Un fotografo, cinque paesi (Italia, Benin, Brasile, Nepal, Cambogia) e un viaggio lungo un anno per dare un volto e una voce alle mamme del mondo. A quelle donne che quotidianamente lottano per vedersi riconoscere i diritti fondamentali alla vita e al rispetto, il diritto alla maternità. Grazie alla Ong WeWorld questi volti hanno raggiunto l'Italia in una mostra che dal 6 al 16 maggio animerà la Stazione Centrale di Milano
Gruppo di donne nel vilaggio Lotin (Benin).
Sorridono divertite, trattengono il fiato per non perdere la posa. Alcune sono giovanissime, altre non ce la fanno proprio a nascondere quel velo di tristezza. Sono italiane ma anche nepalesi, brasiliane e cambogiane. Donne e madri. È a loro e ai diritti violati della maternità che è dedicato “Mothers. L’amore che cambia il mondo”, progetto fotografico nato dalla collaborazione tra il fotografo Fabio Lovino e WeWorld, organizzazione no-profit italiana da tempo impegnata nella promozione e difesa a livello internazionale dei diritti di donne e bambini. Spinta dalla convinzione che per migliorare la vita dei bambini è necessario cambiare le condizioni di vita delle madri, WeWorld ha avviato progetti di sostegno nei paesi più poveri del mondo (Kenya, Tanzania, Benin, Brasile, India, Nepal e Cambogia) promuovendo iniziative per l’istruzione, la salute e la parità di genere.
Sunita mamma a tempo pieno e studentessa del programma educativo di WeWorld nella Jugar School del villaggio Duwachaur (Katmandu, Nepal).
Francisca mamma e insegnante della comunità Viracao (Tamboril, Brasile), dove vive insieme a 23 famiglie completamente autosufficienti.
Il fotografo Fabio Lovino ha attraversato alcuni di questi paesi per dare un volto e una voce a queste donne. Un viaggio lungo un anno che dall’Italia lo ha portato in Benin, Cambogia, Nepal e Brasile. Davanti al suo obiettivo, queste madri hanno aperto i loro cuori e le loro vite raccontando storie di coraggio, difficoltà e diritti violati, ma anche di gesti d’amore trasformati in piccole conquiste quotidiane.
Come Sayni, 33 anni e due figli di 6 e 3 anni. Orfana di madre, con alle spalle un’infanzia resa ancor più difficile dalla presenza di un padre violento e alcolizzato, Sayni ha lasciato la campagna cambogiana per trasferirsi a Phnom Phen con l’uomo che credeva potesse salvarla e che invece non è stato altro che una nuova prigione. Picchiata, lasciata sola, senza soldi e con due bambini da sfamare Sayni confida: “La violenza e gli abusi non dovrebbero essere la normalità. Ho vissuto momenti di terrore e temevo che mio marito volesse fare del male ai nostri figli”.
Yauna anche lei, come molte giovani madri, prende parte al programma educativo di WeWorld nella Jugar school del villaggio Duwachaur
Dara Sway con suo marito e la famiglia nella loro casa vicino Svay Rieng. Sono agricoltori e hanno ricevuto da WeWorld un aiuto per migliorare la capacità produttiva
Gerachinelle (Benin) lavora nei campi e non può lasciare il suo piccolo e deve portarlo con sé
zoom
Per Fabio Lovino, che nel suo portfolio custodisce ritratti di attori e rockstar del calibro di Al Pacino e Mark Knopfler, confrontarsi con realtà completamente diverse è stata un’esperienza unica: “Ho cercato di approcciarmi a questo progetto senza retorica, in modo puro, quasi con gli occhi di un bambino che per la prima volta vede una cosa nuova, oscurando per un periodo nella mia memoria tutto ciò che sapevo o che avevo già visto su questi 5 paesi. È stato un anno intenso, doloroso, gioioso. Uno straordinario confronto con persone distanti per miglia, ma cosi vicine a noi”.
Maria Eliza, figlia del capo villaggio della comunità di Viração. È riuscita a sposare un uomo di Tamboril (Brasile), esterno alla sua comunità
Dalis e la sua famiglia in un villaggio di Sway Rieng. Qui WeWorld ha creato un asilo nido per permettere alle mamme di lavorare e portare avanti una cooperativa di allevamento
Jamuna è una giovane mamma che partecipa al programma educativo di WeWorld nella Jugar school del villaggio Duwachaur
Un viaggio che si conclude alla Stazione Centrale di Milano, dove in occasione della festa della mamma, dal 6 al 16 maggio, sarà aperta al pubblico la mostra “Mothers. L’amore che cambia il mondo”, curata da Roberta De Fabritiis. Inoltre, per diffondere una maggiore sensibilizzazione nella tutela dei diritti delle donne e delle mamme alcuni scatti saranno affissi all’interno dei Frecciarossa di Trenitalia e una selezione della mostra verrà riproposta a Roma, nelle sale di Montecitorio, proprio il 16 maggio.
A Porto Novo, un gruppo di donne lavora prendendo in un fiume la sabbia che servirà per costruire le case dei villaggi
È una mamma della Nigeria arrivata a Torino da quasi 10 anni. Frequenta il centro WeWorld, dove è nata una rete di donne che si incontra e confronta tutti i giovedì
Foto di gruppo: Sem Terra Tamboril – Un movimento occupa i Latifúndios, terreni estesi e improduttivi, per viverci, renderli fertili e coltivarli
Ad abbracciare l’intero progetto fotografico c’è poi la campagna “Mia Mamma è (anche) una Donna” che WeWorld ha inaugurato nel 2013 chiedendo proprio ai bambini di descrivere le loro mamme, interpretando i desideri, le gioie e le paure che le accomunano. L’identikit di una madre filtrato con gli occhi dei bambini per chiarire, ancora una volta, i diritti delle donne che devono essere tutelati in ogni parte del Mondo.
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