Selfie
e filmati da un minuto per dialogare con il Vaticano con l’hashtag
#Lifeofwomen.
Così la Chiesa chiede alle donne di raccontare con le
immagini il proprio pensiero e la propria identità, per raccogliere
spunti, suggerimenti e indicazioni che verranno inoltrati a vescovi e
cardinali del Pontificio Consiglio della Cultura, riuniti
nell’annuale Plenaria a porte chiuse che si terrà a Roma dal 4 al
7 febbraio prossimi.
Il
tema, Culture Femminili: Uguaglianza e Differenza è stato scelto
personalmente dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura,
Cardinale Gianfranco Ravasi, e sarà articolato in quattro diverse
sessioni:
Tra uguaglianza e differenza: alla ricerca di un
equilibrio,
La “generatività” come codice simbolico,
Il corpo
femminile: tra cultura e biologia,
Le donne e la religione: fuga o
nuove forme di partecipazione alla vita della Chiesa?
«L’impegno
della Plenaria, con il contributo prezioso di Membri e Consultori,
attraverso queste quattro tappe tematiche sarà quello di cogliere
alcuni aspetti delle culture femminili, per individuare possibili
percorsi pastorali. E in questo modo mettere le comunità cristiane
in grado di ascoltare e dialogare con la contemporaneità anche in
questo ambito», spiega Ravasi. «L’espressione “culture
femminili” non significa segnare una divisione da quelle maschili,
ma manifesta la consapevolezza che esiste uno “sguardo” sul mondo
e su tutto ciò che ci circonda, sulla vita e sull’esperienza, che
è proprio delle donne».
Quello
sguardo che, da quando è salito al soglio pontificio Papa Francesco,
è sempre più presente nel mondo cattolico. «La Chiesa ha
l’articolo femminile “la”: è femminile dalle origini», ha
detto il Papa al direttore del Corriere della sera Ferruccio de
Bortoli, nell’intervista in occasione del primo anno di
pontificato, il 5 marzo scorso, «e la Vergine Maria è più
importante di qualsiasi vescovo e di qualsiasi apostolo». E così il
Pontefice aveva ripreso il brano finale dell’esortazione Apostolica
Evangelii Gaudium, del 24 novembre 2013, nel quale aveva anche
affermato che «c’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una
presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Perché il genio
femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale;
per tale motivo si deve garantire la presenza delle donne anche
nell’ambito lavorativo e nei diversi luoghi dove vengono prese le
decisioni importanti, tanto nella Chiesa come nelle strutture
sociali. Le rivendicazioni dei legittimi diritti delle donne, a
partire dalla ferma convinzione che uomini e donne hanno la medesima
dignità, pongono alla Chiesa domande profonde che la sfidano e che
non si possono superficialmente eludere».
È
proprio per sottoporre ai Membri della Plenaria queste domande,
raccogliendo segnali anche dal mondo laico, che si è formata una
Consulta di donne attive in diverse aree della società civile. Le
stesse che stanno organizzando l’evento pubblico, al teatro
Argentina di Roma, che precederà i lavori a porte chiuse, e che
hanno ideato la “chiamata” di #Lifeofwomen. L’appello,
interpretato da Nancy Brilli (membro della Consulta) e visibile sui
social e su La 27ora (che ha collaborato con la Consulta Femminile
del Pontificio Consiglio della Cultura), è rivolto a tutte le donne
che hanno voglia di raccontare come vivono la loro identità tra
uguaglianza e differenza, tra corpo e vita spirituale, tra lavoro e
la maternità.
Per
farlo basta un filmato di meno di un minuto o una foto: il materiale
va postato, entro il 4 gennaio, sui social network con l’hashtag
#LifeofWomen e va segnalato con un link a lifeofwomen2015@gmail.com
Le
testimonianze, oltre a diventare un ulteriore spunto di riflessione
per i vescovi e i cardinali della Plenaria, potrà essere selezionato
per diventare parte di un docufilm (disponibile anche su YouTube)
presentato all’evento del Teatro Argentina. Quindi, occhio alla
qualità delle immagini e per ulteriori informazioni www.cultura.va.
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