lunedì 15 dicembre 2014

Smettiamo di pensare che siamo «altre» (e quindi «meglio») per natura di Luisa Pronzato e di Elena Tebano

Cara Muraro, la forza delle donne è la libertà di idee anche distanti
Noi sessantenni, distanti dalle altre?
Certo, per anni, rughe e orizzonti… Diverse, distanti non so. Non è un caso che le persone con cui ho rapporti di scambio, discussione, litigio (qualche volta) e quindi interazione sono le 30/40enni.
Cara Muraro, come farete ad ascoltare se partite dal rifiuto delle strade che le altre stanno scegliendo? Perché ancora citare solo la propria generazione (certo fortunata, anche perché aveva utopie orizzonti che le attuali non possono avere). Luisa Muraro, Lia Cigarini, sono certo le “madri” del pensiero femminista che si è sviluppato in Italia. Con Lea Melandri, Letizia Paolozzi, Bia Sarasini… Eccomi anch’io a citare la mia generazione. Le ho lette, seguite, per trovare altri pensieri. Per restare a quegli anni, però, i pensieri altri e la mia ribellione si è formata anche su Kerouak. E pure su Lang, Cooper… che da psichiatri (alternativi ovviamente) sostenevano la fine della famiglia o se volete la famiglia come luogo di schiacciamento dell’io… Di maschi e femmine. Loro non facevano distinzioni… Io allora avevo traslato famiglia con consuetudini, cultura patriarcale….
Se qualcuno mi chiede se sono femminista, oggi dico sì: credo ci sia bisogno di dirlo. Non ho però frequentato le pratiche femministe, ci avevo buttato un occhio. Ho, quasi subito, preferito una strada individuale. Ho cercato di attingere ovunque. Ovunque trovassi parole aperte.
Non so, la Yourcenar di “A occhi aperti”, per fare un esempio, voce totale di un’intervista di un uomo la cui presenza è appena percettibile nelle domande. E le risposte che segnano tanti percorsi, in cui contagiarsi ma non appartenere. L’autoderminazione l’ho inseguita ogni istante… (quasi). Diciamo l’ho “messa in pratica” con scelte, contrapposizioni, curiosità. E continua ora che navigo sui sessanta… No, cara Muraro, quello che dici non mi piace. Non mi piace, come fece Snoq dividere in brave e zoccole o dividere,come fai tu oggi in militanti e manipolate. Non così, generalizzando. Non mi piace ritrovare nelle tue parole quel suono incomprensibile a chi non fa parte del percorso storico. Che è lo stesso che vi ha diviso, isolato tra voi, rese incomprensibili alle altre e agli altri. Non c’è un solo modo di essere donne pensanti e autonome. Non c’è un solo modo intellettuale, penso a Beatrice Preciado o a Nicla Vassallo. Non c’è un solo modo di fare politica o dare a se stesse le opportunità di una crescita che non è da meno dei compagni maschi. Penso a una collega che gioca ai videogames come il marito. Ah già, troppo banale… Penso ad altre colleghe che si fanno il mazzo, per ore di lavoro e studio, per raccontare alla pari dei colleghi . Penso a quelle che studiano, fanno carriera… Ah, sono puntelli, riflessi, eterne seconde…
C’è tutto il mondo della Rete, altri spazi, altri modi, altri toni… Ancora qualche esempio, Margherita Ferrari o Eretica che dai loro siti/blog non smettono di fare le pulci sia a comportamenti sessisti, spesso con il sarcasmo, sia al conformismo, sia alla parità di maniera. E pure al femminismo storico. Non le condivido sempre. Non è necessario.
Quello che dici non mi pare una pausa di ascolto. Ma l’ennesimo arroccamento sulle proprie verità. A partire dal linguaggio.

Luisa Pronzato


Il pensiero della differenza?
Non sono sicura che ci aiuti a essere più libere
Appartengo a un’altra generazione (quella nata negli anni 70), ma sono d’accordo con quanto scrive Luisa Pronzato. A partire dal giudizio di Luisa Muraro sulle donne in politica oggi. È facile opporre due figure imponenti come Nilde Iotti e Tina Anselmi. Ma serve? Non significa dimenticare che c’è stato uno scadimento generale della politica? Vale per tutti ma si rinfaccia alle donne.
Oltretutto mi sembra ci sia una contraddizione di fondo: Muraro (giustamente) critica la politica tradizionale, poi rimprovera alle donne di farla solo da subalterne. Si dimentica però che la «politica» è un sistema che funziona per coptazione e quindi espelle tutto ciò che non è affine a quel medesimo sistema. Renzi, che ha un talento comunicativo e un carisma fuori dall’ordinario, è pur sempre il figlio di un rodatissimo esponente Dc (vogliamo parlare di D’Alema? o Alfano?).
Iotti e Anselmi sono state sì grandissime, ma in quel sistema sono entrate grazie alla frattura della Resistenza: un periodo storico brevissimo in cui tutti gli assetti costituiti sono saltati per la guerra e la reazione alla dittatura. Neppure il ’68 è riuscito a fare altrettanto per le donne, di certo non ci sono riusciti gli anni 70 con il rifiuto della «politica maschile».
Il pensiero della differenza, infine: non riesco – nonostante la gratitudine per il lavoro fatto dalle pensatrici di quella generazione, e la consapevolezza del suo valore filosofico – a non registrare vari punti di distanza. Uno – come spiega Luisa (Pronzato) – è il linguaggio, che finisce per parlare a chi è già d’accordo, incapace di vedere chi non rientra in quegli schemi. Un esempio solo: l’abitudine di alcune di declinare tutto al femminile, fino a espressioni come «site amiche» invece che «siti amici», registrata online.
Non so se abbia senso chiudere Via Dogana per fare silenzio, è importante invece sapere ascoltare, anche quello che è detto con parole apparentemente straniere (sempre più spesso in Rete, un campo di auto-educazione formidabile per le nuove generazioni di femministe, che nella maggior parte dei casi hanno dovuto ricominciare da zero perché è mancato un rapporto diretto con le femministe storiche). Solo trovando i termini per un dialogo, le «idee buone» che rivendica Muraro possono ricevere nuova linfa ed espressione. Altrimenti rimangono un discorso autoreferenziale.
Il secondo è l’ontologizzazione, l’idea che esista una univoca «natura femminile», contrapposta a quella maschile: se il femminismo è stato prima di tutto un pensiero e una pratica di libertà per le donne, questa idea che esista una natura femminile (Altra? Migliore? Unica?) mi sembra una nuova gabbia. E infatti oggi la Muraro su tanti temi ha le stesse posizione dei conservatori. Compreso il modo vagamente ostile in cui parla di omosessualità («Soltanto così viene meno quella sorda omosessualità mentale che poi sfocia nel politically correct verso le donne, quanto mai fastidioso»).
Non esiste «la donna», esistono le donne. E anche gli uomini, che devono essere chiamati a una riflessione critica sul maschile, non a fare l’agiografia di Matilde di Canossa. Perché se le verità che il femminismo ha esplorato su come sono strutturati i rapporti tra i generi nella società non diventano patrimonio comune, non si va da nessuna parte…
Questo non toglie che dalla riflessione sulla differenza femminile io personalmente abbia imparato moltissimo: a partire dal fatto che non c’è carriera che valga la rinuncia agli affetti. Ma non credo che le donne siano per natura «Altre» e quindi, sottinteso, «Meglio».

Elena Tebano


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