martedì 11 ottobre 2016
Giornata Internazionale delle Bambine: i diritti negati alle più piccole di Benedetta Verrini
Violate, sfruttate, costrette al matrimonio in tenerissima età. Sono ancora troppe nel mondo le bambine vittime di soprusi, costrette a fuggire da zone in guerra, esposte a un destino di incertezza. Lo denuncia il Rapporto di Terre des Hommes. Rilanciando la campagna Indifesa
Un bollettino di guerra. La Giornata Internazionale delle Bambine, che si celebra l’11 ottobre di ogni anno, ricorda a tutti quanta strada ci sia ancora da fare per garantire al genere femminile i diritti fondamentali, dalla sopravvivenza all’integrità del corpo, dalla salute all’istruzione fino all’uguaglianza. Le ferite del corpo, per cominciare: sui 200 milioni di donne nel mondo che hanno subito mutilazioni genitali, 44 milioni sono bambine al di sotto dei 14 anni. Ogni anno 16 milioni di baby spose vengono costrette a sposare uomini molto più vecchi, con il rischio di gravidanze assolutamente premature, oltre ad abusi e sfruttamento.
Altrettanto insopportabile è il destino delle minori profughe, arrivate anche in Europa lungo la “Rotta Balcanica”: degli 850 mila censiti nell’ultimo anno, il 16 per cento sono donne e il 24 per cento minorenni, migranti vulnerabili che hanno affrontato un viaggio di estorsioni, stupri e prostituzioni forzate, in balia dei trafficanti.
Secondo il rapporto Every Last Girl: free to live, free to learn, free from harm, lanciato oggi da Save the Children, il Niger è il posto peggiore al mondo dove essere una bambina o una ragazza, la Svezia il migliore. Altri due Paesi scandinavi, Finlandia e Norvegia, occupano il secondo e il terzo posto in classifica, mentre l’Italia si piazza in decima posizione, davanti a Spagna e Germania. Il dossier contiene la graduatoria dei Paesi dove bambine e ragazze hanno maggiori opportunità di crescita e di sviluppo, basata su 5 parametri: matrimoni precoci, numero di bambini per madri adolescenti, mortalità materna, completamento della scuola secondaria di primo grado e numero di donne in Parlamento. L’Italia ha gli stessi risultati della Svezia per quanto riguarda il numero di figli per madri adolescenti (6 su 1.000) e tasso di mortalità materna (4 su 100.000 nascite), mentre ha una percentuale minore di donne che siedono in Parlamento (31% contro 44%).
La complessità della situazione è ampiamente illustrata anche nel Rapporto sulla condizione delle bambine e delle ragazze che Terre des Hommes pubblica in occasione della Campagna “Indifesa”, nata per garantire alle piccole a rischio un’istruzione adeguata e una vita in salute libera da qualsiasi forma di oppressione e violenza. «Parliamo di bambine e ragazze ancora troppo spesso vittime violenze, abusi e discriminazione. La Campagna Indifesa quest’anno punta i riflettori su quelle che vivono in zone teatro di guerra e nelle emergenze migratorie che ne conseguono, per proteggerle e tutelarne i diritti fondamentali alla salute, allo studio, alla libertà» spiega Donatella Vergari, segretario generale di Terre des Hommes. «Per questo siamo impegnati da anni per la loro protezione in Italia e nel mondo con progetti concreti per offrire assistenza e un futuro migliore».
E in Italia? Anche se le condizioni di vita sono differenti, non si può dire che le bambine e le ragazze possano crescere in completa sicurezza. La crescita dei reati contro i minori sembra inarrestabile: i bambini vittime di crimini hanno raggiunto nel 2014 la cifra record di 5.356 (il 60 pere cento femmine). Le vittime di pornografia minorile negli ultimi dieci anni sono cresciute di oltre il 500 per cento e nella stragrande maggioranza dei casi, le vittime erano bambine e ragazze. I casi di violenza sessuale, compreso quella aggravata, denunciati nel 2014 sono stati 962, per l’85 per cento femmine.
Ma c’è anche un fronte culturale da presidiare. Nella nuova edizione del Dossier Indifesa fanno riflettere i dati dell’Osservatorio sulla violenza e gli stereotipi di genere avviato da Terre des Hommes con ScuolaZoo, che ha coinvolto duemila ragazzi e ragazze tra i 14 e i 19 anni. Oltre il 40 per cento dei giovani maschi, per esempio, ritiene che la violenza domestica si consumi “all’interno di famiglie molto povere” e più del 30 per cento ritiene che nessuno dovrebbe intromettersi nelle questioni riguardanti la coppia. Ancora sugli stereotipi: quasi il 28 per cento dei ragazzi pensa che occuparsi della casa e della famiglia sia un compito esclusivo delle donne e invece è compito degli uomini dirigere la famiglia (45,6 per cento). Riguardo all’uso delle immagini online, poi, solo il 47 per cento delle ragazze ammette che ciò che succede su internet è reale e non virtuale. La diffusione di immagini personali a sfondo sessuale equivale a una violenza per quasi l’85 per cento delle femmine, contro l’80 per cento dei maschi.
Quest’anno Terre des Hommes chiede al popolo dei social network di testimoniare la condivisione dei valori della Campagna aderendo alla sua #Orange Revolution, la “Rivoluzione Arancione”. Come? Basta postare sul proprio profilo Facebook, Twitter o Instagram un oggetto, uno slogan, una foto o un selfie dal tocco arancione usando gli hashtag #OrangeRevolution #indifesa. Perché l’arancione? «Perché oltre ad essere stato il colore che ha caratterizzato varie rivoluzioni, vuole essere un segnale di rottura degli stereotipi di genere, che impongono il rosa come il colore delle bambine» conclude Vergari.
http://www.iodonna.it/attualita/in-primo-piano/2016/10/10/diritti-delle-bambine/
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