Quest’anno me lo stavo proprio scordando che domenica prossima è san Valentino. Non perché non mi interessi festeggiare l’amore, anzi. È solo che, come cantava Luca Carboni a proposito del Natale, o lo si festeggia ogni giorno oppure, forse, non ne vale veramente la pena. Che senso ha? Che c’è da festeggiare in modo particolare il giorno di san Valentino?
Certo, è la giornata degli innamorati e viene festeggiata praticamente in tutto il mondo. Lo si fa da secoli, in ricordo di Valentino, uno dei primi vescovi cristiani lapidato e decapitato nel 270 e che, quando era in prigione, si era innamorato della figlia cieca del guardiano cui avere ridato la vista grazie alla propria fede. È in suo nome che gli innamorati si scambiano le «valentine», i famosi biglietti d’amore sagomati a forma di cuore, colombe, cuoricini, archi e frecce. Pare che il numero dei biglietti acquistati e spediti nel giorno di san Valentino sia oggi inferiore solo a quello dei biglietti di auguri per Natale. Ma, appunto, che bisogno c’è di un biglietto quando l’amore lo si vive ogni giorno? Perché poi l’amore è così: o c’è – e quindi c’è sempre, ed è sempre una festa, ed è sempre gesti e parole di cura e di attenzione – oppure non esiste, e allora le parole che si scrivono e si leggono il 14 febbraio non hanno molto senso. Chiara, l’altro giorno, mi ha detto che sono snob. E che dovrei smetterla di far sempre l’originale, che la vita è fatta anche di piccole cose come i biglietti d’amore o una cena al lume di candela. Ma non lo faccio per snobismo. Almeno credo. Visto che adoro feste come il Natale e il Capodanno. E, se un’amica si dimentica di farmi gli auguri il giorno del mio compleanno, mi arrabbio e faccio il muso. Ma è diverso. Il giorno di Natale o il giorno del compleanno non c’entrano niente con questa festività tutta commerciale in cui l’amore sembra ridursi a messaggi sdolcinati e cuoricini rosa, azzurri o rossi. «Eravamo insieme, il resto del tempo l’ho scordato», aveva scritto più di un secolo fa il poeta statunitense Walt Whitman. E aveva perfettamente ragione. L’amore è proprio questo: scordarsi il tempo che non si vive con la persona amata, perché è solo con lei che ci si sente liberi di essere se stessi e non c’è bisogno di far finta di essere altro, diversi, migliori. Ma questo è vero sempre. E non è certo una cena al lume di candela a restituirci quegli istanti che perdiamo a fare altro, a correre e a stancarci, a strappare le cose e a cercare scuse. L’amore ama. E quando ama non ha bisogno che qualcuno ce lo ricordi o ci spinga a festeggiarlo. Magari invadendo la posta elettronica di messaggi promozionali pieni di idee fantasiose e stravaganti. Le famose «idee regalo per san Valentino», con tutto l’apparato di citazioni da tirare fuori al momento buono e il corredo di gesti da evitare o da imparare in fretta e furia. Lei ama il cioccolato? Regalagliene 90 litri per un indimenticabile viaggio dei sensi, suggerisce una pubblicità. A lui piace farsi fotografare? Ecco qui un servizio fotografico pronto all’uso corredato da book, dice un altro messaggio promozionale. E così via. Fino all’ultima trovata della stella da regalare, con tanto di certificato e mappa celeste, così lui o lei, ogni volta che guarderanno il cielo, penseranno a voi. Ma forse ha ragione Chiara. Esagero e sono snob. Anche se a me non serve che l’uomo che amo mi regali una stella per pensare a lui quando guardo il cielo. Lui è sempre con me, anche quando non mi è fisicamente vicino. E il cielo è testimone di quell’amore che, sempre e comunque, dà senso alla mia vita. Senza mappa celeste e senza certificati dozzinali.
da http://www.vanityfair.it/news/italia/16/02/10/michela-marzano-amore-foto
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