Viviamo
strani giorni: la mafia è emiliana e chi ne denuncia da anni le
infiltrazioni nel campo dell’autotrasporto è una donna bella,
gentile e coraggiosa. Una camionista, insomma. Cinzia Franchini ha 43
anni, è di Modena, diploma magistrale. Inizia a guidare il camion
per amore (il marito infatti ha un’azienda di autotrasporti), si
interessa di questioni sindacali e in poco tempo diventa Presidente
Nazionale della Cna-Fita.
Siamo
nel 2011. Per Cinzia è evidente che si debba intervenire subito
sulle infiltrazioni mafiose che storpiano il mercato e la vita degli
onesti; l’Emilia Romagna non fa eccezione. Dunque comincia a
denunciare, nomi e cognomi, partendo dagli Ercolano dei quali Angelo
Ercolano, nipote del famoso boss Pippo, ricopre il ruolo di
vicepresidente nella Federazione degli Autotrasportatori Italiani
Sicilia.
Cinzia
si rifiuta di sedere ai tavoli delle trattative con sospettati di
mafia. Si rifiuta di aderire al fermo dei forconi attirando su di sé
ire violente.
Dall’aprile
del 2012 riceve lettere anonime di manaccia dal contenuto feroce e
proiettili. Pur non avendo la delega alla legalità della sua
Associazione di categoria, non si ferma e diventa ben presto reale
punto di riferimento dei 26 mila associati Cna-Fita che vivono la
fatica quotidiana sulle strade e vedono in quella che don Luigi
Ciotti definisce «la nostra camionista gentile e coraggiosa» una
reale rappresentante personale, non solo di categoria.
Sono
così loro i primi a incoraggiarla, a sentirsi difesi da una donna.
E
lei va avanti, depone il giorno 16 febbraio 2015 in commissione
antimafia, quando ormai l’inchiesta Aemilia ha reso pubblico quello
che in tanti sapevano ma, come affermava Silvano Ambrogi:
«…
il mafioso è colui che dice di non esistere a coloro che dicono di
non conoscerlo».
In
commissione Cinzia parla anche di fondi pubblici per 200milioni di
euro circa all’anno destinati agli autotrasportatori per gli sconti
pedaggi o la formazione, ma per accedervi è necessario aderire a
consorzi. Questo passaggio non viene ben controllato e dunque il
risultato è che alla fine i fondi rischiano di arrivare anche a
imprese che hanno al loro interno elementi malavitosi e che si
trovano così a disporre liberamente di ingenti quantità di denaro
erogato proprio dallo Stato, ovvero da ciascuno di noi.
Il
18 febbraio Cinzia Franchini riceve una richiesta di intervista dalla
Gazzetta di Modena.
«Ad
aprile – si legge sul giornale – ricorrerà il terzo anniversario
dei primi proiettili che le furono recapitati e a cui seguirono un
altro bossolo e varie lettere di minaccia, ma la presidente va avanti
come un rullo, anche senza il sostegno dei vertici nazionali
dell’associazione “che non hanno mai speso cinque minuti per
parlare dei problemi dell’autotrasporto e delle pressioni che
subiamo. Sì mi sento sola, ma almeno i miei associati sono al mio
fianco anche quando qualcuno ha provato a mandarmi a casa. Se chiedo
chiarezza nelle altre organizzazioni, devo farlo anche a casa mia e a
qualcuno non sta bene, ma le evidenze ci sono tutte».
Questa
dichiarazione scatena la reazione del Presidente Nazionale della Cna
Daniele Vaccarino, che sente il buon nome dell’Associazione messo a
rischio ed esprime la decisione all’unanimità di una direzione di
prendere tutti i provvedimenti necessari per tutelare l’immagine
della Cna. Una sibillina, ma neanche poi tanto, minaccia di
sospensione dall’incarico?
Siamo
ai giorni nostri, agli strani giorni che viviamo. Cinzia pubblica
testualmente la dura presa di posizione del suo Presidente; i media
ne raccolgono l’indignazione. Nasce così una pagina facebook di
sostegno e l’opinione pubblica si manifesta anche attraverso i
social; Cinzia riceve attestazioni di vicinanza pubbliche e private,
tra le associazioni di categoria del settore, oltre ad esponenti Cna
e Fita si sbilanciano Confetra e Agorà.
La
mafia non uccide solo d’estate e non uccide solo fisicamente.
Ma
inculca un modo di pensare, cambia un vocabolario capace di svilire
perfino parole nobili come «onore»; abita una zona grigia della
mente che si fa parola o silenzio. La mafia striscia sottilmente e in
Emilia non si è inserita con la violenza, ma attraverso le pieghe
dell’economia e della politica, prestando soldi e nomi,
associandosi a imprese “sane” in crisi, strozzando come un
parassita l’essere che lo nutre.
Proprio
per questo la nostra camionista gentile e coraggiosa non va lasciata
sola a nessun livello. Anzi, deve essere sostenuta a tutti i livelli,
perché se questi sono strani giorni, sono anche quelli in cui il
grigio non porta bene e si deve scegliere quale colore indossare.
Speriamo
che, anche in considerazione di questo, il presidente Vaccarino abbia
convocato Cinzia Franchini per uno «scambio di opinioni, poiché il
compito del Presidente è anche quello di tentare di comporre i
dissidi e tutelare il bene della Cna e della Fita».
Tutelare
il bene, l’onorabilità, la verità per conto terzi è certo
un’impresa perigliosa; richiama quel «lo faccio per il tuo bene»
che solitamente precede azioni poco piacevoli, ma qualcuno le deve
pur fare.
E a
proposito di fare, Cinzia Franchini continua a fare e a parlare,
instancabilmente.
Concludiamo
con un aneddoto. A poco più di cento passi da Modena, a Sassuolo,
risiedeva al confino il boss Tano Badalamenti, il quale, oltre a
farsi arrivare il pesce fresco in aereo dalla Sicilia ogni venerdì
mattina, nella capitale mondiale della piastrella già a metà degli
anni ’70 pianificava di mettersi in affari proprio nei trasporti.
Nessun commento:
Posta un commento