Donne emarginate ma con un potere enorme e grande fascino: facevano paura, e vennero demonizzate
Si parla di Halloween, si parla anche di streghe. Il legame c’è (Halloween, del resto, è “la notte delle streghe”), e nel calderone, tra zucche, dolci/scherzi, scheletri vampirie e zombie la strega è un personaggio di primo piano. Questo articolo però è un’avvertenza, o meglio ancora una guida: chi sceglie di indossare i panni della fattucchiera, con tanto di scopa e cappello a punta, sappia che sta impersonando una figura antica e misconosciuta, ghettizzata (spesso bruciata) dalla Chiesa e poi addomesticata dalla Disney, o da Hollywood. E che con la reale “strega” non ha nulla a che fare.
Per non farla tanto lunga, lasciamo spiegare la questione alla scrittrice Vanna De Angelis, che al tema ha dedicato anni di studio e un libro interessante.
Quanto è appropriata la presenza della strega nella festa di Halloween?
Come figura, molto poco. La strega che ho scoperto nei miei studi non ha nulla a che fare con lo stravolgimento, neanche fiabesco, operato con Halloween. Qui diventa poco più di un pupazzo, un fantoccio. Qualcosa di molto, molto lontano dalle sue origini.
Quindi bisogna rifiutare l’idea di una strega con scopa, cappello a punta, artigli, etc. etc.?
La strega, prima di tutto, è una donna. È una figura marginale rispetto alla società ed è anche una figura molto legata al mondo della natura. La rappresentazione che lei descrive è una caricatura cinematografica di quella che è stata, a sua volta, una caricatura operata nei secoli dalle culture dominanti, cioè, in poca sostanza, dalla Chiesa.
Si spieghi meglio.
È una questione che affonda nella storia. La strega era una donna, aveva un ruolo importante nelle comunità in cui viveva, spesso montane. Era la conoscitrice delle erbe – viene rappresentata curva, ma non perché è vecchia, come poi è sembrato, ma perché era china sul terreno a scrutare la vegetazione – e insieme alle erbe, ai loro poteri. La tradizione è antica, e precede il cristianesimo. La sua demonizzazione però risale a un periodo che si può inquadrare tra il 1300 e il 1600. Le streghe facevano paura per due motivi: erano donne “trasgressive”, nel senso che vivevano ai margini, isolate, ed erano “eccedenti” alla figura prevista dal cristianesimo. E poi perché erano, in generale, erboriste eccezionali. Conoscevano le erbe che curavano – e anche quelle che uccidevano. Questo irritava gli speziali di città. Ma soprattutto era un potere che faceva paura.
Un collegamento con il mondo della morte e con la festa di Halloween c’è, allora.
Il rito è antico, affonda nelle tradizioni celtiche: è una festa che a novembre celebrava la morte della natura e avveniva nei cimiteri. Era un rito giocoso, festoso. Era previsto che ci si travestisse, che si invertissero i ruoli tradizionali. Gli uomini si vestivano da donne, i preti da streghe. Questo si è conservato. Ma il legame con il mondo infero è legato soprattutto al rituale del sabba. Le streghe conoscevano le erbe, anche quelle allucinogene. Facevano viaggi che superavano i limiti della realtà, che le mettevano a contatto con dimensioni sconosciute, cioè con quello che veniva considerato il mondo dei morti.
Anche questo fa paura.
Molta. Era una figura che non si poteva inquadrare. In più, nei villaggi più dispersi, era ancora autorevole, più della Chiesa. Le persone andavano dalla strega per i filtri, per curarsi, per abortire. È qui il punto: la strega conosceva i rimedi per provocare la morte e impedire le nascite. Era un nemico che andava distrutto, e così venne demonizzato. Diventò una creatura del diavolo, e la festa a inizio novembre assunse toni lugubri, che non le erano propri. Del resto cambiò tutta l’idea della morte. Ma questo è un discorso più ampio.
Cosa è rimasto, se è rimasto qualcosa, di quell’antica cultura pagana/magica?
Ormai nulla. La festa ha assunto toni molto più superficiali. La strega è legata a concezioni cinematografiche, semplici. Il suo potenziale di libertà, di indipendenza – la strega era la donna libera, che faceva paura perché indipendente e non inquadrata – è stato cancellato. È rimasto l’insulto, però. Dire “sei una strega” significa riconoscere a una donna una malvagità profonda e incontrollabile, ma in ultima analisi diversa e incontrollabile. Le streghe di oggi sono le donne viste con sospetto, le donne non omologate, che sfidano. Quella impiccata in Iran perché aveva ucciso il suo stupratore, in questo senso, è una strega. Ma in modo autentico.
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