Scrivo per ragionare
di gender, personaggio parecchio nominato in quest’ultimo periodo.
Definito dai partecipanti al Family Day “lo sterco del diavolo” è
diventato uno spunto per realizzare meme di ogni tipo. Perché
possiamo anche prestare attenzione a quel che fanno certi cattolici,
o neocatecumenali che dir si vogliono, ma in una cosa non si
contraddicono mai.
Qualunque
sia l’argomento del quale si parla possiamo contare su una
certezza. Quel certo contesto non sa produrre idee nuove, originali,
e dunque per secoli non fa altro che propinarci lo stesso pretesto
per causare fobie. Il diavolo, è sempre quello, che si nasconde
dietro mille parole. Un tempo erano le ostetriche, e parliamo
dell’inquisizione, poi erano le curatrici che adoperavano le erbe,
poi erano le donne sessualmente attive al di fuori dal matrimonio, le
adultere, quelle che non si sottomettevano al volere della chiesa,
ché tutto vuol dirigere e comandare in ogni angolo della terra.
Alcuni dei
partecipanti alla manifestazione, mi riferisco a gruppi di estrema
destra, immagino che usino ancora, a volte, il migrante, lo
straniero, il negro, per causare paura. Oggi, però, il ruolo del
baubau per eccellenza spetta al gender. Allora bisogna collocare la
parola nei contesti giusti, perché quel che è successo in piazza
cos’altro può essere se non un esorcismo collettivo? Anzi no. C’è
il gender che provoca terremoti e tsunami, poi c’è la donna, che
lascia l’uomo per un’altra donna, che manda all’inferno l’uomo
che resta senza amore, e per ciò stesso egli può uccidere. Un
grazie a Kiko Arguello per averci illuminato circa le ulteriori colpe
da assegnare alle donne che vengono ammazzate.
Un grazie va anche a
chi ha definito i gay contronatura, a chi vomita pensando a bambini
adottati da una coppia gay, a tutti coloro che rendono questo mondo
ancora fermo ai tempi dell’inquisizione o, volendo trovare un altro
elemento di riferimento, ai tempi del fascismo. C’è sempre un
nemico esterno da inventare per tenere unito il branco, perché
altrimenti si scioglie e cosa si può inventare per tenere fermi e
attenti quei volti rapiti da una mistica che sa di suggestione?
Ho letto anche di
analisi filosofiche sulla futura frammentazione delle famiglie. Come
si fa a tenere unite le famiglie quando non vogliono affatto essere
tali? Non si può semplicemente avere rispetto delle scelte altrui?
Invece no. Sarebbe troppo semplice, perché se non c’è qualcuno da
obbligare con regole e norme imposte, non ci si diverte. Bisogna
trovare un punto da cui far partire la protesta affinché le forche
siano pronte per impiccare qualcuno.
Volete sapere cos’è
il gender? Volete proprio? Ecco: è il fatto di considerare una donna
come accessorio affettivo in favore dell’uomo solo perché di sesso
femminile. E’ il fatto di considerare l’uomo un po’ stronzo, a
prescindere, al punto tale da definirlo incapace di sopportare la
fine di una relazione. Perché non tutti gli uomini uccidono.
Cos’altro è il
gender? Il fatto di considerare un genitore incapace solo perché
gay. E’ il fatto di proiettare su altre persone i propri bisogni,
che saranno quelli della Miriano, di Adinolfi, dei neocatecumenali,
quando in realtà basterebbe semplicemente lasciare che al mondo
ciascuno viva seguendo le proprie regole.
Il gender è il
fatto di considerare una donna sottomessa perché donna. E’ il
fatto di considerare un gay contronatura perché la giustezza si
riflette solo nel volto di un etero. E’ il fatto di educare bambini
e bambine non al rispetto delle differenze ma all’offesa, al
bullismo, alla perfidia nei confronti di chiunque sia diverso. E’
quando a una bambina insegni che da grande dovrà soltanto fare la
madre, moglie, quella che in casa ha gli obblighi di cura, e quando a
un bambino insegni che dovrà soltanto starsene in disparte, senza
poter manifestare la propria capacità affettiva, mostrando machismo
e forza anche quando vorrebbe condividere la propria fragilità.
Il gender è dire
che una donna non può guidare un camion e un uomo non può fare il
ballerino di danza classica. E’ quando dici a tuo figlio “sei una
femminuccia” perché piange o quando dici a tua figlia “sei un
maschiaccio” perché gioca per strada in cerca di avventure. Il
gender che temete è la somma di un pensiero critico – gli studi di
genere – contenuto in migliaia di libri e vi insegna a essere un
po’ meno trogloditi di così.
Dunque, vediamo un
po’, la parola gender di per sé non significa nulla, o meglio,
significa genere, molto più semplicemente. E non è quella che
trasmette diabolici influssi del male. L’educazione di genere
insegna il rispetto per gli altri generi ed è una materia necessaria
da introdurre nelle scuole pubbliche. Lo è. E giusto perché abbiamo
l’opportunità di parlarne: perché non togliete i crocifissi e non
smettete l’ora di religione nella scuola pubblica? Perché è
pubblica, ed è anche mia, e io che sono molto tollerante posso
confrontarmi con tante diversità, ma se tu sputi sulla mia allora io
esigo che la tua resti lontana da me. E ricorda: sei tu che hai
tirato su questo muro. Quando avrai voglia di tirarlo giù e di
parlarne io sono sempre disponibile. Intanto indosso un gender e vado
a genderizzare con le amiche e gli amici, perché genderizzando si
impara. O no?
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