giovedì 5 febbraio 2015

Le donne e lo “spirito di cordata” di Lilly M.Bozzo-Costa

Nella valigia ho messo diversi articoli che dovevo assolutamente leggere entro il 2014. Avendo davanti a me un lungo viaggio in treno, avrei avuto tutta la notte per leggere.
Uno di questi è tratto da Die Zeit, il settimanale tedesco che ormai leggo fedelmente da quasi 20 anni e che non mi ha mai deluso: “Donna. Presidentessa di CDA. Sospesa”, di Kerstin Bund.
L’articolo cerca di rispondere alla domanda del perché tante donne, una volta arrivate nella stanza dei bottoni, falliscano.
“Per motivi personali” è la classica motivazione di tante donne che in Germania spariscono dalla scena.
Nel 2014 nei Consigli di Amministrazione una donna ogni due si ritira, mentre tra gli uomini se ne ritira solo uno ogni quattro.
Un uomo che si ritira lo fa per migliorare la sua posizione e cercare un posto migliore, mentre una donna che si ritira sparisce spesso completamente dal mondo del lavoro. Il fenomeno non riguarda solo le donne tedesche. Oggi si discute sulle “quote donna” e la legge che deve essere fatta al riguardo. Nel 2016 la percentuale di donne al timone dovrebbe passare al 30%.
Se si chiede direttamente alle interessate il perché del loro “ritiro”, sono loro stesse a non voler affrontare l’argomento. Spesso i contratti non sono ancora conclusi, per molte è meglio dunque tacere. Poche hanno il coraggio e la forza di parlare e denunciare il trattamento che si è avuto nei loro riguardi.
Una donna che ha “fallito” prova vergogna, imbarazzo, pensa di avere sbagliato qualcosa, è probabilmente colpa sua.
Interessante è l’opinione di due uomini intervistati da Kerstin Bund di Die Zeit sull’argomento.
Heiner Thorborg, uno dei più noti intermediari d’impresa in Germania, ritiene che spesso le donne si ritirino perchè non sono all’altezza dei loro compiti, perché non hanno abbastanza esperienza. Una legge sulle “quote donna” sarebbe per lui controproducente.
La seconda intervista è stata fatta a Thomas Sattelberger, ex capo della Telekom in Germania.
Secondo lui rendere responsabili le donne del loro fallimento è un modo disonesto di capovolgere i fatti reali. Non sono le donne ad essere responsabili del loro fallimento , ma gli uomini che vogliono tenere il potere per sè. Le donne dal canto loro devono imparare a stare in cordata . Quando si scala una montagna si è legati e ci si assicura uno con l’altro per evitare di cadere. Attraverso la competenza e il sapere, stando uniti, si riesce ad arrivare in vetta. Le donne ai vertici sono spesso guerriere solitarie, lottano preferibilmente da sole. Una donna che arriva al potere e rimane un caso isolato non cambierà nulla: bisogna raggiungere la massa critica del 30% e stare in cordata con le altre donne.
Anch’io sono d’accordo con il signor Sattelberger. Perciò oggi penso che una vera rivoluzione non sarà avere una donna come capo di Stato, rivoluzionario sarà il fatto di considerarlo un fatto normale. E questo forse avverrà dopo che avremo raggiunto la massa critica del 30% di donne ai vertici d’azienda.

Nessun commento: