Meno
belle, meno brave, meno in carriera... troppo spesso ci svalorizziamo
da sole e ci sentiamo incomprese anche dalle amiche. E con questi
sabotaggi evitiamo di permettere alla nostra vita di prendere quella
nuova direzione che invece a parole invochiamo. La psicologa ci
spiega questo meccanismo tipicamente femminile
Le
donne e la paura di non essere all’altezza Sentirsi meno di altri,
meno brave, meno belle, meno capaci, meno svelte. Avere paura di non
farcela economicamente, di non essere all’altezza come madre e
moglie, di non riuscire nello studio o nel lavoro. Di non saper
gestire la propria vita, di trovarsi di fronte a compiti troppo
grandi, di non avere le capacità, di non saper risolvere.
Possono
essere infiniti i vissuti che ci fanno sentire inadeguate, inadatte,
inopportune. Qualche volta ci servono. Più spesso però ci pesano
addosso. A volte diventano l’unico modo di avvicinarsi alle cose e
di pensare a noi stesse. Ci intasano di ansia, preoccupazioni, dubbi.
E ci fanno sentire sole, perché non sempre siamo comprese dai
compagni, colleghi, amici. Anche dalle amiche, che sembrano, da
fuori, sempre più efficaci, sistemate, truccate e sorridenti di noi.
Abbiamo
a che fare con interlocutori interni, inconsci, di cui non ci
accorgiamo, che ci criticano, ci svalorizzano, ci dicono di non
muoverci. Eredità del passato, teatri mentali che ci rendono
insicure. Ma ci sono anche le pressioni esterne a fare la loro parte,
standard culturali che stabiliscono come dobbiamo essere. Per noi
donne particolarmente esigenti e competitivi. E terribilmente stretti
e stupidi.
Bisogna
essere brave ma non troppo soprattutto rispetto al partner. Sempre
giovani però serie. Affascinanti nella giusta misura, altrimenti
diamo adito a strani pensieri. Se inseguiamo il potere, vuol dire che
siamo frustrate dal punto di vista sentimentale o sessuale e
difficilmente poi abbiamo modo di averne alla pari di un uomo.
A
volte siamo noi stesse a trovare i modi per non sentirci all’altezza.
Abbiamo bisogno di avere tutto sotto controllo, gestire in prima
persona, non vogliamo delegare. Ci creiamo situazioni impegnative e
scomode, improbabili da gestire per le quali non farcela è
sopravvivenza. E le trasformiamo in occasioni per darci addosso,
riprova delle nostre incapacità. Oppure ci creiamo parametri di
valutazione troppo ambiziosi, siamo perfezioniste, categoriche.
Diventiamo
ipersensibili ai commenti, alle critiche delle persone che ci vivono
accanto ma anche a quelle con le quali non abbiamo niente a che fare
ma delle quali ci preoccupiamo pensando a cosa possono dire di noi. E
poi rimuginiamo, ripensiamo, facciamo collage mentali con i pezzetti
peggiori dei ricordi, quelli in cui siamo state ridicole, abbiamo
deluso e perso. Impegnativi lavori mentali che portano risultati più
che soddisfacenti per alimentare la paura di non farcela.
Forse
ci sono momenti di vita più vulnerabili alle incertezze personali,
come l’adolescenza e l’età “matura”, snodi evolutivi
delicati della nostra esistenza. Però l’inganno del fallimento è
sempre in agguato.
Anche
riuscire può far paura. Responsabilizza, pesa, soffoca. Così, non è
raro rimandare, evitare, distrarsi proprio per sottrarsi al confronto
con la realtà e magari, chissà, scoprire di non essere veramente
all’altezza. Oppure di poterla spuntare e farcela.
Allora,
involontariamente, tendiamo a sabotare le occasioni di
autoaffermazione e a fuggire dalle opportunità. Una difesa per paura
di dover prendere in mano la propria vita, essere costrette a fare
qualcosa, a cambiare davvero.
Perché
alla fine abbiamo più confidenza con il fallimento e conosciamo poco
il successo. Fallire è un po’ tornare sui propri passi, riuscire
vuol dire muovere delle trasformazioni, dentro e fuori di noi. Non è
raro uscire da una crisi – senza superarla in effetti -
ripristinando i soliti modi, rimettendo a posto tutto così come era.
La
paura di arrivare e non esserne all’altezza può riproporci
continui insuccessi. Se riusciamo in una dieta, per fare un esempio
semplice, si diventa probabilmente più attraenti per gli altri e
questo può compromettere la nostra relazione attuale, potremmo
ritrovarci a non saper più gestire situazioni nuove. Così, fallire
significa rimanere nei nostri odiati ma rassicuranti chili di troppo.
Inoltre
il successo non gode di buona reputazione, è influenzato da vari
condizionamenti. Si dice che comporta rischi, delude, fa rimanere
soli. Che la vita invece è fatta di rinunce, bisogna sopportare,
pazientare. Vale in particolare per noi donne. Ma successo non è
diventare famosi, ricchi e potenti bensì semplicemente realizzare
quello che si desidera, andare avanti nella nostra vita, essere
autentiche. Senza bisogno di ristagnare nella sofferenza a tutti i
costi.
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