lunedì 9 novembre 2015

Care compagne vi scrivo di Simona Sforza

Care compagne vi scrivo, sì inizio così!
Siccome sono proprio stufa di aspettare che qualcosa si muova, ho preso il pc e ho iniziato a scrivervi.
Le nostre sorelle spagnole hanno organizzato una Marcia contro la violenza maschile contro le donne, prevista per il prossimo 7 novembre (QUI maggiori informazioni). La chiamata del movimento femminista ha accolto le adesioni e il sostegno di moltissime associazioni, di partiti politici e di organizzazioni sindacali.
La manifestazione sarà preceduta da una serie di azioni di sensibilizzazione, volte a promuovere la partecipazione di massa per le strade per denunciare la terribile realtà della violenza di cui soffrono migliaia di donne e che ha la sua massima espressione nei femminicidi.
Le donne spagnole ci dimostrano ancora una volta che il luogo della politica delle donne è la strada, la piazza, uno spazio aperto per riunirsi spontaneamente, per dare un segnale di lotta, mai di resa a una realtà, quella della violenza in questo caso, che miete vittime ogni anno.
Una donna su tre tra i 16 e i 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Oggi si denuncia di più, ma resta ancora forte lo stigma su queste donne, spesso oggetto di linciaggio mediatico, specie sui social network.
C’è uno sforzo nel contrastare questo fenomeno, ma non sembra bastare, se non si va alle sue radici. Alle origini di questa cultura dello stupro e della violenza c’è il patriarcato, che con un’azione di “restaurazione” cerca di riportare le donne sotto il totale controllo degli uomini, attraverso l’uso sistematico della violenza.
L’Italia ha aderito alla Convenzione di Istanbul ma una firma non è un sufficiente segnale di comprensione del fenomeno e di una volontà chiara di contrastarlo. I mezzi messi a disposizione sono sempre troppo pochi: con l’ultimo Piano antiviolenza è stato erogato qualche milione di euro alle Regioni, senza che venisse organizzato un controllo su come questi fondi vengono poi distribuiti e utilizzati. Non sempre si comprende la necessità di lavorare sulle nuove generazioni, contrastando le discriminazioni, aiutandole a comprendere la ricchezza e l’importanza delle differenze, impostando un lavoro fondato sulla cultura del rispetto, superando le barriere di genere, costruendo relazioni sane e non imperniate di cultura machista, facendo comprendere che la mascolinità non coincide con l’uso della forza e della sopraffazione. Altra grave mancanza è un efficace Piano anti-tratta. Manca una cabina di regia che sappia programmare e monitorare le azioni per contrastare le violenze. Sollecitiamo un Ministero delle Pari Opportunità e maggiori investimenti nel relativo Dipartimento.
Il machismo permea le nostre vite, tanto che per molte donne questa è “normalità”. Una normalità pericolosissima perché apre la porta a ogni tipo di violenza, le donne sono facilmente oggettificate, de-umanizzate, tanto che i loro diritti appaiono più deboli e facilmente bypassabili. Lo vediamo chiaramente con le nostre sorelle vittime di tratta. Ma questo riguarda le vite di tutte le ragazze e delle donne. Se si considera la donna sub-umana, inferiore a un essere umano di sesso maschile, sarà anche possibile ucciderla, cancellarla perché non rientra nello schema di donna costruito dagli uomini in secoli di storia.
Perché non ci siano più schiave sessuali, perché non siano tollerate le molestie, le violenze e le discriminazioni di qualsiasi tipo, perché non imperversino gli stereotipi sessisti che ci ingabbiano in ruoli atavici e che ci vogliono subordinate all’ordine patriarcale, che vivo e vegeto e produce tutto questo, dovremmo scendere in piazza anche in Italia. Superando i nostri steccati e uscendo ognuna dai propri antri autoreferenziali, perché lo dobbiamo a tutte noi e, soprattutto alle future generazioni di donne e uomini.
Unica deve essere la parola d’ordine di questa manifestazione:
LA VIOLENZA NON HA MAI SENSO O GIUSTIFICAZIONE! LA VIOLENZA NON DEVE AVERE SPAZIO NELLE NOSTRE VITE!
Basta violenze, basta femminicidi, non dobbiamo assuefarci alla violenza. La violenza deve diventare una questione di stato ai primi posti dell’agenda politica.
Chiediamo, quindi, che si attui pienamente in Italia la Convenzione di Istanbul e che si seguano puntualmente le raccomandazioni CEDAW, monitorandone periodicamente l’applicazione. Siamo stanche di promesse che rimangono parole non accompagnate dai conseguenti fatti.
Ultimamente le donne italiane hanno scelto un ripiegamento nella dimensione privata, personale, incomprensibile e autolesionista, un ripiegamento silenzioso che necessita di essere ascoltato e condiviso. Per questo motivo dobbiamo essere in piazza, perché non si smetta di ascoltare le nostre voci, storie e testimonianze, perché solo se ci siamo tutte insieme (e direi TUTTI insieme) le nostre battaglie avranno forza e potranno incidere significativamente. Ci devono ascoltare non solo il 25 novembre, perché quella data simbolica non basta più a contenere le rivendicazioni delle donne italiane contro ogni forma assunta dalla violenza di genere.
Stiliamo insieme un manifesto, che leghi le nostre marce piccole o grandi, in ogni quartiere, borgo, paese, città della penisola e lavoriamo a questo appuntamento, ognuna con le proprie idee e contributi, semmai gemellandoci con le nostre sorelle spagnole.
Potrebbe anche essere l’occasione per abbracciarne altre, quelle che arrivano in Italia quali vittime di tratta, a fini sessuali o lavorativi. Sappiamo che la violenza che subiscono prima e dopo il loro arrivo nel nostro Paese deriva dalla domanda di sesso a pagamento da parte degli uomini, nostri partner, amici, familiari. Come non c’è spazio per la violenza, cogliamo la possibilità di gridare a viva voce che non ci può essere tolleranza per queste nuove schiavitù.
Esigiamo che tutti i livelli istituzionali si impegnino a contrastare la violenza contro le donne, in ogni sua forma e in ogni ambito della nostra vita. Qualsiasi politica si decida di mettere in campo, ci auguriamo che ci si ricordi che si tratta di difendere delle vite umane, di donne in carne e ossa, con le loro storie reali, che hanno diritto a vivere serenamente senza che qualcuno decida di rovinare e distruggere le loro esistenze. E, soprattutto, impariamo a credere alle donne e sosteniamole davvero, perché una donna che si sente sola e sotto giudizio avrà più paura di denunciare le violenze.
Non possiamo più stare ferme ad assistere a tante vite interrotte perché tanti non-uomini decidono di farlo. Uniamo le idee, troviamo la formula giusta e manifestiamo insieme! Con le nostre voci libere, i nostri cartelloni faidate, le nostre parole piene di energia, per non dimenticare tutte le donne che hanno vissuto e vivono e vivranno questo orrore sulla propria pelle. Basta veramente poco per dare quel segnale forte, che in tante aspettano, soprattutto quelle donne oppresse dall’impotenza della rassegnazione di una vita fatta di soprusi, sopraffazione e tanta, tanta violenza, fino a poterne morire.

ADESIONI per lavorare insieme a un manifesto unitario,che sia di supporto ad una Manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne:
donneinmovimento25n@gmail.com

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