La
povertà, l'ignoranza e l'estremo sfruttamento. Ma anche la
consapevolezza di donne che, attraverso il loro lavoro, cercano
qualcosa in più del semplice sostentamento
La
terra schiacciata da un cielo carico e minaccioso. Le case di pietra
e mattoni a vista incorniciati dalla calce. Le donne rompono
l’immobilità: abiti colorati, capi celati dalle stoffe, movimenti
eleganti. Le mani sono spaccate. I visi scavati dal vento e dal sole.
La povertà straripa violenta nelle aree rurali del Maghreb, dove
possedere la terra è una prerogativa maschile, ma lo sfruttamento
selvaggio della manodopera è una peculiarità che riguarda
unicamente le donne. L’analfabetismo femminile raggiunge picchi del
70%. Molte donne non studiano o smettono. Mancano le strutture
scolastiche. Spesso lavorare è l’unica alternativa alla fame.
Eco
de femmes è un documentario. Bellissimo. Poetico. Duro. Racconta il
seme del cambiamento. Trae il nome dall’omonimo progetto promosso
da GVC Onlus che sostiene la nascita di cooperative agricole e
artigianali come strumenti di emancipazione femminile.
Sei
protagoniste: Zina, Cherifa, Halima, Fatima, Mina, Jamila. Sei storie
di consapevolezza, di determinazione, di trasformazione, raccontate
da Carlotta Piccinini.
Le
donne sono assetate di conoscenza. Sanno di essere semianalfabete e
per questo più esposte allo sfruttamento e alla manipolazione.
Mostrano una lucidità disarmante. La conoscenza è il primo passo
verso l’emancipazione. La conoscenza permette di non doversi
affidare, riduce il rischio di essere ingannate, consente di pensare
con la propria testa. Il lavoro rende indipendenti, regala dignità e
una posizione sociale riconosciuta. Contribuire al budget familiare
attenua le differenze di genere. Non regala lussi, se non quello di
saziare la fame. Però rende un po’ più libere. Consente di
comprare libri, quaderni e penne per mandare i figli a scuola. E a
loro sì, tentare di offrire un futuro diverso.
«La
condizione delle donne è grave: la povertà, l’ignoranza,
l’analfabetismo sono i limiti che impediscono alle donne di
partecipare e le mantengono in una condizione di dipendenza. Lo
studio e la cultura sono gli strumenti per la conquista progressiva
dell’emancipazione e dell’indipendenza. Strumenti contro
un’ideologia che riduce le donne all’inferiorità e alla
reinterpretazione della religione. Strumenti contro l’imposizione
del pensiero comune. Una donna che non sa niente non è nessuno».
Sono parole loro.
Le
piccole cooperative sostenute da GVC Onlus compiono grandi miracoli.
Le donne riescono a sottrarsi ai lavori agricoli più massacranti,
spesso nocivi per la salute e svolti senza alcuna protezione. Usate
come macchine. Per qualche dollaro. Studiano, imparano, insegnano,
tramandano competenze. E così sorgono scuole che insegnano a leggere
e a scrivere, rendendo le donne autonome dagli uomini nella lettura
delle bollette come del Corano. Nascono attività artigianali legate
alla tessitura dei tappeti e alla produzione di argan e cous cous.
Contesti dove le donne si formano, conquistano un salario e una
ragione riconosciuta per uscire dalle mura domestiche.
Queste
donne sognano. Sognano di allargare la loro attività, di
migliorarla. Sognano di includere le altre e aiutarle a emanciparsi.
Sognano di cambiare il mondo.
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