mercoledì 15 aprile 2015

Nigeria, ad anno dal rapimento, nessuna traccia delle 219 ragazze prese da Boko Haram

Manifestazioni ad Abuja per la liberazione delle studentesse fatte prigioniere dall’organizzazione. Il Presidente nigeriano: “Non vi assicuro di riportarvele”
Nel primo anniversario del rapimento di quasi 219 ragazze dalla scuola di Chibok nello Stato nigeriano di Borno, Amnesty International stima che siano in totale 2mila le donne, la maggioranza minori, ad essere state sequestrate in 38 raid dai terroristi islamici, Boko Haram, alleatisi ad Isis.
Questi i dati della Ong mentre la Bbc riferisce che solo tre settimane fa sono state viste vive oltre 50 delle 219 ragazze di Chibook ancora disperse e di cui non si aveva traccia da mesi. Le altre, secondo Amnesty che cita una fonte del comando dell’esercito di Abuja, sarebbero state divise in tre o quattro gruppi e trattenute in diversi campi di Boko Haram. Campi che si troverebbero sia nella foresta di Sambisa, sempre nella loro roccaforte dello Stato nord-orientale di Borno, sia in altri sulle sponde del lago Ciad, nelle montagne di Gorsi nel confinante Camerun ed una settantina in Ciad.
La giovani studentesse rapite la notte fra il 14 e il 15 aprile 2014 erano in tutto 300, ma decine di loro riuscirono a fuggire e a mettersi in salvo durante il sequestro. le altre, 219 appunto, sarebbero ancora in mano ai loro aguzzini e per ora, i governi che si sono succeduti nel Paese, non sono riusciti a intervenire in maniera determinante per il destino delle ragazze.
«Farò tutto il possibile ma non posso promettere che le troveremo e le riporteremo a casa» ha detto il nuovo presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari. «Non sappiamo se le ragazze di Chibok possono essere salvate, la loro posizione resta sconosciuta, per quanto io possa desiderarlo, non posso promettere che le troveremo - ha affermato il capo di Stato in una dichiarazione - Ma come dico a ogni familiare, parente e amico, il mio governo farà tutto quello che è in suo potere per riportarle a casa».
Il predecessore di Buhari, Goodluck Jonathan, era stato duramente attaccato per l’inerzia con la quale aveva affrontato il caso delle studentesse rapite, promettendone vagamente il ritorno senza mai dare spiegazioni o dettagli. Un approccio completamente diverso, invece, quello dell’ex generale golpista musulmano che, dopo aver sconfitto Jonathan nelle elezioni presidenziali di due settimane fa, ha sottolineato la necessità di essere «onesti» rispetto al destino delle ragazze.
Ma anche sulla lotta a Boko Haram, Buhari ha voluto marcare la differenza dall’amministrazione precedente, promettendo di «fare tutto il possibile per sconfiggerli», ascoltando «la pena dei nostri cittadini e rispondendo di conseguenza». Un’altra stoccata al predecessore, accusato da più parti di aver ignorato a lungo la minaccia dei terroristi islamici che imperversavano nel nord povero e musulmano.
L’APPELLO DELLA SCRITTRICE PREMIO NOBEL PER LA PACE MALALA

«Il governo nigeriano e il mondo interno non hanno fatto abbastanza per tentare di liberare le 219 liceali rapite un anno fa da Boko Haram». L’appello è del Nobel per la Pace, Malala Yousafzai, che in una lettera indirizzata ai teenager come lei in occasione dell’anniversario del rapimento di Chibok ha insistito sul fatto che i leader internazionali «non hanno fatto abbastanza per il rilascio e io sono tra quelli che chiedono la liberazione per le mie `coraggiose sorelle´».   

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