domenica 17 maggio 2015

Ilga «mappa» l’omofobia in Europa L’Italia la peggiore (tranne gli ex sovietici) di Elena Tebano


Il nostro Paese perde due posizioni nella classifica annuale che misura l'uguaglianza di gay, lesbiche e trans. La sorpresa di Malta

Mentre gli altri Paesi facevano passi verso una maggiore uguaglianza e la tutela dei diritti delle persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, trans) e intersex, l’Italia andava indietro. Secondo l’annuale rapporto diIlga, la più importante ong europea che si occupa dei diritti umani di omosessuali e trans, il nostro Paese è quello dell’Europa occidentale che li tutela peggio e dove maggiori sono le discriminazioni. Non solo, rispetto all’anno scorso abbiamo perso ben due posizioni nella classifica generale, scivolando al 34esimo posto su 49, dopo Paesi quali la Georgia, la Slovenia, la Romania. Peggio di noi solo le repubbliche ex sovietiche e i microstati (come San Marino o Cipro).
In testa alla classifica ci sono Gran Bretagna, Belgio e, a sorpresa, Malta, grazie alla legislazione approvata a marzo che riconosce a ogni individuo il diritto alla libera autodeterminazione della propria identità di genere e vieta la chirurgia «riparativa» sui bambini intersex (quelli che un tempo con un termine scorretto si chiamavano ermafroditi). In coda Armenia, Russia, Azerbaijan.

«Abbiamo visto molti Stati fare storici passi in avanti, mente in altri i progressi verso l’uguaglianza si sono bloccati – ha detto il co-presidente di Ilga Europe Paulo Côrte-Real –. Il fattore fondamentale, nei Paesi che hanno scalato le posizioni della nostra Rainbow Map (la «mappa arcobaleno», ndr) è una solida capacità di leadership da parte di attivisti e politici». Un elemento che non a caso manca in Italia, dove il movimento lgbt è diviso e la politica spesso assente sui diritti civili.
Basti pensare che la maggior parte dei progressi in termini di maggiore tutela dei dritti sono arrivati dai singoli cittadini che si sono appellati ai tribunali e che il riconoscimento delle unioni gay (l’Italia è l’unico Paese dell’Europa occidentale, insieme alla Grecia, a non prevedere per le coppie dello stesso sesso né unioni civili né matrimonio) annunciato dapprima dal governo per l’inizio del 2015 ancora non è arrivato.
La legge sulle unioni civli, se pure ha avuto parere favorevole da parte della Prima Commissione Permanente del Senato è ostacolata in aula da oltre quattromila emendamenti. Di recente il premier Renzi è tornato a impegnarsi in prima persona in proposito, e il Pd ha annunciato che il provvedimento sarebbe arrivato entro la fine di questo mese. Si vedrà se la sua maggioranza riuscirà, almeno su questo, ad avvicinare l’Italia all’Europa.

Nessun commento: