Un decreto dell'ente
guidato da Nicola Zingaretti segna un passo importante a tutela della
legge 194. Il ginecologo obiettore non potrà più sottrarsi al
dovere di garantire a chi ne ha bisogno tutti i certificati necessari
per abortire. E dovrà prescrivere i farmaci per la contraccezione,
inclusa la pillola dei cinque giorni dopo
Aborto, niente
obiezione nei consultori La rivoluzione della Regione Lazio
Il medico ha il dovere
di informare. Di garantire alla paziente che richiede un aborto tutti
i certificati necessari, di dare i consigli adeguati. Non solo: è
tenuto alla prescrizione dei contraccettivi, pure "post-coitali".
Insomma: se per legge può rifiutarsi secondo coscienza di operare
un'interruzione volontaria di gravidanza, non può sottrarsi al suo
compito di cura all'interno dei consultori familiari. Lo ha messo
nero su bianco, per la prima volta, il presidente della Regione Lazio
Nicola Zingaretti, in un decreto da lui firmato sulla
riorganizzazione dei servizi medici per la salute della donna.
Sembra una banalità,
ma non lo è affatto per una regione come il Lazio dove gli obiettori
di coscienza sono il 90 per cento dei medici . In un paese come
l'Italia in cui al posto delle informazioni sulla contraccezione si
possono trovare, nei consultori, i volantini-shock del movimento per
la vita . In un sistema in cui i ginecologi arrivano a negare anche
solo un'indicazione sul percorso e le strutture disponibili, come ha
raccontato "l'Espresso" nello speciale " Aborti
impossibili ".
Per questo, le frasi
contenute nell'allegato "uno" del decreto sui consultori
familiari voluto dal governatore Zingaretti sono un segnale
importante a difesa della legge 194, che dal 1978 dovrebbe garantire
alle donne la possibilità di abortire in sicurezza ma che in realtà
oggi è difesa e sostenuta solo grazie ai volontari .
«In merito
all'esercizio dell'obiezione di coscienza tra i ginecologi», si
legge nel decreto: «si ribadisce come questa riguardi l'attività
degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento
dell'interruzione volontaria di gravidanza. Al riguardo, si
sottolinea che il personale operante nel consultorio familiare non è
coinvolto direttamente nell'effettuazione di tale pratica, bensì
solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e
certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di
effettuare Ivg».
Il dovere di garantire
le cure nei consultori riguarda anche la contraccezione. «Per
analogo motivo», continua infatti il decreto: «il personale
operante è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia
routinaria che in fase post-coitale, nonché all'applicazione di
sistemi contraccettivi meccanici», come la spirale. Scontato? Non
tanto, come raccontava un'inchiesta de "l'Espresso" pochi
mesi fa.
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