venerdì 17 ottobre 2014

Si è spenta un'intelligenza luminosa di Lidia Ravera

Riderebbe di questa frase, Mariella. Abbiamo vissuto abbastanza tutte e due per trovare inadeguato, retorico, superfluo ogni commento alla morte. L'unico opportuno essendo, infatti, il silenzio. Ma non un silenzio qualunque. Il silenzio che ti cade addosso quando sparisce il tuo interlocutore, la persona con cui amavi parlare.
È un silenzio cupo impotente definitivo. Non una punteggiatura, non un'interruzione, non una pausa. Un silenzio pesante e atroce e illimitato. Per questo abbiamo bisogno tutti di parlare quando muore una persona che abbiamo amato, che vorremmo continuare ad amare, e non sappiamo come. Come si continua ad amare quando tu ci sei ancora e l'altra non c'è più? Con il pensiero? Con il ricordo? Consolando i suoi figli? È per questo che ci si mette a parlare, superando il senso di superfluo e inadeguato.
Ci si riunisce e si parla.
Perché non si ha il coraggio di restare in silenzio.
Si loda la protagonista di una assenza, si evocano quadri recenti o antichi di vita vissuta insieme.
Proprio nel momento in cui si dovrebbe tacere si prova un'impellenza di parlare. Un'urgenza mai provata prima. Io non faccio eccezione.
Dopo aver pianto, dopo averla guardata, dopo aver abbracciato sua figlia, sento il bisogno di parlare di Mariella. Oggi si è spenta una persona luminosa.
E ho bisogno di dirlo e di ripeterlo.
Una persona luminosa. E generosa. Sì, generosa, perché Mariella prestava attenzione e intelligenza a tutti. Non c'era chiacchiera "femminile" che non contenesse un paio di pepite d'oro. Quel regalo immenso che è l'intelligenza degli altri.
Quel regalo che si trova, già freddo, nei libri, più caldo, più mobile, più raro, nelle conversazioni con le persone luminose.
Bene, Mariella la versava a piene mani la sua intelligenza, senza distinzioni di casta o appartenenza. Senza cascami ideologici, preconcetti, esclusioni.
Abbiamo parlato tanto da quando, nel lontano 1975, Giaime Pintor (morto anche lui, tanti anni fa, ancora giovane) ci presentò l'una all'altra.
Parlare ci metteva di buon umore. Qualunque cosa dicessimo, anche la più pessimista.
Parlava bene, Mariella, con quella voce ondeggiante e morbida.
Parlava con una precisione chirurgica e ti accorgevi che aveva capito quasi sempre qualcosa in più degli altri. E da subito, fin da quando era una bella ventenne vestita con allegra disattenzione e innamorata della politica.
Sì, innamorata della politica e capace di vederne le potenzialità nobili sempre, anche nei tempi più oscuri, senza mai allinearsi alle schiere dei denigratori, senza mai accettare alcuna forma di connivenza con i denigrati.
Per anni ha governato la città, Mariella, e io, di recente, ancora e fino all'ultimo, le ho chiesto aiuto, avendo accettato un incarico politico, dopo una vita da romanziera, le ho chiesto se aveva senso, se si poteva , se non era ormai tutto perduto... Mi ha risposto che sì, che qualche piccola buona cosa si può sempre fare, qualche piccola cosa concreta per migliorare anche di poco la qualità della vita dei cittadini.
Non si nascondeva mai dietro il pathos, Mariella, non recitava, non si metteva in scena, rifuggiva da ogni tentazione lirico estremista.
La ascoltavo con ammirazione.
Il coraggio della lucidità, quando non diventa distruttivo, è merce rara.
Abbiamo parlato di tutto, nel corso degli anni, io e Mariella.
E alla fine abbiamo parlato molto anche della morte.
Alla fine? No, non soltanto in prossimità della fine. Anche prima, perché la morte ha tallonato Mariella senza un momento di tregua per molto tempo.
Malattie, ancora malattie, operazioni.
E lei opponeva ad ogni nuovo insulto del destino una fermezza epica, una razionalità commovente.
Un realismo mai autoindulgente.
Guardava in faccia uno per uno tutti i suoi mostri.
I nostri mostri, perché, più vicini o più lontani, i mostri sono gli stessi per tutti. La vecchiaia, la malattia, la morte. La tua, quella della persona che ami.
Li guardava in faccia e provava ad addomesticarli con le parole, a cauterizzare le molte ferite della sua anima e del suo corpo con il ragionamento.
Pacata, anche quando era disperata.
Mai scomposta, mai arresa.
Mi mancherai terribilmente, Mariella.

Perciò sarò costretta a continuare a parlare di te.

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