Riderebbe di questa
frase, Mariella. Abbiamo vissuto abbastanza tutte e due per trovare
inadeguato, retorico, superfluo ogni commento alla morte. L'unico
opportuno essendo, infatti, il silenzio. Ma non un silenzio
qualunque. Il silenzio che ti cade addosso quando sparisce il tuo
interlocutore, la persona con cui amavi parlare.
È
un silenzio cupo impotente definitivo. Non una punteggiatura, non
un'interruzione, non una pausa. Un silenzio pesante e atroce e
illimitato. Per questo abbiamo bisogno tutti di parlare quando muore
una persona che abbiamo amato, che vorremmo continuare ad amare, e
non sappiamo come. Come si continua ad amare quando tu ci sei ancora
e l'altra non c'è più? Con il pensiero? Con il ricordo? Consolando
i suoi figli? È per questo che ci si mette a parlare, superando il
senso di superfluo e inadeguato.
Ci
si riunisce e si parla.
Perché
non si ha il coraggio di restare in silenzio.
Si
loda la protagonista di una assenza, si evocano quadri recenti o
antichi di vita vissuta insieme.
Proprio
nel momento in cui si dovrebbe tacere si prova un'impellenza di
parlare. Un'urgenza mai provata prima. Io non faccio eccezione.
Dopo
aver pianto, dopo averla guardata, dopo aver abbracciato sua figlia,
sento il bisogno di parlare di Mariella. Oggi si è spenta una
persona luminosa.
E ho
bisogno di dirlo e di ripeterlo.
Una
persona luminosa. E generosa. Sì, generosa, perché Mariella
prestava attenzione e intelligenza a tutti. Non c'era chiacchiera
"femminile" che non contenesse un paio di pepite d'oro.
Quel regalo immenso che è l'intelligenza degli altri.
Quel
regalo che si trova, già freddo, nei libri, più caldo, più mobile,
più raro, nelle conversazioni con le persone luminose.
Bene,
Mariella la versava a piene mani la sua intelligenza, senza
distinzioni di casta o appartenenza. Senza cascami ideologici,
preconcetti, esclusioni.
Abbiamo
parlato tanto da quando, nel lontano 1975, Giaime Pintor (morto anche
lui, tanti anni fa, ancora giovane) ci presentò l'una all'altra.
Parlare
ci metteva di buon umore. Qualunque cosa dicessimo, anche la più
pessimista.
Parlava
bene, Mariella, con quella voce ondeggiante e morbida.
Parlava
con una precisione chirurgica e ti accorgevi che aveva capito quasi
sempre qualcosa in più degli altri. E da subito, fin da quando era
una bella ventenne vestita con allegra disattenzione e innamorata
della politica.
Sì,
innamorata della politica e capace di vederne le potenzialità nobili
sempre, anche nei tempi più oscuri, senza mai allinearsi alle
schiere dei denigratori, senza mai accettare alcuna forma di
connivenza con i denigrati.
Per
anni ha governato la città, Mariella, e io, di recente, ancora e
fino all'ultimo, le ho chiesto aiuto, avendo accettato un incarico
politico, dopo una vita da romanziera, le ho chiesto se aveva senso,
se si poteva , se non era ormai tutto perduto... Mi ha risposto che
sì, che qualche piccola buona cosa si può sempre fare, qualche
piccola cosa concreta per migliorare anche di poco la qualità della
vita dei cittadini.
Non
si nascondeva mai dietro il pathos, Mariella, non recitava, non si
metteva in scena, rifuggiva da ogni tentazione lirico estremista.
La
ascoltavo con ammirazione.
Il
coraggio della lucidità, quando non diventa distruttivo, è merce
rara.
Abbiamo
parlato di tutto, nel corso degli anni, io e Mariella.
E
alla fine abbiamo parlato molto anche della morte.
Alla
fine? No, non soltanto in prossimità della fine. Anche prima, perché
la morte ha tallonato Mariella senza un momento di tregua per molto
tempo.
Malattie,
ancora malattie, operazioni.
E
lei opponeva ad ogni nuovo insulto del destino una fermezza epica,
una razionalità commovente.
Un
realismo mai autoindulgente.
Guardava
in faccia uno per uno tutti i suoi mostri.
I
nostri mostri, perché, più vicini o più lontani, i mostri sono gli
stessi per tutti. La vecchiaia, la malattia, la morte. La tua, quella
della persona che ami.
Li
guardava in faccia e provava ad addomesticarli con le parole, a
cauterizzare le molte ferite della sua anima e del suo corpo con il
ragionamento.
Pacata,
anche quando era disperata.
Mai
scomposta, mai arresa.
Mi
mancherai terribilmente, Mariella.
Perciò
sarò costretta a continuare a parlare di te.
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