giovedì 23 luglio 2015

Diretta a Giudici di Firenze Vergognatevi della vostra sentenza! Anna Maria Arlotta

Giudici che avete assolto i sei stupratori di Firenze, i firmatari di questa petizione vi chiedono di vergognarvi profondamente della vostra sentenza. Ad essere processata è stata la ragazza e non i colpevoli di un atto ignobile! 
Le vostre motivazioni denotano un’assoluta mancanza di logica.
Dunque, si tratta di una "vicenda incresciosa" e "non encomiabile per nessuno" E perché mai, se con l’assoluzione avete stabilito che c’è stato il consenso della ragazza? Cos’ha di increscioso e non encomiabile un rapporto tra adulti frutto di un accordo? 
Ah, ma attenzione! Ritenete che i ragazzi possano aver "mal interpretato" la disponibilità della ragazza. Cioè, lei ha detto no e loro hanno capito sì? 
La ragazza “era presente a se stessa anche se probabilmente ubriaca”. Questa è l'affermazione più assurda, perché le due cose sono antitetiche. “Il rapporto non fu ostacolato”. Beh, se era ubriaca non poteva ostacolare proprio niente! E cosa vi fa concludere che “la ragazza con la denuncia voleva rimuovere quello che considerava un suo discutibile momento di debolezza e fragilità”? Ve l’ha detto lei? Siete in possesso di una registrazione con queste sue parole? O è una vostra paternalistica supposizione? Perché mai un soggetto che chiamate disinibito avrebbe dovuto considerare quel momento uno di fragilità?
Non è che avete fatto il processo alla sua personalità e concluso che essendo lei bisessuale allora era depravata? Nei romanzi ottocenteschi le donne erano sante o puttane, e se avevano una sessualità libera erano disprezzate dalla società. Siamo nel 2015, ognuno si gestisce la sessualità come crede, ma il vostro giudizio risente, sembra, del retaggio culturale maschilista. 
Come dice la ragazza stessa:
“Ebbene sì, se per essere creduta e credibile come vittima di uno stupro non bastano referti medici, psichiatrici, mille testimonianze oltre alla tua, le prove del dna, ma conta solo il numero di persone con cui sei andata a letto prima che succedesse, o che tipo di biancheria porti, se usi i tacchi, se hai mai baciato una ragazza, se giri film o fai teatro, se hai fatto della body art, se non sei un tipo casa e chiesa e non ti periti di scendere in piazza e lottare per i tuoi diritti, se insomma sei una donna non conforme, non puoi essere creduta. Dato che non hai passato gli anni dell’adolescenza e della giovinezza in ginocchio sui ceci con la gonna alle caviglie e lo sguardo basso, cosa vuoi aspettarti, che qualcuno creda a te, vittima di violenza?”

Signori giudici, con questa sentenza avete aggiunto sofferenza a una ragazza che ha tanto sofferto. Come afferma lei in una lettera: “…la mia vita distrutta, maciullata dalla violenza: la violenza che mi è stata arrecata quella notte, la violenza dei mille interrogatori della polizia, la violenza di 19 ore di processo in cui è stata dissezionata la mia vita dal tipo di mutande che porto al perché mi ritengo bisessuale.”
Con la vostra sentenza cercate di mettere un freno al progresso verso la parità tra i generi. Non ci riuscirete! Non illudetevi, il moralismo e il sessismo che la ispirano cederanno il posto alla modernità e al rispetto per la donna anche da noi. E il dibattito scaturito a seguito della vostra decisione si ritorcerà contro di voi, perché favorirà il cambiamento.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io mi vergognerei soltanto se fossi un giudice. Emettere sentenze per conto dello stato per me sarebbe il colmo, e se le sentenze sono poi di questo tipo mi troverei di fronte a un me stesso da sputargli in faccia, come minimo. Condivido il pensiero dell'articolo, ma so bene che finché ci sarà lo stato ci saranno anche oscurantismo e violenza. Spero che in molti lo capiscano.
Gianni.