Mentre
si celebrano le conquiste del diritto al matrimonio egualitario, ecco
la tagliente analisi critica di Katha Pollitt su The Nation. Una
prospettiva statunitense perfettamente valida anche per l’Italia.
Perché
i diritti riproduttivi perdono e i diritti omosessuali vincono? Il
tentativo fatto dallo stato dell’Indiana di far passare
l’opposizione al matrimonio omosessuale sotto le spoglie della
libertà religiosa ha provocato un’immediata reazione critica in
tutto il paese. Nel frattempo, però, la Corte Suprema ha permesso ai
datori di lavoro, per motivi religiosi, di negare l’assicurazione
medica che riguarda la contraccezione – non l’aborto, la
contraccezione – alle lavoratrici. Ci sono nuove leggi che stanno
costringendo le cliniche che praticano aborti a chiudere; e ciò che
è più assurdo, a poco a poco in ogni stato [degli USA], si stanno
facendo passare persino delle restrizioni pericolose dal punto di
vista medico.
A
parte i casi in cui i media riportano qualche affermazione delirante
di un Todd Akin o di un Richard Mourdock [repubblicani
anti-abortisti], dov’è lo sdegno dell’opinione pubblica
nazionale? La maggior parte degli americani sono pro-choice [a favore
dell’aborto legale], più o meno; solo una piccola minoranza vuole
l’abolizione dell’aborto legale. Se si pensa, poi, che in media
una donna su tre avrà avuto almeno un aborto prima di raggiungere la
menopausa, e che la maggior parte di queste donne ha avuto genitori,
partner, amiche/i – qualcun* – che le ha aiutate ad ottenerlo, la
reazione tiepida di fronte all’attacco alle leggi sull’aborto in
senso restrittivo deve includere molte persone che hanno beneficiato
esse stesse della possibilità di un aborto sicuro e legale.
I
media presentano il matrimonio egualitario e i diritti riproduttivi
come questioni di una “guerra culturale”, come se in qualche modo
esse camminassero insieme. Ma forse non sono tanto simili quanto
pensiamo. Ecco alcune distinzioni:
Il
matrimonio egualitario riguarda l’amore, il romanticismo, il
coinvolgimento in una coppia, mettere su casa, farsi una famiglia. La
gente ama! Ama! Ma il matrimonio egualitario significa anche legare
l’amore ai valori della famiglia, allargare un’istituzione
conservatrice che ha già perso molto del suo potere coercitivo sulla
società e che per milioni di persone è diventata solo un’opzione.
(Il matrimonio egualitario dunque segue la legge di Pollitt: le
persone marginalizzate ottengono l’accesso quando qualcosa è
diventato di minor valore, ecco perché oggi le donne possono essere
critiche d’arte e le persone afroamericane vincono premi di
poesia). Lungi dal costituire una minaccia al matrimonio, come
sostengono gli oppositori religiosi, consentire alle persone
omosessuali di sposarsi dà all’istituzione un aggiornamento di cui
ha molto bisogno, e fa in modo che le persone LGBT non rappresentino
una minaccia per lo status quo: anziché dei pedofili promiscui e
insegnanti di ginnastica single, i gay e le lesbiche sono i vostri
vicini che comprano i mobili da Ikea e fanno il barbecue in giardino.
I
diritti riproduttivi [contraccezione, aborto] al contrario,
riguardano il sesso – la libertà sessuale, l’opposto del
matrimonio – in tutto il loro splendore caotico e incontrollato.
Sostituiscono
l’immagine della donna casta, della madre che si sacrifica e che
dipende dall’uomo con quella della donna indipendente, che ha
rapporti sessuali e probabilmente nessuna voglia di sacrificarsi. Non
importa che la contraccezione sia indispensabile per la vita moderna,
che l’aborto preceda di migliaia di anni la rivoluzione sessuale,
che un sacco di donne che abortiscono sono sposate o che la maggior
parte (60%) di loro siano già madri. La contraccezione e l’aborto
permettono alle donne – e, in misura minore, agli uomini – di
fare sesso senza punizione, ovvero ciò che viene chiamato anche
“responsabilità”. E la nostra cultura puritana risponde: “dovrai
pagare per quel piacere, sgualdrina”.
Il
matrimonio omosessuale è presentato come voluto dagli uomini. Le
coppie lesbiche costituiscono la maggior parte dei matrimoni
omosessuali, ma la stessa espressione “matrimonio gay” lo fa
apparire come un tema di interesse maschile. Ciò lo rende una cosa
di interesse per tutti, perché tutto ciò che è maschile è di
interesse generale. Sebbene molte persone che hanno combattuto per il
matrimonio omosessuale siano attiviste e avvocate lesbiche, gli
uomini gay hanno parecchio potere sociale ed economico, e lo hanno
usato in maniera efficace per far diventare la causa un fatto
mainstream.
I
diritti riproduttivi [la contraccezione, l’aborto], invece, hanno a
che fare, inevitabilmente, con le donne. La misoginia diffusa ovunque
significa che non solo quei diritti siano stigmatizzati – insieme
alle donne che li esercitano – ma che gli uomini non li vedano poi
come chissà quanto importanti, mentre le donne hanno un potere
sociale limitato per promuoverli. E questo potere è messo facilmente
in pericolo da un’identificazione troppo forte con qualunque cosa
non sia la versione più blanda del femminismo. Non ci sono
amministratrici delegate di grosse compagnie a versare milioni per i
diritti riproduttivi o a minacciare di trasferire la propria azienda
se uno stato smantella l’accesso all’aborto. E tranne poche
eccezioni, anche le vip più famose si tengono ben alla larga dalla
questione.
Il
matrimonio egualitario interessa tutte le classi sociali. Chiunque
può avere un* figl* LGBT, e ogni genitore di qualsiasi appartenenza
politica vuole, com’è ovvio, che i/le propri/e figl* abbiano le
stesse opportunità di tutt* gli/le altr*. Allo stesso modo,
qualsiasi donna potrebbe trovarsi ad aver bisogno di abortire, ma
forse non tutte se ne rendono conto. Se si punta solo a migliorare le
pratiche di controllo delle nascite, ciò significa che le donne
benestanti e istruite potranno controllare molto bene la propria
fertilità con l’aiuto di un medico privato – certamente meglio
delle donne che si affidano alle strutture pubbliche – e che
potranno abortire se ne avranno bisogno. Sono le donne con reddito
basso ad essere pesantemente danneggiate dalle restrizioni
sull’aborto – e da quando in qua i loro problemi sono in cima
alla lista di priorità delle classi medie e alte?
Il
matrimonio egualitario non costa nulla alla società e non toglie
potere a nessuno. Nessuno è stato in grado di sostenere in modo
convincente che il matrimonio gay danneggi in qualche modo il
matrimonio etero. Invece i diritti riproduttivi hanno un costo: si
deve prevedere inevitabilmente un finanziamento pubblico. (“Se vuoi
divertirti, divertiti, ma non chiedere a me di pagare il conto” ha
dichiarato un legislatore del New Hapshire nel tentativo di tagliare
i fondi sulla contraccezione). Inoltre, la contraccezione e l’aborto
conferiscono potere alle donne e lo tolgono ad altre persone: i
genitori, i datori di lavoro, il clero e gli uomini.
Col
matrimonio egualitario nessuno ci perde. Ma molte persone, incluse
quelle che si definiscono pro-choice, credono che con l’aborto
qualcun* perda: l’embrione o il feto. Devi avere una considerazione
altissima delle donne per stare dalla parte della donna incinta, con
tutte le sue inevitabili complessità e manchevolezze, anziché dalla
parte della potenzialità, così pura, del/la futur* bambin*.
Il
matrimonio egualitario è una cosa meravigliosa, un importante
diritto civile che conferisce dignità a un gruppo di persone che
prima ne era escluso. Nel corso del tempo, esso potrà incidere in
qualche modo sulle convenzioni di genere del matrimonio
eterosessuale, ma non porterà alcun cambiamento fondamentale nella
nostra organizzazione sociale ed economica. I diritti riproduttivi,
invece, sono inevitabilmente collegati al più ampio progetto del
femminismo, che ha già destabilizzato ogni ambito della vita, dalla
camera da letto alla sala riunioni del consiglio di amministrazione.
Che cosa potrebbero esigere le donne, che cosa potrebbero realizzare,
come potrebbero scegliere di vivere, se ogni donna avesse figli solo
quando, e se, li vuole? Dire che questa sarebbe una “guerra
culturale” è dire poco.
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