Caro
Cardinal Bagnasco le chiedo scusa se la importuno con questa mia
lettera. Mi rendo conto che il suo è tempo preziosissimo, fatto di
preghiera e notevoli impegni istituzionali. Le chiedo scusa, ma mi
consolo pensando che io non esisto e che, in quanto tale, le dovrei
arrecare un disturbo impercettibile. Non ci sono in quanto lesbica. E
a questa conclusione arrivo interpretando la sue ultime
dichiarazioni.
In
più, in quanto compagna di un’altra lesbica, può essere che
nemmeno lei esista; e sempre stando alla sua santissima prospettiva,
Cardinale, la stessa sorte potrebbe riguardare nostra figlia, avuta
con la procreazione medicalmente assistita e per l’altra ragazza
che vive con noi, avuta dalla mia compagna in un precedente rapporto
eterosessuale, nemmeno santificato dal matrimonio.
Che
loro non esistano, eccellenza, la ritengo una sua verità ed una
considerazione che mi allontana dall’istituto che rappresenta,
ovvero quella Conferenza episcopale italiana che da sempre osteggia
il progetto “Educare alla diversità a scuola”, un piano da tempo
proposto dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ma mai
decollato.
Ora
il suo di ostracismo è espresso chiaramente in un video che circola
in rete, in cui lei esordisce domandandosi se effettivamente i libri
riguardanti questo progetto, che lei identifica considerandolo
ispirato “alla teoria del gender”, siano scomparsi dalle scuole
italiane. Non dovesse essere così, sventola il pericolo di
“instillare preconcetti contro la famiglia e la fede religiosa”,
o di “colonizzare le menti dei bambini e dei ragazzi con una
visione antropologica distorta”.
Questa
antropologia sbagliata sarebbe la mia? Allora faccio bene a
considerare le sue affermazioni negazioniste sull’esistere stesso
della sottoscritta. Voi però, Eccellenza, esistete. Esistono certi
convegni che organizzate e che portano in cattedra “illustri”
esponenti della ricerca clinico-universitaria, che mettono
addirittura in dubbio la veridicità di categorie quali quella
dell’omosessualità. Perché oltre ai sessi maschili e femminili –
al di là della biologia – ritenete che non esista altro, e parole
che sostanzino terze vie siano inutili, vuote, arrivando al paradosso
che vuoto vi risulti pure il termine “eterosessualità”.
Caro
Cardinale, convegni che mettono sul piatto simili fandonie hanno
ragion d’essere? Ed hanno ragione di parteciparvi, tra gli altri,
personaggi accusati di molestie su minori e che avrebbero avuto
l’obbligo di vita solitaria e lontana da eventi pubblici?
Evidentemente sì, perché tutto si è svolto sotto il plauso di
centinaia di astanti ed altrettante urla, quando un giovane cattolico
e gay ha provato ha sollevare qualche dubbio sul tema.
Vede
Cardinal Bagnasco, nei piani di educazione alla diversità c’era
semplicemente il proposito di spiegare agli insegnanti delle nostre
scuole, affinché con coscienza di causa ne possano parlare ai propri
alunni, che non sono vere le conclusioni di quel convegno; che non è
vero che la sottoscritta è solo il frutto della “teoria dei
gender” e che la mia famiglia è il semplice surrogato di quella
chiamata “naturale”.
Cardinal
Bagnasco, “spiegare” a scuola chi io sia, per me è molto
importante. Prima di tutto è uno scatto di conoscenza verso il quale
non capisco perché abbiate tutta questa diffidenza. In fondo mica
siamo la negazione di Dio. E allora evitiamo di lasciare i nostri
giovani nell’ignoranza; chiariamogli al meglio ciò di cui è fatta
la natura – sia materiale, ma anche spirituale e morale. Diciamogli
tutto.
Lo
facciamo per loro, ma anche per noi, caro Monsignore. Perché non
“spiegarci”, significa non riconoscerci; e chiunque faccia
questo, consapevolmente, commento un peccato mortale. Non “spiegarci”
rischia appunto di non “farci esistere”: sconosciuti al prossimo,
significa essere sconosciuti alla società e finire in un’oscurità
senza diritti, fatta di discriminazioni, di violenza e di razzismo.
Questo
non può e non deve essere pacifico, perché per troppo tempo ci
siamo nascosti e ora è il momento di venire fuori! So che lei,
Cardinal Bagnasco, si augura il contrario, ma io spero davvero che i
libri dell’istituto Beck, che avrebbero dovuto educare alla
diversità, in un modo o nell’altro siano comunque finiti nelle
mani dei nostri maestri e professori e che vengano utilizzarli.
Ma
lei, caro Cardinale, non si dolga. In fondo, ai suoi occhi, questo è
un incubo che non esiste.
Nessun commento:
Posta un commento