lunedì 8 giugno 2015

C’È UN MOTIVO SE IL MATRIMONIO OMOSESSUALE VINCE MENTRE IL DIRITTO ALL’ABORTO PERDE

Mentre si celebrano le conquiste del diritto al matrimonio egualitario, ecco la tagliente analisi critica di Katha Pollitt su The Nation. Una prospettiva statunitense perfettamente valida anche per l’Italia.
Perché i diritti riproduttivi perdono e i diritti omosessuali vincono? Il tentativo fatto dallo stato dell’Indiana di far passare l’opposizione al matrimonio omosessuale sotto le spoglie della libertà religiosa ha provocato un’immediata reazione critica in tutto il paese. Nel frattempo, però, la Corte Suprema ha permesso ai datori di lavoro, per motivi religiosi, di negare l’assicurazione medica che riguarda la contraccezione – non l’aborto, la contraccezione – alle lavoratrici. Ci sono nuove leggi che stanno costringendo le cliniche che praticano aborti a chiudere; e ciò che è più assurdo, a poco a poco in ogni stato [degli USA], si stanno facendo passare persino delle restrizioni pericolose dal punto di vista medico.
A parte i casi in cui i media riportano qualche affermazione delirante di un Todd Akin o di un Richard Mourdock [repubblicani anti-abortisti], dov’è lo sdegno dell’opinione pubblica nazionale? La maggior parte degli americani sono pro-choice [a favore dell’aborto legale], più o meno; solo una piccola minoranza vuole l’abolizione dell’aborto legale. Se si pensa, poi, che in media una donna su tre avrà avuto almeno un aborto prima di raggiungere la menopausa, e che la maggior parte di queste donne ha avuto genitori, partner, amiche/i – qualcun* – che le ha aiutate ad ottenerlo, la reazione tiepida di fronte all’attacco alle leggi sull’aborto in senso restrittivo deve includere molte persone che hanno beneficiato esse stesse della possibilità di un aborto sicuro e legale.
I media presentano il matrimonio egualitario e i diritti riproduttivi come questioni di una “guerra culturale”, come se in qualche modo esse camminassero insieme. Ma forse non sono tanto simili quanto pensiamo. Ecco alcune distinzioni:
Il matrimonio egualitario riguarda l’amore, il romanticismo, il coinvolgimento in una coppia, mettere su casa, farsi una famiglia. La gente ama! Ama! Ma il matrimonio egualitario significa anche legare l’amore ai valori della famiglia, allargare un’istituzione conservatrice che ha già perso molto del suo potere coercitivo sulla società e che per milioni di persone è diventata solo un’opzione. (Il matrimonio egualitario dunque segue la legge di Pollitt: le persone marginalizzate ottengono l’accesso quando qualcosa è diventato di minor valore, ecco perché oggi le donne possono essere critiche d’arte e le persone afroamericane vincono premi di poesia). Lungi dal costituire una minaccia al matrimonio, come sostengono gli oppositori religiosi, consentire alle persone omosessuali di sposarsi dà all’istituzione un aggiornamento di cui ha molto bisogno, e fa in modo che le persone LGBT non rappresentino una minaccia per lo status quo: anziché dei pedofili promiscui e insegnanti di ginnastica single, i gay e le lesbiche sono i vostri vicini che comprano i mobili da Ikea e fanno il barbecue in giardino.
I diritti riproduttivi [contraccezione, aborto] al contrario, riguardano il sesso – la libertà sessuale, l’opposto del matrimonio – in tutto il loro splendore caotico e incontrollato.
Sostituiscono l’immagine della donna casta, della madre che si sacrifica e che dipende dall’uomo con quella della donna indipendente, che ha rapporti sessuali e probabilmente nessuna voglia di sacrificarsi. Non importa che la contraccezione sia indispensabile per la vita moderna, che l’aborto preceda di migliaia di anni la rivoluzione sessuale, che un sacco di donne che abortiscono sono sposate o che la maggior parte (60%) di loro siano già madri. La contraccezione e l’aborto permettono alle donne – e, in misura minore, agli uomini – di fare sesso senza punizione, ovvero ciò che viene chiamato anche “responsabilità”. E la nostra cultura puritana risponde: “dovrai pagare per quel piacere, sgualdrina”.
Il matrimonio omosessuale è presentato come voluto dagli uomini. Le coppie lesbiche costituiscono la maggior parte dei matrimoni omosessuali, ma la stessa espressione “matrimonio gay” lo fa apparire come un tema di interesse maschile. Ciò lo rende una cosa di interesse per tutti, perché tutto ciò che è maschile è di interesse generale. Sebbene molte persone che hanno combattuto per il matrimonio omosessuale siano attiviste e avvocate lesbiche, gli uomini gay hanno parecchio potere sociale ed economico, e lo hanno usato in maniera efficace per far diventare la causa un fatto mainstream.
I diritti riproduttivi [la contraccezione, l’aborto], invece, hanno a che fare, inevitabilmente, con le donne. La misoginia diffusa ovunque significa che non solo quei diritti siano stigmatizzati – insieme alle donne che li esercitano – ma che gli uomini non li vedano poi come chissà quanto importanti, mentre le donne hanno un potere sociale limitato per promuoverli. E questo potere è messo facilmente in pericolo da un’identificazione troppo forte con qualunque cosa non sia la versione più blanda del femminismo. Non ci sono amministratrici delegate di grosse compagnie a versare milioni per i diritti riproduttivi o a minacciare di trasferire la propria azienda se uno stato smantella l’accesso all’aborto. E tranne poche eccezioni, anche le vip più famose si tengono ben alla larga dalla questione.
Il matrimonio egualitario interessa tutte le classi sociali. Chiunque può avere un* figl* LGBT, e ogni genitore di qualsiasi appartenenza politica vuole, com’è ovvio, che i/le propri/e figl* abbiano le stesse opportunità di tutt* gli/le altr*. Allo stesso modo, qualsiasi donna potrebbe trovarsi ad aver bisogno di abortire, ma forse non tutte se ne rendono conto. Se si punta solo a migliorare le pratiche di controllo delle nascite, ciò significa che le donne benestanti e istruite potranno controllare molto bene la propria fertilità con l’aiuto di un medico privato – certamente meglio delle donne che si affidano alle strutture pubbliche – e che potranno abortire se ne avranno bisogno. Sono le donne con reddito basso ad essere pesantemente danneggiate dalle restrizioni sull’aborto – e da quando in qua i loro problemi sono in cima alla lista di priorità delle classi medie e alte?
Il matrimonio egualitario non costa nulla alla società e non toglie potere a nessuno. Nessuno è stato in grado di sostenere in modo convincente che il matrimonio gay danneggi in qualche modo il matrimonio etero. Invece i diritti riproduttivi hanno un costo: si deve prevedere inevitabilmente un finanziamento pubblico. (“Se vuoi divertirti, divertiti, ma non chiedere a me di pagare il conto” ha dichiarato un legislatore del New Hapshire nel tentativo di tagliare i fondi sulla contraccezione). Inoltre, la contraccezione e l’aborto conferiscono potere alle donne e lo tolgono ad altre persone: i genitori, i datori di lavoro, il clero e gli uomini.
Col matrimonio egualitario nessuno ci perde. Ma molte persone, incluse quelle che si definiscono pro-choice, credono che con l’aborto qualcun* perda: l’embrione o il feto. Devi avere una considerazione altissima delle donne per stare dalla parte della donna incinta, con tutte le sue inevitabili complessità e manchevolezze, anziché dalla parte della potenzialità, così pura, del/la futur* bambin*.
Il matrimonio egualitario è una cosa meravigliosa, un importante diritto civile che conferisce dignità a un gruppo di persone che prima ne era escluso. Nel corso del tempo, esso potrà incidere in qualche modo sulle convenzioni di genere del matrimonio eterosessuale, ma non porterà alcun cambiamento fondamentale nella nostra organizzazione sociale ed economica. I diritti riproduttivi, invece, sono inevitabilmente collegati al più ampio progetto del femminismo, che ha già destabilizzato ogni ambito della vita, dalla camera da letto alla sala riunioni del consiglio di amministrazione. Che cosa potrebbero esigere le donne, che cosa potrebbero realizzare, come potrebbero scegliere di vivere, se ogni donna avesse figli solo quando, e se, li vuole? Dire che questa sarebbe una “guerra culturale” è dire poco.



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