lunedì 16 giugno 2014

Si chiama spazio conciliazione, si legge scuola aperta di Sara De Carli

Otto scuole milanesi hanno aperto un locale, dandolo ai genitori. Chi è in ritardo, avvisa e trova qualcuno a cui affidare il figlio. Chi ha tempo, organizza laboratori. I genitori si conoscono e si scambiano disponibilità e bisogni. E con il babysitting aumenta la partecipazione alle riunioni dei genitori.

Nell’anno che si è appena concluso, hanno usufruito dello spazio conciliazione 1.598 persone, di cui 688 adulti e 910 bambini: un bel risultato per un progetto pilota che ha solo due anni e che coinvolge 8 scuole milanesi. Carlotta Jesi, giornalista e fondatrice di Radiomamma, racconta così gli avvii del progetto, realizzato con il Comune di Milano: «Siamo partiti da un dato: nel 2010, in Lombardia, 5 mila mamme hanno lasciato il lavoro entro l’anno dalla nascita del primo figlio, di cui 1.700 a Milano. L’esigenza di conciliare famiglia e lavoro c’è, è reale. Abbiamo fatto un questionario online su Milano e abbiamo portato a galla i maggiori bisogni di conciliazione delle mamme e altri questionari nelle scuole dei Navigli: quasi tutte le mamme dicono che avrebbero bisogno di un aiuto ma non si conoscono tra loro, quindi non si fidano. Lo spazio conciliazione è nato da lì».
L’idea è semplice e geniale ad un tempo. Il lunedì non faccio in tempo a prendere mio figlio alle 16, avrei proprio bisogno che qualcuno lo prendesse e me lo tenesse un quarto d’ora; poi io potrei ricambiare il giovedì. Se tutto questo viene messo nero su bianco in un quaderno, con tanto di disponibilità e numeri di telefono per le emergenze, è più facile incrociare bisogni e disponibilità. La premessa indispensabile però è conoscersi, per fidarsi. «Siamo partiti l’anno scorso, con cinque scuole. I dirigenti hanno dato la disponibilità di un locale, che è diventato lo spazio conciliazione. È aperto una volta alla settimana, dal termine delle lezioni alle 18-18,30», spiega Carlotta. Qui i genitori si fermano, insieme ai loro bambini: fanno attività e laboratori, si conoscono, fanno rete, si scambiano idee. Se una mamma deve fare una commissione o portare a calcio il bambino più grande, può affidare il piccolo al genitore referente dello spazio conciliazione. Lo stesso se ha un imprevisto ed è un po’ in ritardo sull’uscita da scuola. Lì c’è il quaderno giallo con le tabelline “delegami”, per lo scambio di favori tra genitori.
«È una forma di auto-aiuto all’interno della scuola, che ci ha consentito di coinvolgere anche genitori che non sarebbero mai stati coinvolti da una proposta di attivazione o di scuola aperta. È uno spazio fisico che apre uno spazio mentale, partiamo da un bisogno di conciliazione per attivare e progettare», continua Carlotta. Un esempio? «In genere la presenza dei genitori alle riunioni di classe non è elevatissima, è un peccato. Quest’anno abbiamo pensato di creare un servizio di babysitting all’interno dello spazio conciliazione, durante l’assemblea, con i genitori che hanno sorvegliato a turno alunni e fratelli. È bastato un permesso speciale del dirigente per l’apertura straordinaria dello spazio conciliazione, è stato un successo». In un altro caso i genitori, incorciando le disponibilità e i bisogni, hanno trovato un aiuto per fare fare i compiti a una bambina straniera, che la famiglia non riusciva a seguire nei compiti: «Viene una maestra in pensione, volontaria, le fa fare i compiti all'interno dello spazio conciliazione», dice Carlotta.
I nodi veri però sono quelli: l’assicurazione per rimanere nella scuola dopo l’orario di lezione, le pulizie, i costi aggiuntivi per il personale… «Lo spazio conciliazione non comporta alla scuola un costo aggiuntivo perché sono gli stessi genitori a farsi carico delle pulizie del locale, a fine giornata. Spesso sono gli stessi genitori della scuola che arredano lo spazio conciliazione. Quanto all’assicurazione, nelle scuole elementari abbiamo risolto inserendo lo spazio conciliazione nel POF, alle scuole dell’infanzia oltre a questo i genitori firmano un modulo che scarica la scuola dalla responsabilità».
Quest’anno le scuole coinvolte sono diventate otto e lo slogan porto-progetto-penso in grande ha portato già diversi risultati. «Alla primaria di via Vigevano c’era una biblioteca scolastica vissuta solo da alunni e insegnanti, da tempo i genitori desideravano aprirla il pomeriggio ma c’era il problema dell’assicurazione. Abbiamo risolto trasferendo lo spazio conciliazione in biblioteca, con un’ottima collaborazione fra i genitori della biblioteca e quelli dello spazio conciliazione». I prossimi passi? Già li hanno immaginati: «Avere un rappresentante dello spazio conciliazione nel consiglio d’istituto. Allargare lo spazio conciliazione al giardino o al cortile della scuola, per farci anche delle feste di compleanno. Creare una figura di “genitore custode” che possa aprire lo spazio conciliazione anche durante il week end».


Nessun commento: