mercoledì 1 ottobre 2014

Violenza sulle donne: uno stupro non può mai avere attenuanti di Pia Locatelli

Ho voluto attendere qualche giorno prima di intervenire sulla sentenza della Cassazione che non esclude la possibilità di applicare l’attenuante di minore gravità ad un marito che ha più volte stuprato la consorte. Ho cercato di far passare la rabbia del momento e di ragionare a freddo prima di commentare una notizia che arriva a pochi giorni dall’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica e che va in senso diametralmente opposto a quanto questa stabilisce.

La rabbia non è passata. Anzi è cresciuta pensando ad altre sentenze che ci sono state in passato quando le vittime dello stupro erano considerate sempre un po’ colpevoli, quando si diceva che in fondo se l’erano cercata, quando molte, moltissime donne venivano violentate e umiliate una seconda volta nel dover affrontare il processo contro il loro aguzzino.

E mi è ritornata in mente la sentenza molto più recente della corte d’Appello di Catanzaro che nel dicembre scorso ha annullato il processo contro un uomo di 60 anni trovato a letto con una bambina di 11 anni che gli era stata assegnata in tutela dai servizi sociali, perché non è stata esaminata l’ipotesi dell’attenuante dell’accondiscendenza della vittima, in “relazione d’amore”, con l’imputato.

Attenuanti perché l’uomo era innamorato della bambina. Attenuanti perché il marito era ubriaco. Attenuanti perché la donna fino a un attimo prima aveva lasciato intendere che ci stava. Attenuanti perché la vittima non si è difesa abbastanza.

Basta. Bisogna dire, urlare, affermare una volta per tutte che uno stupro non può avere attenuanti. MAI.

Nella legge contro il femminicidio, approvata lo scorso ottobre, si parla di un piano anti violenza basato sulla prevenzione che prevede formazione nelle scuole, tra le forze dell’ordine, nell’apparato sanitario. Il piano lo stiamo ancora aspettando e la mancanza di una ministra con le deleghe alle Pari opportunità, più volte richiesta al presidente Renzi, di certo non aiuta.


E’ certo però che nella formazione andrebbero inclusi anche certi giudici le cui sentenze sono a dir poco vergognose.  

Nessun commento: