domenica 6 dicembre 2015

La parità di genere si impara da piccoli di Stefania Prandi

La scuola fa differenza Il progetto promosso dall’associazione Scosse si occupa di formare gli insegnanti, l’obiettivo è crescere bambini e bambine in grado di esprimere le proprie potenzialità evitando modelli preconcetti
«È compito della scuola crescere bambini e bambine in grado di esprimere le proprie potenzialità, indipendentemente dal loro essere maschi o femmine, senza costringerli a seguire percorsi già tracciati». Così Sara Marini spiega l’obiettivo dei training formativi di educazione alla parità di genere, che porta avanti con l’associazione Scosse (acronimo di Soluzioni comunicative, studi, servizi editoriali), di cui è la vicepresidente. Tra le iniziative, promosse in diverse città d’Italia, che includono seminari di un giorno, laboratori, corsi di lungo termine, c’è «La scuola fa differenza». Si tratta di un progetto triennale che prevede la formazione e l’aggiornamento di 200 insegnanti dell’infanzia e degli asili nido pubblici, in 17 istituti, dalla periferia al centro di Roma. «Attraverso cicli di incontri nell’arco dell’anno scolastico, che in tutto durano 22 ore, spieghiamo alle maestre e ai maestri che lavorano con i bambini fino a sei anni, che è a quest’età che vengono introiettati i meccanismi di disparità di genere – racconta Marini. – Veniamo al mondo e abbiamo già un fiocco celeste o rosa sopra al portone di casa e un corredo di abitini del colore corrispondente; cresciamo e un cesto di bambole o macchinine diventa la reggia dei nostri giochi preferiti. Se siamo femmine, veniamo educate a dedicarci alla cura degli altri, a essere docili, a credere di non essere portate per i giochi meccanici e il calcolo, mentre se siamo maschi impariamo a non esprimere certe emozioni, a non mostrarci deboli, e a esasperarne altre, come l’aggressività. I modelli che influenzano lo sviluppo sono onnipresenti, attecchiscono anche nelle personalità apparentemente più autonome e “ribelli” o nelle famiglie più libere e anticonformiste, condizionando la fantasia dei più piccoli, la capacità di immaginare e di costruire la realtà».
Per scardinare questi schemi è necessario, prima di tutto, che gli insegnanti si mettano in discussione e si rendano conto dei condizionamenti che hanno fatto propri. «È un processo lungo, che richiede tempo – osserva la vicepresidente di Scosse. – Noi partiamo dall’osservazione di sé e poi arriviamo a quella dei comportamenti che si mettono in atto con i bambini e con le bambine. Da questo doppio lavoro emerge una convinzione diffusa da parte dei docenti che riguarda, ad esempio, la propensione maschile all’irruenza e alla mancanza di controllo e quella femminile alla dolcezza e alla posatezza. Cerchiamo di fare capire che certi comportamenti non sono naturali, cioè non sono dovuti a questioni biologiche, ma sono il risultato di condizionamenti sociali e culturali e vengono reiterati ogni volta che si dice a un bambino di non fare la femminuccia, quando piange, ad esempio, e a una bambina di non fare il maschiaccio, se si dimostra troppo energica oppure manesca».
I risultati del primo anno di incontri nelle scuole romane sono stati raccontati, con riferimenti teorici, bibliografici e con l’impiego di numeri e grafici, in un ebook scaricabile gratuitamente sul sito dell’associazione (il link è www.scosse.org/ebook – scuola – fa – differenza).
Scosse, nata da una start up universitaria nel 2011, include un numero variabile di educatrici, tra le 8 e le 12, in base ai periodi, ed è diventata un punto di riferimento per tutto il territorio italiano. Da due anni, in collaborazione con Stonewall di Siracusa e Progetto Alice di Bologna, organizza un meeting nazionale per chi si occupa di educazione di genere nelle scuole, dai nidi all’università. Nell’edizione dello scorso settembre, una parte importante del convegno è stata dedicata all’autoformazione, con laboratori, scambio di buone pratiche e condivisione di metodologie e strumenti didattici, con il contributo di esperte ed esperti da diversi Paesi europei (Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Francia).
Uno dei nuovi progetti avviati dall’associazione è «Costruisci il futuro, combatti il bullismo», con il quale è appena stato vinto un bando europeo. Si tratta di un’iniziativa coordinata dalla presidente di Scosse, Monica Pasquino, che sarà sviluppata in Italia e in altri cinque Paesi europei: attraverso l’educazione del personale scolastico, dei genitori e degli studenti delle scuole medie, mira a creare un clima di inclusione e apertura alle differenze per tutti, con particolare attenzione per i giovani più vulnerabili. Prevede seminari, lezioni e l’uso dell’«Antibullying radar», un sistema di analisi tecnologica che permette di identificare i primi segnali di allarme di bullismo nelle classi, in modo da prevenire episodi di violenza e sofferenza degli studenti e delle studentesse.
Un altro settore sul quale si concentra l’attività di Scosse è quello dei libri, che passa dall’osservatorio online «Leggere senza stereotipi». Obiettivo della piattaforma è l’analisi del panorama editoriale, alla ricerca di rappresentazioni che stimolino bambini e bambine a compiere scelte, fare esperienze, avere sogni e ambizioni, leggere il mondo in modo libero, a prescindere dal proprio sesso biologico. Dall’esperienza è nato un manuale, appena pubblicato con la casa editrice Settenove, fondata e gestita da Monica Martinelli. Il testo, intitolato appunto Leggere senza stereotipi, si rivolge a insegnanti, genitori, educatori che operano con i bambini fino a 6 anni, e si articola in vari percorsi, ciascuno legato a un tema chiave per la costruzione dell’identità di genere. Una breve introduzione teorica precede le schede dedicate agli albi italiani ed esteri, le proposte di attività, gli approfondimenti e i suggerimenti bibliografici, per offrire un agile strumento di lavoro anche a chi si avvicina per la prima volta a questi argomenti.

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