Nel
secondo numero di Noidonne, dell'agosto 1944, apparve la
testimonianza di una ragazza che faceva parte di quei piccoli gruppi
di partigiani denominati Gruppi di Azione Patriottica, GAP.
Di
Caterina, questo il suo nome, non sappiamo molto se non la sofferenza
e l'istinto di libertà che ci arrivano da questo scritto.
Le
ragazze nei G.A.P.
Vorrei
parlarvi un po’ della mia vita di GAP.
Nulla di romantico: le donne
che con me e più di me hanno agito nella lotta armata contro i
tedeschi avevano personalmente scelto un compito per il quale la loro
azione era necessaria, e si trattata sempre di una decisione presa
con estrema serietà. Ognuna di noi era venuta alla politica
attraverso un approfondimento di coscienza, attraverso una
chiarificazione dei precisi doveri che sono di fronte a ciascun
individuo, uomo e donna; aveva insomma affrontato onestamente il
problema della propria vita in mezzo agli altri individui. La
soluzione di questo problema comportava un’attività politica, le
necessità del momento richiedevano che alcune di noi entrassero
nella lotta armata: così la decisione fu presa.
Ripeto,
nella nostra vita di romantico non c’era nulla.
C’era invece
molta fatica e moltissima attenzione e precisione da porsi in ogni
cosa. Lunghi giri per la città; trasporti di oggetti pesantissimi;
gite fuori mano per provare armi e ordigni fabbricati dai nostri
artificieri.
C’erano moltissimi disagi: un GAP, uomo o donna, non
aveva casa fissa, aveva dei rifugi più o meno aleatori, dei punti di
appoggio che venivano improvvisamente a mancare: certe volte si
finiva il lavoro qualche ora prima del coprifuoco e ancora non si
sapeva dove si avrebbe dormito. E spesso nient’altro ci si poteva
aspettare che freddo, umidità, aria viziata, impossibilità di
lavarsi, giacigli costituiti spesso da semplici tavoli, in cantine o
con simili mezzi di fortuna.
E c’era anche molta fame. Spesso alla
fine della settimana si saltava qualche pasto; spesso con assoluta
solidarietà chi aveva ancora qualche soldo divideva con gli altri il
poco che si poteva comprare.
Ed
infine c’erano le azioni: dove le donne non meno degli uomini
giustiziavano i traditori, senza sadismo e senza leggerezza;
rendendosi ben conto di quello che facevano, ma sicure di agire
secondo giustizia. Ed era per questa certezza se riuscivamo in
definitiva ad essere allegre e a conservare quasi sempre la nostra
serenità; era senza dubbio per la coscienza di sentirci utili.
Donne
dei GAP: donne che sparavano, donne che agivano assumendosi
responsabilità, correndo rischi, sopportando disagi. Donne che hanno
saputo affrontare il loro dovere di essere “morali” e viventi in
una determinata situazione storica.
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