Il disprezzo. Purtroppo è il 25 novembre.
E dobbiamo sopportare di tutto.
Anche da fonti, come dicono i giornalisti, autorevoli.
Ma io sento ormai x lunga frequentazioni con questa scadenza emergere sotto parole di circostanza ,il disprezzo e la colpevolizzazione verso le vittime della violenza.
La questione lo sappiamo sta nella relazione uomo/ donna e nel pensiero, teoria, pratica che nasce dalla relazione diretta con la donna che la violenza subisce.
Le donne in disagio sono le vere esperte della violenza, l'ho sempre capito e detto, anche in ambienti sfavorevoli.
Da loro è venuto il sapere dei Centri Antiviolenza in Italia e la loro particolarissima e innovativa pratica. Coraggiosa e dirompente specialmente verso le Istituzioni .
Pratica che ribalta la logica della loro criminalizzazione (delle donne) , perchè la violenza maschile da chi detiene i poteri è sempre coperta e giustificata, usando le armi di altri saperi consolidati.Fino ad arrivare a considerare le donne che non vogliono denunciare e sottoporsi a tremendi iter giudiziari come malate, instabili, fragili, inaffidabili e quindi bisognose di tutela.
Per avere dei diritti è necessario combattere tutti i giorni e non darli mai x scontati e rifiutare mediazioni che portano svantaggio alle donne in difficoltà e di conseguenza alle donne tutte.
Non si tratta di buonismo o altro : è politica.
Fino a quando il mercato della violenza, che oggi fa fare buoni affari , sarà rigoglioso, non possiamo aspettarci grandi cambiamenti istituzionali.
E' come x la guerra, oggi, ci sono troppi interessi in campo e troppe connivenze. Ma come per la guerra oggi, si deve costruire speranza e nuovi ambiti di sperimentazione, proprio x i Centri Antiviolenza.
Penso che la rivendicazione ed il vittimismo politico non servano. Si deve andare oltre.
E come mi hanno insegnato le donne dell'Udi prima e sempre la libreria delle donne, è mettendosi al centro come soggetti della politica delle donne che si modifica il simbolico.
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