La Casa Internazionale delle Donne a Roma ha ricevuto un’ingiunzione di pagamento per circa 800mila euro di mensilità di affitto non pagate, una cifra elevatissima che dovrebbe essere versata entro 30 giorni. Si presume che in caso contrario l’amministrazione comunale proceda allo sgombero dei locali di via della Lungara anche se Rosalba Castiglione, assessora al Patrimonio e alle Politiche abitative di Roma Capitale ha dichiarato che “non c’è alcuno sfratto in corso. Solo la richiesta del pagamento della morosità accumulata”.
La struttura che faceva parte del complesso del Buon Pastore entrò a far parte della storia del femminismo quando da rudere in stato di abbandono venne occupato dalla fine degli anni 80 dal movimento delle donne per diventare abitato, attivo e vitale, sede di iniziative culturali e politiche. Venne ristrutturato e poi gestito come spazio per le donne sulla base di lunghe trattative con le Giunte che via via si sono succedute negli anni.
Quando nel 1992 venne stipulata la convenzione, la Casa si assunse l’onere delle spese di manutenzione ordinaria, straordinaria e del pagamento delle utenze ma negli accordi venne incluso anche un debito pregresso di 150mila euro che comprendeva gli anni dell’occupazione. Nel 2013 la Giunta Marino si occupò del problema e stava arrivando ad un accordo per il saldo del debito in virtù del valore economico dei servizi offerti gratuitamente, alla città e alle donne, dalle 40 associazioni che fanno parte del Consorzio che oggi gestisce la Casa Internazionale. Si calcolò in 700mila euro l’anno, il valore delle consulenze psicologiche e legali per donne vittime di violenza, delle prestazioni svolte nei consultori medici e ginecologici, dei progetti di orientamento al lavoro e delle iniziative culturali oltre alla cura di Archivia una biblioteca ragionata del femminismo italiano e internazionale messo a disposizione di studenti e studentesse per studi e tesi di laurea. Le attività svolte in un solo anno a favore delle cittadine e dei cittadini romani basterebbe ad estinguere quasi tutto il debito.
La via per regolarizzare la situazione di morosità intrapresa dalla Giunta Marino era stata condivisa anche dal Movimento 5 Stelle. Quando Virginia Raggi arrivò in Campidoglio, la Casa Internazionale riprese il dialogo perché venisse presa in considerazione la strada indicata della Giunta Marino. La sindaca era andata in visita alla Casa e c’erano stati segnali di apertura nell’intento di risolvere la situazione evitando uno scontro sul saldo del debito. Poi inaspettatamente c’è stata la svolta con una raccomandata dai toni perentori. Perché?
Francesca Romana Koch, presidente del Consorzio che gestisce la Casa Internazionale, si augura che “ci sia una via d’uscita e che le donne vengano ancora accolte e sostenute venne condivisa e si riapra un dialogo per portare al superamento del problema”. Il 13 novembre si svolgerà una assemblea alla Casa Internazionale per decidere cosa fare per affrontare il rischio di uno sfratto che pende sulla testa delle attiviste e delle donne che sono accolte ogni giorno nei locali di via della Lungara.
E’ difficile pensare che la Casa Internazionale “pesi sulle spalle dei cittadini romani” quando è un luogo attivo e vitale con un valore storico, politico ed economico che non deve chiudere i propri battenti ma perché questo non avvenga deve entrare in gioco la volontà politica di lasciare attiva una risorsa importante per le donne romane e non solo.
www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/09/roma-cose-e-cosa-rappresenta-la-casa-delle-donne-a-rischio-sfratto/3968137/
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