lunedì 1 settembre 2014

Le donne e la paura di non essere all’altezza di Brunella Gasperini

Meno belle, meno brave, meno in carriera... troppo spesso ci svalorizziamo da sole e ci sentiamo incomprese anche dalle amiche. E con questi sabotaggi evitiamo di permettere alla nostra vita di prendere quella nuova direzione che invece a parole invochiamo. La psicologa ci spiega questo meccanismo tipicamente femminile
Le donne e la paura di non essere all’altezza Sentirsi meno di altri, meno brave, meno belle, meno capaci, meno svelte. Avere paura di non farcela economicamente, di non essere all’altezza come madre e moglie, di non riuscire nello studio o nel lavoro. Di non saper gestire la propria vita, di trovarsi di fronte a compiti troppo grandi, di non avere le capacità, di non saper risolvere.
Possono essere infiniti i vissuti che ci fanno sentire inadeguate, inadatte, inopportune. Qualche volta ci servono. Più spesso però ci pesano addosso. A volte diventano l’unico modo di avvicinarsi alle cose e di pensare a noi stesse. Ci intasano di ansia, preoccupazioni, dubbi. E ci fanno sentire sole, perché non sempre siamo comprese dai compagni, colleghi, amici. Anche dalle amiche, che sembrano, da fuori, sempre più efficaci, sistemate, truccate e sorridenti di noi.
Abbiamo a che fare con interlocutori interni, inconsci, di cui non ci accorgiamo, che ci criticano, ci svalorizzano, ci dicono di non muoverci. Eredità del passato, teatri mentali che ci rendono insicure. Ma ci sono anche le pressioni esterne a fare la loro parte, standard culturali che stabiliscono come dobbiamo essere. Per noi donne particolarmente esigenti e competitivi. E terribilmente stretti e stupidi.
Bisogna essere brave ma non troppo soprattutto rispetto al partner. Sempre giovani però serie. Affascinanti nella giusta misura, altrimenti diamo adito a strani pensieri. Se inseguiamo il potere, vuol dire che siamo frustrate dal punto di vista sentimentale o sessuale e difficilmente poi abbiamo modo di averne alla pari di un uomo.
A volte siamo noi stesse a trovare i modi per non sentirci all’altezza. Abbiamo bisogno di avere tutto sotto controllo, gestire in prima persona, non vogliamo delegare. Ci creiamo situazioni impegnative e scomode, improbabili da gestire per le quali non farcela è sopravvivenza. E le trasformiamo in occasioni per darci addosso, riprova delle nostre incapacità. Oppure ci creiamo parametri di valutazione troppo ambiziosi, siamo perfezioniste, categoriche.
Diventiamo ipersensibili ai commenti, alle critiche delle persone che ci vivono accanto ma anche a quelle con le quali non abbiamo niente a che fare ma delle quali ci preoccupiamo pensando a cosa possono dire di noi. E poi rimuginiamo, ripensiamo, facciamo collage mentali con i pezzetti peggiori dei ricordi, quelli in cui siamo state ridicole, abbiamo deluso e perso. Impegnativi lavori mentali che portano risultati più che soddisfacenti per alimentare la paura di non farcela.
Forse ci sono momenti di vita più vulnerabili alle incertezze personali, come l’adolescenza e l’età “matura”, snodi evolutivi delicati della nostra esistenza. Però l’inganno del fallimento è sempre in agguato.
Anche riuscire può far paura. Responsabilizza, pesa, soffoca. Così, non è raro rimandare, evitare, distrarsi proprio per sottrarsi al confronto con la realtà e magari, chissà, scoprire di non essere veramente all’altezza. Oppure di poterla spuntare e farcela.
Allora, involontariamente, tendiamo a sabotare le occasioni di autoaffermazione e a fuggire dalle opportunità. Una difesa per paura di dover prendere in mano la propria vita, essere costrette a fare qualcosa, a cambiare davvero.
Perché alla fine abbiamo più confidenza con il fallimento e conosciamo poco il successo. Fallire è un po’ tornare sui propri passi, riuscire vuol dire muovere delle trasformazioni, dentro e fuori di noi. Non è raro uscire da una crisi – senza superarla in effetti - ripristinando i soliti modi, rimettendo a posto tutto così come era.
La paura di arrivare e non esserne all’altezza può riproporci continui insuccessi. Se riusciamo in una dieta, per fare un esempio semplice, si diventa probabilmente più attraenti per gli altri e questo può compromettere la nostra relazione attuale, potremmo ritrovarci a non saper più gestire situazioni nuove. Così, fallire significa rimanere nei nostri odiati ma rassicuranti chili di troppo.

Inoltre il successo non gode di buona reputazione, è influenzato da vari condizionamenti. Si dice che comporta rischi, delude, fa rimanere soli. Che la vita invece è fatta di rinunce, bisogna sopportare, pazientare. Vale in particolare per noi donne. Ma successo non è diventare famosi, ricchi e potenti bensì semplicemente realizzare quello che si desidera, andare avanti nella nostra vita, essere autentiche. Senza bisogno di ristagnare nella sofferenza a tutti i costi.

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