mercoledì 1 novembre 2017

Non siamo le vostre donne di Penny*

Gli uomini dovrebbero guardarci con lo stesso rispetto con cui si guarda un panorama. Dovremmo poter dire alle nostre figlie: siate libere! Invece dobbiamo dir loro: state attente! Non vestitevi in un certo modo. Non guardate in un certo modo. Non osate.
La colpa sarà vostra. Se li lasciate. Se vi violentano. Se vi picchiano. Se abusano psicologicamente. Vostra perché avevate i pantaloni troppo corti. La maglietta troppo stretta. O avete pronunciato una parola di troppo. O non si sta in giro fino a quell’ora. Vostra perché non siete cosa degli uomini.
Così possono assolversi. E potrà continuare a sopravvivere questa cultura che li risparmia sempre. Se non sono italiani di più.
Come potesse esserci una differenza nella violenza.
Gli uomini dovrebbero trattarci come si tratta un panorama. Dovrebbero avere lo sguardo lungo. Il cuore aperto. Le mani buone. Non dovrebbero dire alle donne del mondo: “Siete le nostre donne”. E finché qualcuno penserà che ci dovranno proteggere, nulla potrà cambiare.
Sappiate che io non dirò alle mie figlie come vestirsi. Né di abbassare lo sguardo. Parlerò di diritti. Di necessità. Parlerò di una ragazza di sedici anni morta per mano di quello che veniva chiamato amore, per futili motivi. Di un’altra per delle briciole sul tavolo. Un’altra abusata sulla spiaggia. Di due ragazze che a Firenze erano vittime, e sono state vessate da parole di uomini stolti. Di una ragazzina di quindici anni stuprata dal branco per mesi e di un sindaco che dice convinto: “È stata una bravata!”.
Racconterò fino a che non avrò fiato. Racconterò che possono decidere. Cambiare. Che  i principi non solo non salvano. A volte uccidono. E se ne vedono uno, di scappare a gambe levate.
Di dire no a chi le infila dentro a categorie stabilite. Di dire no. Con i pantaloncini corti e la maglia stretta. Non si provoca una violenza. Mai. Una violenza accade. Spesso tra le mura di casa. Spesso per mano di un uomo che dice di amarci. Spesso per mano di altri uomini che li giustificano. Che non sanno neanche lontanamente cosa sia un panorama.

* Insegnante e madre di due ragazze adolescenti. Sul sul suo blog sosdonne.com dice di scrivere “per necessità” e che la sua ragazza quindicenne fa i disegni (davvero belli). Ha autorizzato con piacere Comune a pubblicare i suoi articoli, è il suo modo di fare Comune insieme, “È bello in questo mondo un po’ bizzarro sentirsi meno soli”.
Ha aderito alla campagna Un mondo nuovo comincia da qui scrivendo:
Se c’é una libertà che abbiamo ancora, è quella di poter utilizzare le parole. Le parole sono potenti. Hanno la presunzione di cambiare le cose. Distruggere muri e creare ponti. Comune dona una possibilità alle parole, come quella di avvicinarsi alla verità, anche se scomoda. E lo fa nell’unico modo possibile, mettendo insieme e interrogandosi. Noi possiamo esserci. E farlo insieme in un progetto che unisce. Dicendo no a una società che divide. Penny

https://comune-info.net/2017/09/non-le-vostre-donne/

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