La 17enne Malala
Yousafzay, oltre ad essere uno dei simboli dei diritti dei minori, è
stata premiata anche perché ha vissuto sulla propria pelle la
violenza dello sfruttamento e della violazione dei diritti dei
bambini:
”Nonostante la sua giovane età – osserva il Comitato
del Nobel – Malala Yousafzay già da anni combatte per i diritti
delle bambine all’educazione e ha dimostrato con l’esempio che i
giovani possono anche loro contribuire a migliorare la situazione. E
lo ha fatto nelle circostanze più pericolose: attraverso la sua
battaglia eroica, è diventata una voce guida per i diritti dei
bambini all’educazione”.
Malala diventa così la più giovane
persona ad aver ricevuto il premio Nobel. Malala è diventata famosa
per la sua decisione di donare, a soli 11 anni, il suo diario scritto
in urdu alla Bbc, dove raccontava la vita di una bambina sotto il
regime talebano nella Valle di Swat. Per questo suo impegno nella
lotta per i diritti delle bambine in Pakistan, subì un attacco da
parte di guerriglieri taliban: il 9 ottobre 2012, mentre tornava da
scuola in bus, un miliziano salì sul mezzo e sparò due colpi che la
colpirono alla testa e al collo “non perché lottava i favore
dell’istruzione femminile – dichiareranno i Taliban pakistani
successivamente – ma perchè faceva propaganda contro di noi e
contro la Sharia”. L’allora 15enne venne trasportata d’urgenza
all’ospedale di Peshawar e poi trasferita in condizioni critiche a
Birmingham, dove venne operata e salvata. Da quel momento in poi, il
suo attivismo subì un’accelerata: storico il suo discorso alle
Nazioni Unite del 12 luglio 2013. Per il suo impegno, la giovanissima
pakistana ha ricevuto, l’anno scorso, il Premio Sakharov per la
libertà di pensiero.
Questa edizione del
Nobel per la Pace vuole trasmettere anche un altro messaggio di
distenzione tra due paesi ormai in guerra dal 1947: l’India e il
Pakistan.
I due premiati sono un’hindu (Satyarthi) e una musulmana
(Malala), l’uno accanto all’altra, a simboleggiare la possibilità
di dialogo tra due paesi che per anni hanno combattuto per la nascita
di un paese di indiani musulmani e, ancora oggi, per il controllo
della regione di confine del Kashmir.
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