GiULiA giornaliste rilancia il problema di un uso della lingua
italiana corretto per quanto riguarda il genere con una guida per chi
opera nel campo dell’informazione curata da Cecilia Robustelli.
Circa trent’anni fa la Presidenza del Consiglio dei Ministri,
raccogliendo una proposta di Alma Sabatini alla Commissione delle
Pari opportunità, commissionava e successivamente pubblicava una
ricerca su Il sessismo nella lingua italiana, curata dalla stessa
Alma Sabatini; l’Autrice anche allora vedeva il risultato di questa
ricerca come "... suggerimenti rivolti in primo luogo alla
stampa che massimamente contribuisce a coniare e far passare i
neologismi e le mode linguistiche...".
L'11 giugno 2014) Laura Boldrini, presidente della Camera dei
deputati (?), partecipa alla presentazione nella Sala Moro a palazzo
Montecitorio di Donne, grammatica e media. Suggerimenti per l’uso
dell’italiano" di Cecilia Robustelli , edito da GiULiA
giornaliste [1]
Questi due fatti evidenziano non solo un salto ma anche una
continuità istituzionale, come rileva Cecilia Robustelli che nella
presentazione ricorda che in questi trenta anni si sono avuti molti
atti istituzionali che raccomandavano proprio un’attenzione al
linguaggio al fine della promozione della parità di genere. Non si
riparte dall’anno zero perché si raccoglie non solo l’eredità
dell’opera anticipatrice di Alma Sabatini, il cui valore è stato
ricordato dalla stessa Cecilia Robustelli, ma anche il frutto della
continua ricerca andata avanti sul tema ( come testimonia lo stesso
percorso di ricercatrice di Cecilia Robustelli) - v. anche alcuni dei
tanti testi che sono stati prodotti in quest’arco di tempo e che
riportiamo in nota.
Questa breve e sicuramente incompleta nota ci conferma però che Il
discorso viene da lontano; è un percorso lungo e impegnato che ha
accompagnato questo "problema" negli anni anche con
incontri nelle scuole, corsi nelle università, presso la Commissione
nazionale Pari Opportunità dove, negli anni novanta, fu insediato il
Tavolo delle Giornaliste (importante luogo di confronto libero sulla
funzione, i contenuti e le forme del lavoro nel campo
dell’informazione); un percorso molto in giro per l’Italia
purtroppo senza Alma (morta nel 1988) ma ininterrottamente lo stesso,
grazie alle Commissioni di parità. Anche grazie a quel lavoro
costante si sono prodotte nel tempo le condizioni, che abbracciano
anche il linguaggio, ma non solo, per arrivare ad avere oggi -
speriamo - la giusta attenzione e forse un qualche cambiamento.
Allora la stampa dedicò alla pubblicazione delle "raccomandazioni"
poco spazio, quasi sempre in negativo perché evidentemente si
toccava un nodo culturale forte, di potere. Oggi, la presenza di un
maggior numero di donne anche sulla scena istituzionale rende -
speriamo - di uso più immediato questo "libretto da bisaccia"
( così lo definisce - con citazione culturale - Cecilia Robustelli,
per il suo formato tascabile).
Ben venga dunque questo Donne, grammatica e media, "libretto
prezioso" in funzione di un problema che non è solo di
conoscenza: per l’economista Fiorella Kostoris le donne sono spesso
esse stesse responsabili dell’uso sessista delle parole perché
hanno paura di sminuire la loro posizionew faticosamente raggiunta.
Ma l’avvio di quell’ampio dibattito pubblico auspicato da Laura
Boldrini avrà bisogno di iniziative concrete per avere una
attenzione di sostanza da parte dei media, perché finisca nelle
tasche e sui tavoli di lavoro di giornaliste e - ci auguriamo tutte -
di giornalisti. Perlomeno io, personalmente, ho così fatto con
quell’altro "libretto da bisaccia" che esattamente venti
anni fa pubblicava la rivista settimanale "Avvenimenti": il
Dizionario sessuato della lingua italiana curato da Elettra Deiana,
Bianca Madeccia, Silverio Novelli, Edgrado Pellegrini oltre a
Marcella Mariani che aveva già collaborato alla ricerca di Alma
Sabatini. Non so quale diffusione, od uso abbia avuto su altri tavoli
...
Oggi non viene presentato un "dizionario sessuato": Cecilia
Robustelli dà al suo testo una forma di "proposte operative"
partendo da esempi concreti di "come si parla nei media",
dai "dubbi grammaticali e grafici" che insorgono quando si
scrive o si rappresentano soggetti donna, accompagnandole con
riflessioni, soluzioni attente alla correttezza lignuistica delle
"’nuove’ forme.femminili", alle questioni
morfosintattiche, ma anche alla comprensibilità/accettazione di chi
oggi legge.
La "guida" si chiude con un "breve vocabolario delle
professioni e delle cariche", curato da GiULiA
Nella prefazione, Nicoletta Maraschio presidente onoraria
dell’Accademia della Crusca, ci dice che "la lingua non solo
rispecchia una realtà in ’movimento’, ma può svolgere una
funzione ben più importante: quella di rendere più visibile quello
stesso movimento e contribuire così ad accelerarlo in senso
migliorativo".
Ancora una volta l’obiettivo è politico, "dare a Santippe
quel che è di Santippe", come dice l’economista Fiorella
Kostoris nella presentazione a Montecitorio: dare visibilità anche
attraverso il linguaggio alle donne perché "Ciò che non si
dice non esiste " ricorda nell’introduzione Maria Teresa
Manuelli, segretaria di GiULiA). Ma, richiama ancora Kostoris, si
tratta di andare poi oltre il linguaggio, promuovere per le donne
"tempi nuovi".
per informazioni e contatti: giuliagiornaliste@gmail.com;
www.giuliagiornaliste.it
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