martedì 29 dicembre 2015

Gli amori degli uomini e delle donne. Un augurio per il Nuovo Anno di Lea Melandri

“C’è nell’amore una terribile necessità” (Agnese Seranis). 

Quando gli uomini riusciranno a svelare, come ha fatto Sibilla Aleramo, per sé e per le donne che sono venute dopo, quale “terribile necessità” si cela nel loro modo di amare , avremo sicuramente un’umanità migliore, meno sofferenza nelle relazioni amorose per entrambi i sessi.

SIBILLA ALERAMO .Frammenti di lucida intuizione 
o piuttosto: una ‘lectio magistralis’ sul sogno d’amore come la suprema, perché la più invisibile delle violenze simboliche.

“Indicibile metamorfosi dell’amore in tenerezza, passaggio incalcolato dalla libertà alla schiavitù, volere in ombra, ticchettio dell’orologio, ticchettio uguale dell’orologio.”

“Come era così passato dalla sua cupa negazione umana a tanta ferma fede? Non per la bellezza dell’anima mia, ch’egli non la sentiva, come sentiva invece ogni sera ed ogni mattina il mio corpo, ché gli era, questo sì davvero, simile al pezzo di terra che ci sostenta…”

“Sensazione costante della donna moderna della propria sopravvivenza: esteriore aggraziato che implica debolezza e schiavitù, impulsi intimi di dedizione, compiacenza nel donarsi e nel far felice l’essere amato anche senza gioia propria. 1908”.

“Nessuna di quelle che voi ritenete leggi morali è stata scoperta, creata dalla donna.”

“Senso interiore di disprezzo per se stessi e di considerazione esagerata per gli oppressori, amore e odio insieme.”

“Il bisogno di esaltazione e d’adorazione dell’uomo amato, e la gelosia e il terrore folle che quest’uomo così innalzatosi la trascuri.”

“Ma ecco, questo me, col suo istinto d’amore, di bellezza, di armonia, è infinitamente tirannico, ed esige, per sé solo, i più folli sforzi (…) Io sono la schiava del mio istinto di grandezza.”

“Era necessario ch’io mi foggiassi illudendomi di foggiare altrui, ch’io mi accanissi, come tu mi hai scritto, a costruire su sabbie mobili: cercavo unicamente me stessa.”

“Ero schiava della mia forza: della mia creatrice immaginazione ormai (…) Il mio potere era questo: far trovare buona la vita (..) La mia forza era di conservare tal potere, anche se dal mio canto perdessi ogni miraggio. Amore senza perché. Senza soggetto quasi.”

“Non hai bisogno della mia anima…gli dicevo guardandolo dormire…e perché dovresti accorgerti che soffre? Hai la tua da alimentare, da conservare, da difendere. Ci credi uno e siamo due. Sei tu al centro del mondo, tu con la tua visione ormai immobile nella casa ben salda della tua mente. Ti mancava solo questo, povero bimbo grande, l’equilibrio organico,e con me l’hai ottenuto (…) Tale è il tuo amore, senza struggente sete di dedizione, senza voluttà di sconfinamento. Non sai la vertigine di me che son pronta a sparire se tu lo voglia, se debbo farlo, se lo esige la tua missione, il tuo maggior bene. Questo annegare lucido del mio essere…”

“E se tu fossi una creazione del mio desiderio? (…) Scrivo d’essi, vedi, come fossero invenzioni della fantasia. Personaggi irreali, foggiati, come la bambola di Villiers de l’Isle Adam, dalla mia scienza e dal mio gusto, per me sola (…) E invero c’è un elemento misterioso negli incontri da me fatti, non so qual mia collaborazione alla sorte.”

“Perché domandavo follemente a lui tutto l’amore che mancava alla mia vita?”

“Sforzo di ricerca di se stesse, lungi da tutto ciò che esse hanno amato e in cui hanno creduto: tragicamente autonome.”

“La donna non è mai stata una vera e propria individualità: o si è adattata a piacere all’uomo, non solo fisicamente ma anche moralmente, senza ascoltare i comandi del suo organismo e della sua psiche; o gli si è ribellata copiandolo, allontanandosi ancor di più dalla conquista suo io.”

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