sabato 24 ottobre 2015

“La teoria gender non esiste”, il punto di vista dell’Associazione Sociologi di Vittoria Dolci e Federica Sterza

gender
"La Circolare del 15 settembre 2015 emanata dal Ministro Giannini spinge in senso positivo le scuole"
Nelle ultime settimane, con l’inizio dell’anno scolastico, si è sentito tanto parlare di “teoria gender”: ma di cosa si tratta? Italia-24news sta conducendo un’inchiesta per fare chiarezza sui termini della questione. Dopo aver raccolto il parere della professoressa Nicla Vassallo, ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università di Genova, abbiamo intervistato i membri dell’Associazione Italiana Sociologi (AIS): Elisabetta Ruspini (Università di Milano-Bicocca) e Claudia Santoni (Presidente Associazione Osservatorio di Genere).
Il dibattito è esploso a partire dal mese di luglio, in seguito alla conversione in legge della riforma “La Buona Scuola”. Da più parti è stata avanzata l’ipotesi che nel testo fossero presenti riferimenti all’ideologia di genere. Ecco cosa ne pensano i due sociologi che abbiamo ascoltato.
Cosa è la teoria gender?
La “teoria gender” (spesso chiamata, molto scorrettamente, “ideologia di genere”), termine sovente utilizzato nel dibattito pubblico e politico, manipola in senso ideologico alcuni concetti che sono stati assunti in senso positivo nelle Scienze Sociali. La “teoria gender” in senso ideologico non esiste; esiste invece un approccio scientifico sensibile al genere (gender-sensitive), che promuove la produzione teorica e la ricerca orientate a leggere ed analizzare le realtà storico-sociali in quanto abitate e plasmate sia da donne sia da uomini. Tale approccio si sofferma su relazioni, ruoli, differenze e diseguaglianze di genere e ha una storia scientifica assai rilevante. Studi, teorie e approcci sensibili al genere costituiscono parte fondamentale e irrinunciabile della conoscenza prodotta dalle Scienze Umane e Sociali. Studi e ricerche gender-sensitive sono un campo di studi scientifico riconosciuto, affermato e diffuso a livello internazionale (europeo ed extraeuropeo) e, lo ripetiamo, non un terreno di propaganda ideologica. L’approccio di genere problematizza l’identità sessuale naturalisticamente intesa, per cui il concetto di genere vuole indicare che non è la sola biologia a determinare cosa sia una donna oppure un uomo: la società e la cultura (attraverso l’azione di agenzie di socializzazione e istituzioni) influenzano e indirizzano la conformazione dei ruoli maschili e femminili. Il riconoscimento della dimensione di Genere (socialmente costruita) della realtà sociale permette di agire (con azione preventiva e correttiva) sulla costruzione del sistema di diseguaglianze basate sulla differenza sessuale.
Il ministro Giannini ha detto che tale teoria non è contenuta all’interno della riforma della “Buona Scuola”. Ciò nonostante si è creato un acceso dibattito sulla questione. Cosa a pensa a proposito?
La questione è complessa perché i documenti circolati in questi mesi sono stati molti: tale affastellamento ha prodotto disinformazione e generato ansie. In sintesi, ne La Buona Scuola, Legge n. 107 del 13 luglio 2015, viene specificato – in particolare all’art. 5 – che il piano triennale dell’offerta formativa deve assicurare l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra donne e uomini, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni attraverso azioni di sensibilizzazione e di informazione. La Legge 107 dunque, in sinergia con la nuova programmazione comunitaria 2014-2020, insiste sulla necessità che la scuola non sia solo un luogo di conoscenza ma anche uno spazio accogliente e positivo rispetto al processo di sviluppo dell’identità di genere. La scuola è tenuta ad insegnare l’educazione all’uguaglianza e questa passa anche attraverso l’eliminazione degli stereotipi di genere. In quest’epoca storica di aumentata complessità del contesto socio-culturale e di pluralità delle esperienze individuali, familiari e genitoriali è fondamentale che la scuola si costruisca sempre più come spazio pubblico di riflessione sul mutamento individuale e sociale. La Circolare del 15 settembre 2015 emanata dal Ministro Giannini spinge in senso positivo le scuole, nel rispetto della normativa vigente, a promuovere un’educazione finalizzata a contrastare di ogni forma di discriminazione basata sul genere.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato le linee guida per l’educazione sessuale nelle scuole, che in molti hanno associato alla teoria gender. E’ giusto considerarli tali?
Altra questione da chiarire riguarda le linee guida che l’OMS avrebbe emanato per l’educazione sessuale. Nel documento dell’OMS, ampio e articolato in quanto tratta le tappe della crescita sessuale nei bambini/e da un punto di vista scientifico, viene enfatizzata la necessità di promuovere l’educazione alla sessualità non solo parlando di pericoli e rischi ma anche sostenendo la visione della sessualità come dimensione identitaria determinante per lo sviluppo individuale. In linea con questa indicazione, ci pare necessario continuare a promuovere nelle scuole metodi didattici specificamente orientati alle specificità di genere che stimolino l’affettività, la paritaria relazione tra i generi e che consentano di costruire sul tema della sessualità una visione priva di pregiudizi. Le singole parti del documento dell’OMS fatte circolare on line e tolte da loro contesto generale di analisi non hanno alcun valore informativo e purtroppo generano un senso di paura e di smarrimento che va assolutamente ridimensionato e ricondotto all’interno di una discussione scientifica, formativa e non ideologizzata.


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