Non succede solo nel mondo dello spettacolo e del cinema. Ricatti, molestie sessuali e abusi vengono subìti da centinaia e centinaia di donne anche nei corridoi e negli uffici di piccole e grandi aziende. Non solo per un’assunzione, ma anche per tenere il proprio posto. Forme diverse che però hanno tutte lo stesso nome, quello della violenza sul lavoro. Ma combattere la cultura del potere e della prevaricazione si può. Come? Con la formazione, promuovendo al contrario il rispetto e l’uguaglianza di genere. È quanto emerge da un’indagine realizzata in occasione di Expotraining, fiera della formazione, lavoro e sicurezza in programma il 25 e 26 ottobre alla Fiera di Milano, che ha coinvolto da una parte le aziende, dall’altra chi cerca lavoro.
La formazione, quindi, è strategica contro le molestie sul lavoro, ma le aziende italiane da questo punto di vista sono ancora indietro. “Il problema è di carattere culturale e antropologico. In Italia non è ancora ben compresa l’importanza della formazione continua, anche se si sta assistendo ad una lenta inversione di tendenza – spiega Carlo Barberis, presidente di Expotraining –. Una valida ricerca dell’Ocse ci ha collocati al terzultimo posto per numero di ore di formazione, circa 3 ore all’anno per ogni dipendente a fronte delle 24 della Germania. Occorre ancora lavorare per far capire la sua funzione e per costruire ambienti di lavoro migliori, ma anche più attenti alle diversità di genere”. Sui 300 manager intervistati per l’indagine, solo il 19% dice infatti di aver fatto partire un progetto formativo sui temi dell’uguaglianza, o di avere intenzione di farlo. Il trend però è in crescita: nel 2015 era appena il 12%.
Sono in particolare le grandi aziende a prevedere corsi specifici di management della diversità che trattano quindi i temi del “gender gap” e del superamento degli stereotipi: tra le piccole e medie imprese li fanno sotto il 9%. Questi stessi temi, più in generale, sono ancora molto poco presenti nei percorsi di formazione, così come sono ancora limitate le risorse che vengono dedicate e che si aggirano in media intorno al 5% del budget, anche se dall’indagine dell’osservatorio Expotraining emerge un altro aspetto tutt’altro che irrilevante: chi cerca lavoro è invece attento alla presenza di questo tipo di formazione. Su 500 lavoratori intervistati, il 73% ha affermato che l’esistenza di programmi dedicati alla cultura dell’uguaglianza è uno degli elementi che vorrebbe trovare sul posto di lavoro.
“Una vera e propria cultura di genere nelle aziende non c’è e l’approccio è ancora tendenzialmente maschilista – continua Barberis –. Le donne sono solitamente più preparate e più interessate alla formazione perché devono dimostrare di avere maggiori competenze a fronte della concorrenza maschile”. Le donne infatti si formano il 12% in più rispetto agli uomini e il 36%, nella fascia di età dai 18 ai 30 anni, mette la possibilità di aggiornarsi e formarsi ai primi posti tra i requisiti del proprio posto di lavoro ideale. “In Italia si sente un grande bisogno di costruire una cultura dell'eguaglianza e del rispetto verso le donne – conclude Barberis –. E la formazione continua può davvero cambiare la percezione e superare stereotipi”.
Oltre all’indagine sulle molestie, il 25 e 26 ottobre a Expotraining saranno discusse altre ricerche su lavoro, formazione e giovani. Nel corso della manifestazione sarà inoltre predisposta una proposta di legge specifica per incentivare la formazione nelle imprese italiane, si terrà il Forum Imprese e Management con la partecipazione di sindacati e associazioni di imprenditori e sarà presentato un report degli investimenti su lavoro e formazione della Regione Lombardia.
http://www.repubblica.it/economia/miojob/lavoro/2017/10/23/news/molestie_lavoro_eguaglianza_di_genere-179086525/
Nessun commento:
Posta un commento