Un
report del Parlamento europeo denuncia che contratti non a tempo
pieno sono offerti al 38% delle donne con figli, contro il 5% degli
uomini
Bruxelles
– Non tutte le donne sono uguali. Le madri costrette spostarsi o le
madri single “sono a rischio povertà”, denuncia uno studio
realizzato per la commissione Diritti delle donne del Parlamento
europeo. Il report analizza i vari aspetti della crisi sulla
popolazione femminile dell’Ue, per giungere ad una conclusione
purtroppo già nota: in Europa c’è ancora troppa disuguaglianza di
genere, e questo amplifica gli effetti della crisi per le fasce di
popolazione più esposte, come quella femminile. Dallo studio – di
circa cento pagine – emerge che un problema diffuso è quello del
lavoro part-time, sempre più in voga un po’ in tutto il territorio
dell’Ue, e che colpisce soprattutto le mamme. Complessivamente in
Europa (presa a 27, senza i dati per la Croazia), contratti
lavorativi part-time sono offerti al 38% delle donne con figli,
contro il 5% degli uomini anche loro padri. Ma ci sono casi che
vedono le madri schiacciate da una logica che le vuole a casa ad
allevare i figli. Il contratto part-time è la regola nei Paesi Bassi
(84% delle madri), in Germania (74%) e Austria (61%), mentre è quasi
una regola in Belgio (50%) e Lussemburgo (50%). Un problema, dato che
“il lavoro part-time non è sufficiente per le madri a rimanere al
di fuori della povertà”, recita lo studio. In sostanza, spesso in
una famiglia tutto regge sullo stipendio dell’uomo. In caso di
separazione la donna si ritrova quindi sprovvista di sostegno
economico, e ciò si ripercuote inevitabilmente sulla prole, visto
che “in molti Paesi i bambini poveri vivono con le madri single”.
Eclatante il caso svedese, dove il 70% dei bambini a carico della
madre single vive in povertà.
Nel
complesso il 34% delle madri single di tutta l’Ue sono a rischio a
povertà, con picchi anche oltre il 50% in Grecia (57%) e il
Lussemburgo (51%). Un tasso che tocca il 41% in Italia, il 42% in
Lettonia, il 43% in Germania, il 46% in Lituania e il 47% a Malta.
Sorprendono i dati della Svezia (35%), che dimostrano come i Paesi
nordici – presi molto spesso a modello di sistemi sociali ed
economici funzionanti – vivono situazioni di difficoltà. Sono in
Danimarca (20%) si ha un rischio contenuto di povertà per le madri
single.
Non
diversa la sorte che rischia di toccare le donne single con figli a
carico che lasciano i rispettivi Paesi. Ad essere a rischio povertà
in Europa è il 33% delle “madri migranti”, come le definisce il
rapporto. Tassi più elevati riguardano le madri con figli che
lasciano Grecia (52%), Spagna (47%), Belgio (39%), Lussemburgo (35%)
e Francia (35%). L’Italia è poco sotto la media europea (31%). Per
le donne madri la vita rischia dunque di essere un incubo completo:
morse dalla crisi a casa propria, e con il rischio di non trovare
alternative migliori altrove. Il rischio di povertà, per loro, si
traduce nell’esclusione sociale in termini di accesso al trasporto
pubblico, assistenza sanitaria di base e alloggio decente.
La
conclusione dello studio è sempre la stessa: nell’Unione europea
di oggi la parità uomo-donna è un miraggio. “Per garantire che
l’economia funzioni per le donne come per gli uomini,
l’integrazione della dimensione di genere deve essere applicato a
tutte le politiche dell’Ue”.
Nessun commento:
Posta un commento