci sentivo così a mio agio…
…Aisha mi parla della sua famiglia, dei suoi bimbi, della vita che fa lei e le sue colleghe, della sua terra, della sua religione sempre facendo partecipare anche le altre amiche di cui lei traduce ogni frase se non sanno parlare bene in italiano…
…la terza volta che salgo su quel treno ripeto il gesto della volta precedente e mi siedo di fronte a una mamma che sta allattando il suo bebè, tutto occhi, morbidoso, di 5 mesi che mi guarda mentre ciuccia e mi tiene la manina…appena finisce le chiedo se me lo dà in braccio un pochino, lei accetta e lui rimane con me fino a Viareggio sempre sorridendo come se ci conoscessimo da sempre…poco prima di scendere un’altra donna senegalese mi si avvicina e mi dice: “questo bambino non sta con nessuna di noi, solo con la sua mamma, con le altre piange, con te gioca e sorride, devi avere un cuore buono, i bambini percepiscono questo anche senza parlare la stessa lingua…” e io mi sono commossa e ho ringraziato…
…nel frattempo Aisha e le sue amiche mi hanno spiegato tante altre cose della loro civiltà, delle loro usanze, della loro fede islamica, della loro lingua e io mi arricchisco sempre di più…
…oggi, purtroppo, è stata l’ultima volta che ho visto le mie amiche senegalesi sul treno perché non andrò più a Viareggio fino all’estate prossima; loro, invece, continueranno fino al 15 settembre, me l’hanno detto oggi Aisha e Fatima, una nuova amica con cui abbiamo parlato di tanti argomenti importanti e seri come, per esempio, menopausa, aborto, gravidanza, malocchio, vita dopo la morte; Aisha oggi aveva tra le mani un rosario islamico che mi ha colpito e sul quale le ho chiesto tante informazioni a cui lei ha risposto con la sua solita disponibilità e sempre sorridente…
…anche oggi un episodio simile con un altro bebè un po’ più grande, un anno, stessi occhioni stupendi e stesso allattamento, appena finito stessa richiesta che viene esaudita e anche questa volta il bebè sta tranquillamente sulle mie gambe giocando con tutto senza piangere fino a Pisa quando la sua mamma deve scendere e mi dice delle parole che Aisha poi mi traduce: “ha detto che hai un animo gentile, non ti conosceva prima ma si è fidata subito, ti ringrazia…”, di nuovo commozione…
Una delle cose che più mi ha divertito in questi momenti con le mie amiche senegalesi sul treno è stato il vedere le facce di alcuni passeggeri “bianchi”, soprattutto donne, che mi guardavano come se fossi fuori di testa non riuscendo a percepire minimamente la mia gioia nello stare in mezzo a loro, il sentirmi così a mio agio, accolta, alcune di quelle signore hanno addirittura cambiato scompartimento mentre invece intorno a me si sedevano, anche sui braccioli, altre ragazze e ragazzi senegalesi che intervenivano nelle nostre conversazioni con riflessioni e sorrisi…
Non so se sia riuscita a comunicarvi almeno una minima parte delle emozioni di questa fiaba che ho vissuto, ho provato a essere una Sheherazade africana per voi…
Mi rimangono impresse le prime parole che Aisha mi ha detto oggi spontaneamente appena mi ha visto entrare nel suo scompartimento (me le ha dette in inglese per non farle capire alle sue amiche): “I missed you…” e mi ha sorriso…
1 commento:
ho trovato questo mio articolo per caso, grazie per averlo condiviso :-) Daniela
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