Su
invito della rivista Twf, Thérèse Clerc ha presentato a Roma la
“Casa delle streghe” che nella periferia di Parigi accoglie donne
over 65 intenzionate a vivere insieme una vecchiaia attiva e ricca. E
ha lanciato un appello per la creazione di strutture simili in Italia
“Il
mio è un progetto per cambiare l’immagine della vecchiaia”: Con
queste parole Thérèse Clerc, ottantacinquenne, madre di quattro
figli e femminista piena di energia e sensualità ha presentato a
Roma – in un incontro organizzato alla Casa delle Donne dalla
rivista femmista Dwf (Donna Woman Femme) - la “Maison de Babayagas”
(in italiano “La Casa delle Streghe) che ha fondato a Montreuil,
nella periferia parigina, per ospitare 20 donne over 65 intenzionate
a vivere insieme una terza età attiva e aperta alla collettività.
“La nostra è una casa aperta, in cui le donne continuano a
lavorare con la comunità del quartiere, dove vivono molti
immigrati”, ha spiegato Clerc, “di qui l’idea della
giovinezza”. Clerc, che ha fondato la casa in cui 20 donne vivono
in piccoli appartamenti autonomi di 35 mq, dentro una struttura con
molti spazi comuni e pagando una quota media di 420 euro al mese, ha
spiegato come è riuscita a mettere in piedi un progetto tanto
innovativo e ha lanciato un appello per la creazione di case simili
anche in Italia.
“La
Maison de Babayagas” è nata dopo una lotta di 10 anni”, ha
spiegato Clerc che nel febbraio 2013 ha inaugurato la casa, dal costo
di 4 milioni di euro, ottenuti per una metà dal comune di Montreuil
e da altre istituzioni pubbliche e per l’altra metà attraverso un
mutuo della banca che eroga prestiti per servizi pubblici “Caisse
des Impots et Consignations”. Clerc ha spiegato che l’evento
decisivo per il lancio del progetto della “Casa delle Streghe”, è
stata l’estate del 2003, “quando la Francia è stata attraversata
da un’ondata di caldo che ha provocato la morte di 15 mila
anziani”. A quel punto Le Monde ha pubblicato un articolo sul
progetto e questo ha agito da traino per le istituzioni. Ma
l’iniziativa dell’attivista francese è basata sulla sua
esperienza personale: “Quando ho assistito per cinque anni mia
madre fino alla fine della sua vita è stata molto dura, avevo
quattro figli, che si sposavano, soffrivano e divorziavano”, dice,
“mi son detta che avrei fatto in modo che loro non dovessero vivere
la stessa esperienza”.
L’attivismo
sociale, oltre al pagamento della quota, è un elemento fondamentale
per l’accesso alla Maison de Babayagas, perché considerato
fondamentale per invecchiare bene: “Le femministe invecchiano
meglio per il senso dato alla loro vita, cosa che garantisce una
migliore salute mentale”, afferma Clerc. I quattro principi su cui
si fonda la convivenza nella Maison sono: autogestione, solidarietà,
cittadinanza ed ecologia: autogestione perché la casa è governata
da un “Consiglio di amministrazione” eletto dalle abitanti;
solidarietà e cittadinanza perché è una casa aperta al quartiere,
dove organizza corsi di lingua e altre attività con i giovani e gli
immigrati; ecologia perché è stata progettata per riutilizzare
l’acqua piovana e recuperare l’energia attraverso i pannelli
solari, mentre la spesa viene ordinata dai contadini del territorio.
Al
momento in diversi paesi si stanno progettando nuove “Maison de
Babayagas”, oltre che in Francia, anche in Canada e Germania. E
insieme a Thérèse Clerc l’idea è approdata anche in Italia.
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