lunedì 26 ottobre 2015

Gender, ma di che cosa stiamo parlando? Conversazione con Francesca Pardi di Laura Porta.

Il grado di civiltà e di buona salute di una nazione lo si può misurare, come la temperatura corporea, attraverso la sua capacità di tollerare la presenza dell’intruso, dello straniero, del diverso. Lo scrive J.L. Nancy nel suo saggio “L’intruso’, lo osserviamo attraverso la buona riuscita delle politiche di integrazione e di supporto delle minoranze in tutti i paesi del mondo.
Accade che in Italia un decreto sulla ‘buona scuola’ promuova un programma di sensibilizzazione alle diversità, esso è teso a promuovere “l’insegnamento a carattere interdisciplinare dell’educazione di genere finalizzato alla crescita educativa, culturale ed emotiva, per la realizzazione dei princìpi di eguaglianza, pari opportunità e piena cittadinanza nella realtà sociale contemporanea”.
Inoltre esso auspica “alla promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali al fine di eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza e sopprimere gli ostacoli che limitano di fatto la complementarità tra i sessi nella società”.
Infine propone di affrontare “i temi dell’uguaglianza, delle pari opportunità, della piena cittadinanza delle persone, delle differenze di genere, dei ruoli non stereotipati, della soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, della violenza contro le donne basata sul genere e del diritto all’integrità personale”.
La versione integrale del decreto è leggibile qui
Insisto sul testo originale perché ciò che ne è conseguito sono state reazioni fobiche a qualcosa che è stato dipinto come un disegno di manipolazione di massa, che vedrebbe presunte lobby gay in complotto contro l’umanità intera per moltiplicare il numero di gay nel mondo e per deviare la sessualità dei nostri bambini. Reazione inverosimile per una società detta evoluta. Oppure verosimile per uno psicoanalista che ascolta, nel suo studio, un paziente in piena crisi delirante.
Come inviata speciale della Casa dei Diritti ho intervistato Francesca Pardi, che dal 2011 pubblica, con la casa editrice da lei fondata, libri per bambini che sensibilizzano al tema dell’accoglienza dell’omosessualità.
“È uno strumento che le maestre utilizzano volentieri, perché aiutano i bambini a mettere in parola le loro domande quando incontrano, tra i compagni di classe, bambini con genitori gay, oppure con due mamme o due papà”. In psicoanalisi sappiamo quanto tradurre in parole un problema, metterlo a fuoco, analizzarlo sia il primo passo per stemperare i mostri che esso può generare in termini di angosce, eccessi, immaginazione.
I libri di Francesca Pardi ci mostrano un mondo in cui le differenze possono coesistere e coabitare, in cui gli adulti sono coppie, gay o etero, che vigilano sulla propria serenità interiore e di coppia per garantire un ambiente famigliare sereno ai propri bambini.
Questo è il problema di fondo che viene dimenticato quando a proliferare è la fobia per l’omosessuale, il diverso, il pervertito (bisogna ancora ricordarlo, nel nostro paese, che l’omosessualità è stata cancellata dall’OMS dalla lista delle malattie mentali ben 25 anni fa?) non dovremmo, forse, piuttosto, preoccuparci di essere adulti responsabili, felici e capaci di trasmettere qualcosa ai nostri figli, qualcosa per cui valga la pena di vivere?
“Che poi un bambino con dei genitori omosessuali abbia un bagaglio in più da portarsi in termini di consapevolezza per proteggersi da eventuali attacchi per la loro condizione di diversità, questa è anche responsabilità degli adulti, è necessario creare una rete solida ed accogliente intorno a loro perché non siano loro a doversi far carico delle fobie degli adulti, ma affinchè vengano filtrate e metabolizzate preventivamente dai genitori”, continua Francesca, madre, insieme a sua moglie Maria Silvia, di quattro bambini.
Si apre così il tema enorme della sensibilizzazione alla diversità, la psicoanalisi ci insegna che ci fa paura ciò che è diverso, ma soprattutto ci fa paura ciò che, in noi, ci appare come estraneo, e dunque perturbante. Niente di più facile che rigettarlo fuori, sul ‘diverso’, come intollerabile tratto dell’altro, dell’estraneo. Questa la spiegazione, per la psicoanalisi, della reazione fobica nei confronti del gender, anche se non possiamo escludere, a monte, una manovra manipolatoria politica di diffusione del panico finalizzata unicamente all’accaparramento di voti.
Sensibilizzarsi alla diversità significa anche iniziare a pensare in termini di possibilità per tutti di esistere, con le loro particolarità, con le loro esperienze da portare e pareri da esprimere. Il che non comporta una Babele di orientamenti, ma la possibilità profonda della democrazia come condizione dell’esistenza, dove il rispetto e l’accoglienza procedono secondo logiche circolari e non piramidali o belliche. Il che, nel suo senso più profondo, è un’educazione alla pace come alternativa allo scontro tra fazioni, così tipico del sistema politico e sociale del nostro paese.
Sulla possibilità che un bambino possa modificare il suo orientamento sessuale perché influenzato dalla narrazione di storie o dall’essere messo a conoscenza di esempi alternativi al modello famigliare tradizionale, essa è di una tale ingenuità da disarmare qualunque persona di buon senso. La scelta dell’orientamento sessuale è inconscia ed insondabile, non è possibile stabilire una logica causale di ciò che la determina. Solo in un caso si può stabilire una correlazione tra comportamenti sessuali nell’adulto e sessualità infantile: l’incontro con il trauma. Aver subito una violenza o una molestia in età infantile, lo vediamo regolarmente nella nostra pratica clinica, è spesso origine di disturbi nel comportamento sessuale nella vita adulta.
Sfoglio i libri di Francesca Pardi, vedo famiglie di animaletti che vivono felici con mamma e papà, mamma e mamma, papà e papà, una sola mamma, un solo papà, animaletti adottati da altri animaletti. I colori sono tenui, le illustrazioni di Altan. Sono libretti per la prima infanzia, il tempo in cui le cose vanno spiegate con la massima semplicità. E il messaggio è questo: si può vivere felice laddove c’è serenità, rispetto, accoglienza, amore. Sono i questi i luoghi dove un bambino cresce sereno. Nessuna propaganda dell’omosessualità, solo l’illustrazione di storie possibili.
Siamo ormai giunti alla fine dell’intervista, e con mia grande sorpresa, Francesca estrae dal suo telefonino una copia della lettera integrale ed originale di Papa Francesco in risposta a una sua precedente lettera in cui, mandandogli i suoi libri, gli chiedeva gentilmente un parere per sapere se anche lui cogliesse in essi i segni dell’ideologia gender. Occorre fare una premessa: alcune immagini dei suoi libri sono state utilizzate ad un recente Family Day su volantini che mettevano in guardia in merito ad una presunta politica di propaganda che stava invadendo le scuole per diffondere l’omosessualità come inclinazione totalitaria nei bambini (sic.!).
Nella risposta il Santo Padre le scrive che è grato per il delicato gesto e per i sentimenti che lo hanno suggerito, auspica una sempre più proficua attività al servizio delle giovani generazioni per la diffusione degli autentici valori umani e cristiani.
Nessun complotto, nessuna propaganda, stiamo parlando di impegno a diffondere autentici valori umani e cristiani. Ancora una volta Papa Francesco ha dato prova della sua illuminata intelligenza.

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