martedì 15 marzo 2016

Letture d’archivio: affinché “suffraggetta” e “femminista” non restino stereotipi.Lea melandri

(da “Lessico politico delle donne: teorie del femminismo”, a cura e con una lettura di Manuela Fraire, Fondazione Badaracco-Franco Angeli 2002)

“La critica del privato affonda le sue radici nella critica della famiglia, ma possiede una sua specificità giacché con il termine ‘privato’ il femminismo ha inteso non solo i rapporti che si svolgono tra le quattro mura, ma più in generale tutti i problemi connessi con l’essere donna in una società dominata dagli uomini. La privatizzazione coatta dei bisogni delle donne è l’elemento contro cui in primo luogo si svolge la critica femminista, ed è partendo da qui che la critica della famiglia diviene coscienza collettiva.”
(…)
“Nelle pratiche assembleari di questi primi collettivi si cominciano a formare lateralmente piccole aggregazioni di sole donne, i ‘piccoli gruppi’, di cui già il movimento femminista americano stava facendo le strutture portanti di crescita del movimento stesso. Attraverso questo rapporto le donne avvertono di uscire per la prima volt dall’isolamento accennando chiaramente ad un risveglio della coscienza e soprattutto alla scoperta di come i fatti concreti della vita quotidiana determinino i tuoi sentimenti ‘femminili’. C’è una nuova consapevolezza dell’importanza delle proprie percezioni, dato che ci sentiamo per la prima volta a contatto con noi stesse, i nostri bisogni, cosa questa che ci da un coraggio diverso di parlare, agire, lottare.
Insistendo continuamente proprio su questi elementi, la percezione e l’esperienza, sembra di assistere al formarsi di una nuova teoria politica, una sorta di ‘politica dell’esperienza’.”
(…)
“Il corpo della donna è dunque il segno tangibile di una negazione e al tempo stesso è il simbolo del possesso dell’uomo; infatti il corpo della donna parla attraverso il fare figli o attraverso la ‘prestazione’ sessuale fornita all’uomo: in tanto esiste in quanto c’è un uomo che ne stabilisce il ‘valore d’uso’. Questo stato di cose è cominciato a sembrare meno ‘naturale’ quando le stare tra sole donne ha suscitato in ognuna la memoria di un altro corpo: quello della madre. L’incontro con le donne rimette in circolazione desideri, fantasie, paure che sin da bambine sono state confinate nell’inconscio.
Come l’inconscio entra nell’oppressione femminile è la grande scoperta del femminismo dei nostri giorni e vorrei anche dire quella in qualche modo decisiva ai fini della costruzione della identità della donna. Il significato più profondo del ‘personale è politico’ lo si coglie proprio a partire da qui.”
(…)
“Attraverso l’autocoscienza le donne arrivano a definire un’area conoscitiva che supera le soglie dell’io cosciente e della parola per indagare più in fondo, dietro la coscienza e la parola, per riconoscere i ‘fantasmi’di cui si alimenta l’esistenza femminile e come questi siano i più profondi segnali dell’oppressione.”

Nessun commento: