giovedì 21 maggio 2015

Anche le donne pensano: storia delle filosofe dimenticate

La storia della filosofia occidentale è una lista di nomi di uomini.
E le donne? Dimenticate, oscurate: per invidia e per noncuranza
Chi ancora sfogliasse i libri di storia della filosofia, anche senza molta attenzione, noterebbe, se non è troppo distratto, che di nomi di donna ne appaiono pochi.Prima del ’900, addirittura, non se ne trova quasi nessuno.
Concludere però che le donne non siano adatte al pensiero speculativo, come sosteneva invece Aristotele, non sarebbe corretto (non è solo una questione di buon senso). Nonostante le correnti femministe del ’900 non se ne siano granché accorte, nel passato sono esistite diverse donne filosofe. Soltanto, sono state rimosse o messe da parte.
Ad esempio, Émilie Du Châtelet, era una scienziata, filosofa, matematica. Era stata allieva di Newton e veniva citata da Immanuel Kant (proprio lui) come esempio da seguire in una delle sue opere (che, va detto, era la prima, del 1747, dal semplice titolo di: Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive e valutazione delle prove di cui si sono serviti in questa controversia il signor Leibniz e altri meccanici, insieme con alcune considerazioni preliminari riguardanti la forza dei corpi in generale, che non è che si leggono tutti). Aveva avuto anche un lungo e importante rapporto con Voltaire, che dopo la morte fece di tutto per infangarne la memoria. Invidia?
Un altro caso scuola è Margaret Cavendish, filosofa naturalista che respinse, nelle sue opere, l’aristotelismo e la filosofia meccanicistica del Seicento. Fu un personaggio fuori dagli schemi, che si fece notare molto e odiare anche di più: Samuel Pepys scrisse di lei che era “pazza, presuntuosa e ridicola”. Forse anche questo contribuì a farla dimenticare dagli storici della filosofia.
Se ancora servisse un esempio, si può pensare ad Anne Conway, platonista e razionalista che influenzò anche Leibniz. Scrisse i “Principi della filosofia più antica e più moderna”, dove mise in discussione diverse tesi di Cartesio, Hobbes e Spinoza.
Bene: per chi volesse saperne di più – e volesse anche contribuire a sollevare un velo che la storia ha calato sul mondo della filosofia femminile, non ha che da andare sul sito Project Vox, un sito open-source con testi e traduzioni delle filosofe del XVI e XVII secolo, finanziato da un fondo della Duke University. È pensato per aiutare studenti e professori che desiderano approfondire la questione e che hanno l’ambizione, se mai fosse ancora necessario, di smentire, anche in questo campo, il vecchio Aristotele.


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